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Ricorso inammissibile: no a critiche sui fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati, condannati per bancarotta preferenziale. La Corte ha stabilito che il ricorso era un tentativo di riesaminare i fatti, compito esclusivo del giudice di merito, e non una contestazione sull’applicazione della legge. Di conseguenza, il ricorso inammissibile è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione non riesamina i fatti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La Suprema Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due imputati, chiarendo che non è possibile utilizzare questo strumento per ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati nei gradi precedenti. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere i limiti e la funzione del ricorso per cassazione.

I Fatti del Processo

Due soggetti erano stati condannati in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per reati fallimentari. In particolare, erano stati ritenuti responsabili di aver violato l’ordine di soddisfazione dei creditori, un comportamento sanzionato dalla legge fallimentare. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riducendo la pena a otto mesi di reclusione per ciascuno, confermando però l’impianto accusatorio.

Contro questa decisione, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando due motivi principali:
1. Una presunta violazione di legge riguardo all’elemento oggettivo del reato.
2. Una presunta violazione di legge riguardo all’elemento soggettivo, ovvero l’intenzionalità del comportamento.

La Decisione e il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo la Corte, i motivi presentati non erano vere e proprie censure sulla violazione della legge, ma piuttosto ‘mere doglianze in punto di fatto’. Gli imputati, in sostanza, non contestavano una errata applicazione delle norme, ma cercavano di ottenere una rilettura dei fatti e delle prove a loro favorevole, utilizzando criteri di valutazione diversi da quelli adottati dai giudici di merito.

La Corte ha sottolineato che i motivi del ricorso erano una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già presentati e puntualmente respinti dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, con una motivazione considerata logica e priva di vizi giuridici, aveva già spiegato perché l’alterazione dell’ordine dei creditori fosse stata una scelta ‘scientemente accettata e voluta’ dagli imputati.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine del processo penale: la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. I giudici di primo grado e d’appello hanno il compito di ricostruire i fatti attraverso le prove (‘giudizio di merito’). La Corte di Cassazione, invece, ha il compito di verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e seguito una procedura corretta (‘giudizio di legittimità’).

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva accertato che gli imputati erano pienamente consapevoli dello stato di decozione della società e dell’esistenza di altri creditori di pari grado. Nonostante ciò, avevano proceduto a riscuotere dei compensi, alterando l’ordine di soddisfazione previsto dalla legge. Questa ricostruzione fattuale, supportata da una motivazione congrua, non può essere messa in discussione davanti alla Cassazione. La Suprema Corte ha citato un suo precedente a Sezioni Unite (sentenza n. 6402/1997) per ribadire che ‘esula dai poteri della Corte di cassazione quello di una rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione’.

Le Conclusioni

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi. Come conseguenza, gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza rappresenta un monito importante: il ricorso per cassazione non è uno strumento per tentare una terza volta di vincere sul piano dei fatti, ma un rimedio straordinario per correggere errori di diritto. Chi intende percorrere questa strada deve formulare censure precise sulla violazione o errata applicazione delle norme, senza pretendere che la Suprema Corte si trasformi in un giudice di merito.

Perché il ricorso degli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare errori nell’applicazione della legge (violazioni di legittimità), si limitava a criticare la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di primo e secondo grado, proponendo una ricostruzione alternativa. Questo tipo di critica, definita ‘doglianza in punto di fatto’, non è permessa in sede di Cassazione.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione secondo questa ordinanza?
La Corte di Cassazione ha il compito di verificare la corretta applicazione delle norme di legge e la logicità della motivazione delle sentenze impugnate. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o una ‘rilettura’ dei fatti del caso, poiché questo compito spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Di quale reato erano accusati gli imputati?
Gli imputati erano stati condannati per reati fallimentari, in particolare per aver violato, in concorso tra loro, gli articoli 216 e 223 della legge fallimentare. L’accusa specifica era quella di aver alterato l’ordine di soddisfazione dei creditori, favorendo se stessi a scapito di altri creditori di pari grado, pur essendo consapevoli dello stato di insolvenza della società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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