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Ricorso inammissibile: no a fatti alternativi in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile in un caso di detenzione di cocaina in concorso. L’imputato sosteneva di essere all’oscuro della droga posseduta dal coimputato. La Corte ha stabilito che l’appello mirava a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, confermando la logicità della decisione dei giudici di merito che avevano ritenuto inverosimile la sua versione.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione e la Valutazione dei Fatti

Con l’ordinanza n. 18728/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per detenzione di cocaina in concorso, poiché le doglianze sollevate miravano a una riconsiderazione dei fatti già valutati dai giudici di primo e secondo grado. Questo caso offre uno spunto essenziale per comprendere i limiti del ricorso in Cassazione e l’importanza della logicità della motivazione nelle sentenze di merito.

I Fatti del Caso: Detenzione di Droga in Concorso

Il ricorrente era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Termini Imerese per illecita detenzione di cocaina in concorso con un altro soggetto. La condanna era stata parzialmente riformata dalla Corte d’Appello di Palermo, che aveva concesso la sospensione condizionale della pena, confermando però nel resto la sentenza di primo grado. L’episodio chiave riguardava il rinvenimento di sostanza stupefacente gettata via dal coimputato durante una perquisizione veicolare, oltre a un’analoga sostanza trovata nel cruscotto dell’auto.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello aveva confermato l’impianto accusatorio, ritenendo provata la responsabilità del ricorrente a titolo di concorso. La difesa dell’imputato si basava sulla presunta inconsapevolezza riguardo alla droga posseduta dal coimputato. Quest’ultimo aveva dichiarato di aver acquistato la sostanza all’insaputa del ricorrente, in un momento in cui si era temporaneamente allontanato da lui. I giudici di merito, tuttavia, hanno ritenuto tale versione dei fatti del tutto inverosimile.

Il Ricorso Inammissibile in Cassazione e le Sue Motivazioni

Il ricorrente ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Tuttavia, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile.

La Prospettazione di una Ricostruzione Alternativa

Il motivo principale dell’inammissibilità risiede nella natura stessa delle censure mosse. La difesa, infatti, non ha evidenziato una reale violazione di norme giuridiche o un’illogicità manifesta nella motivazione della Corte d’Appello. Al contrario, ha tentato di proporre una ricostruzione dei fatti diversa da quella, coerente e logica, adottata dai giudici di merito. Questo tipo di operazione è preclusa in sede di legittimità, il cui compito non è rivalutare le prove, ma verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza del percorso argomentativo seguito dal giudice di merito.

L’Inverosimiglianza della Versione Difensiva

I giudici di merito avevano già ampiamente smontato la tesi difensiva. In particolare, avevano dato peso alla testimonianza degli agenti operanti, i quali avevano affermato che i due imputati erano stati costantemente visti insieme. Inoltre, la Corte d’Appello aveva sottolineato l’intrinseca inverosimiglianza di una ricostruzione secondo cui il ricorrente fosse totalmente all’oscuro dell’acquisto di droga da parte del coimputato, specialmente considerando che lo stesso ricorrente deteneva una sostanza del tutto analoga nel cruscotto del veicolo.

le motivazioni
La Corte di Cassazione ha ritenuto che la doglianza del ricorrente fosse in realtà finalizzata a ottenere una nuova valutazione del materiale probatorio, un’attività che esula completamente dalle sue competenze. I giudici di merito avevano fornito una motivazione logica e coerente, basata su elementi concreti come le dichiarazioni degli agenti e l’analisi della plausibilità complessiva della vicenda. Hanno disatteso la versione del coimputato perché contrastante con le prove raccolte e intrinsecamente implausibile. Di fronte a una motivazione immune da vizi logici, la Suprema Corte non può che prenderne atto e dichiarare il ricorso inammissibile, in quanto non contesta la legittimità della decisione ma il suo merito.

le conclusioni
La decisione in esame conferma che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. L’inammissibilità scatta ogni volta che le censure, pur mascherate da vizi di legge o di motivazione, mirano in sostanza a una rilettura delle prove e a una ricostruzione alternativa della vicenda. Per l’imputato, la conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, come stabilito nel dispositivo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a prospettare una diversa ricostruzione dei fatti rispetto a quella accertata dai giudici di merito, un’attività che non è consentita nel giudizio di legittimità della Corte di Cassazione.

Quale era la tesi difensiva del ricorrente ritenuta inverosimile?
La tesi difensiva sosteneva che il ricorrente fosse totalmente all’oscuro del fatto che il coimputato avesse acquistato e detenesse della droga, affermando che l’acquisto sarebbe avvenuto mentre i due erano separati. Questa versione è stata giudicata inverosimile.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila Euro in favore della Cassa delle Ammende, oltre alla definitività della condanna stabilita dalla Corte d’Appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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