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Ricorso inammissibile: no a nuova valutazione dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per esercizio abusivo della professione (art. 348 c.p.). La Corte ha stabilito che i motivi di ricorso non possono limitarsi a proporre una diversa ricostruzione dei fatti già valutati dalla Corte d’Appello, confermando che il suo ruolo è un controllo di legittimità e non un terzo grado di giudizio. Inammissibile anche la doglianza su pene alternative mai richieste prima.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Quando un ricorso si limita a proporre una rilettura delle prove già ampiamente vagliate, il suo esito è segnato: si tratta di un ricorso inammissibile. Questo caso offre uno spunto chiaro per comprendere i confini invalicabili tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

I Fatti del Caso: Una Condanna per Esercizio Abusivo della Professione

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello per il reato di esercizio abusivo di una professione, previsto dall’articolo 348 del codice penale. L’imputata, ritenendo ingiusta la decisione, ha presentato ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi di doglianza.

I primi tre motivi miravano, nella sostanza, a contestare la ricostruzione della vicenda operata dai giudici di merito. La ricorrente proponeva una lettura alternativa e diversa degli elementi probatori acquisiti durante il processo, cercando di convincere la Suprema Corte della propria versione dei fatti. Un quarto motivo, invece, contestava la mancata sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria o con il lavoro di pubblica utilità.

La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, compresa una memoria integrativa depositata a ridosso dell’udienza, e ha concluso per una declaratoria di inammissibilità. Secondo gli Ermellini, il ricorso non superava il vaglio preliminare necessario per essere discusso nel merito.

La decisione si fonda su una netta distinzione tra le questioni di fatto e le questioni di diritto. La ricorrente, infatti, non lamentava una violazione di legge o un vizio logico della motivazione, ma chiedeva ai giudici di legittimità di fare ciò che per legge non possono: sostituirsi ai giudici di merito nella valutazione delle prove.

Le Motivazioni: I Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte ha spiegato in modo puntuale le ragioni della sua decisione. I primi tre motivi di ricorso sono stati giudicati come un tentativo di ottenere una “non consentita rilettura degli elementi probatori”. La Corte d’Appello aveva già esaminato ampiamente tutte le prove, giungendo a una ricostruzione dei fatti basata su un apparato argomentativo logico e puntuale. Tale valutazione, in assenza di vizi di legittimità, non è sindacabile in Cassazione.

Anche il quarto motivo è stato ritenuto palesemente privo di fondamento (“manifestamente infondate”). La Corte ha osservato che la ricorrente non aveva mai avanzato, nei precedenti gradi di giudizio, alcuna richiesta di sostituzione della pena. È un principio consolidato che non si possano introdurre per la prima volta in sede di legittimità richieste che dovevano essere formulate dinanzi al giudice di merito.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Decisione

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia riafferma con forza che la Corte di Cassazione non è un “terzo giudice” del fatto. Il suo ruolo è quello di custode della corretta applicazione della legge (ius constitutionis) e dell’uniforme interpretazione della stessa (ius nomophylachiae), non di rivalutare nel merito le vicende processuali. Per gli avvocati e le parti, ciò significa che i motivi di ricorso devono essere attentamente calibrati per denunciare reali vizi di legittimità, evitando di trasformare l’impugnazione in un improprio appello mascherato.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità, non di merito. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o proporre una ricostruzione dei fatti alternativa a quella stabilita nella sentenza impugnata, ma si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, il cui importo è stabilito dal giudice.

Perché la richiesta di sostituzione della pena detentiva è stata respinta?
La richiesta è stata ritenuta manifestamente infondata e quindi inammissibile perché, come rilevato dalla Corte, non era mai stata avanzata nelle fasi precedenti del giudizio di merito. Non è possibile presentare per la prima volta in sede di legittimità istanze che dovevano essere sottoposte al giudice di primo o secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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