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Ricorso inammissibile: no a nuova valutazione dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per truffa, ribadendo un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non consente un riesame dei fatti o una nuova valutazione delle prove. L’impugnazione è stata respinta perché i motivi presentati miravano a una diversa ricostruzione della vicenda, attività preclusa alla Suprema Corte, confermando la condanna e le sanzioni pecuniarie per il ricorrente.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità, confermando che un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando si tenta di trasformare la Corte di Cassazione in un terzo grado di merito. Il caso riguarda un’impugnazione contro una condanna per il reato di truffa, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e fondamentale per comprendere il nostro sistema processuale.

I Fatti alla Base del Processo

Un soggetto, condannato in primo grado e in appello per il reato di truffa ai sensi dell’art. 640 del codice penale, ha presentato ricorso per cassazione. L’imputato contestava l’affermazione della sua responsabilità penale, proponendo una lettura alternativa degli elementi processuali e una diversa ricostruzione storica dei fatti che avevano portato alla condanna. In sostanza, il ricorrente non contestava un errore di diritto, ma la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito.

Analisi della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i tre motivi di ricorso presentati, dichiarandoli tutti inammissibili per ragioni procedurali che toccano il cuore della funzione della Cassazione.

Primo Motivo: la Proposta di una Diversa Lettura dei Fatti

Il ricorrente ha dedotto una violazione di legge, ma in realtà ha articolato la sua difesa su una differente interpretazione delle prove raccolte (dichiarazioni della persona offesa e documenti). La Corte ha ribadito che il suo potere non include una rilettura degli elementi probatori né l’adozione di nuovi parametri di valutazione. Il giudizio di legittimità si limita a verificare se la motivazione della corte d’appello sia logica, completa e non contraddittoria, cosa che nel caso di specie è stata confermata.

Secondo Motivo: l’Errata Deduzione del Travisamento della Prova

Il secondo motivo lamentava un presunto travisamento della prova. Tuttavia, la Corte ha chiarito la distinzione fondamentale: non c’è travisamento quando si critica l’interpretazione di una prova effettivamente esistente, a meno che tale interpretazione non sia manifestamente illogica. Il travisamento si configura solo quando un giudice basa la sua decisione su una prova inesistente o ne stravolge completamente il contenuto. Nel caso in esame, il ricorrente criticava semplicemente il significato che i giudici di merito avevano attribuito a un documento, attività che rientra pienamente nella loro discrezionalità valutativa.

Terzo Motivo: Ancora un Tentativo di Riesame nel Merito

Anche il terzo motivo è stato giudicato inammissibile poiché, analogamente al primo, proponeva una diversa lettura delle emergenze processuali, esulando così dal sindacato di legittimità demandato alla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che i giudici di appello avevano fornito una giustificazione esaustiva e coerente della responsabilità penale del ricorrente. La loro ricostruzione dei fatti si basava su una pluralità di elementi probatori, valutati in modo razionale e completo. Le censure mosse dal ricorrente, al contrario, non evidenziavano vizi di legittimità (come la manifesta illogicità o la contraddittorietà della motivazione), ma si risolvevano in un tentativo di ottenere un nuovo giudizio sui fatti. Questo tentativo si scontra con la natura stessa del giudizio di Cassazione, che è un giudizio sulla corretta applicazione della legge e non una terza istanza di merito.

Conclusioni: I Limiti del Giudizio di Cassazione

L’ordinanza riafferma con forza un principio cardine del sistema processuale penale: la Corte di Cassazione è giudice della legge, non del fatto. Un ricorso, per essere ammissibile, deve denunciare specifici errori di diritto o vizi logici della motivazione, non può limitarsi a proporre una ricostruzione dei fatti più favorevole all’imputato. La conseguenza pratica di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non denunciavano vizi di legittimità (errori di diritto o illogicità della motivazione), ma miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività che esula dai poteri della Corte di Cassazione.

Qual è la differenza tra criticare l’interpretazione di una prova e denunciare un ‘travisamento della prova’?
Secondo la Corte, criticare l’interpretazione di una prova significa contestare il significato che il giudice le ha attribuito, il che è consentito solo se l’interpretazione è manifestamente illogica. Il ‘travisamento della prova’, invece, è un vizio più grave e specifico che si verifica quando il giudice fonda la sua decisione su una prova inesistente o ne altera radicalmente il contenuto oggettivo.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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