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Ricorso inammissibile: no a critiche generiche

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per commercio di prodotti contraffatti (art. 474 c.p.). Il motivo è che l’imputato ha riproposto le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza muovere una critica specifica alla sentenza impugnata, tentando una inammissibile rivalutazione dei fatti.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

Con l’ordinanza n. 7797 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. L’analisi del provvedimento ci offre uno spunto prezioso per comprendere quando un ricorso inammissibile viene dichiarato tale, specialmente se si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello. Questo caso, relativo a una condanna per il reato di commercio di prodotti contraffatti, è emblematico.

I Fatti del Processo

Il percorso giudiziario inizia con una condanna in primo grado per il reato previsto dall’articolo 474 del codice penale, ovvero l’introduzione e il commercio di prodotti con segni falsi. La sentenza viene confermata dalla Corte d’Appello di Roma. Non pago della decisione, l’imputato decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale e contestando la motivazione della sentenza di secondo grado.

I Limiti del Ricorso in Cassazione

Il cuore della questione non risiede tanto nel merito della contraffazione, quanto nei requisiti di ammissibilità del ricorso presentato. La Suprema Corte osserva che i motivi addotti dall’imputato non sono altro che una “pedissequa reiterazione” di quelli già esaminati e respinti puntualmente dalla Corte d’Appello. In altre parole, l’imputato non ha formulato una critica argomentata e specifica contro la sentenza di secondo grado, ma si è limitato a ripetere le proprie difese.

Questo comportamento processuale si scontra con la funzione stessa della Corte di Cassazione. Il suo compito, infatti, è un “sindacato di legittimità”, volto a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione, non a effettuare una nuova e diversa valutazione delle prove e dei fatti. Tentare di ottenere una “rilettura” delle fonti probatorie è un’attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte dichiara il ricorso inammissibile per diverse ragioni convergenti. In primo luogo, i motivi sono stati giudicati non specifici e soltanto apparenti. Essi non assolvevano alla funzione tipica di una critica argomentata contro la decisione impugnata. Ad esempio, la Corte d’Appello aveva già motivato sulla concreta attitudine ingannatoria della merce contraffatta e sulla consapevolezza dell’imputato, desunta dalla scarsa qualità dei prodotti, che indicava la sua intenzione di importare e vendere oggetti non originali.

In secondo luogo, i motivi del ricorso sono stati definiti “perplessi e complessivamente esplorativi”, poiché miravano a sollecitare una rivalutazione delle prove senza individuare specifici travisamenti dei fatti processuali. La Cassazione, citando una storica sentenza delle Sezioni Unite (n. 6402/1997), ricorda che esula dai suoi poteri la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione di merito, la cui valutazione è riservata in via esclusiva al giudice di merito.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza di condanna diventa così definitiva.

Questa ordinanza è un monito importante: per accedere al giudizio di Cassazione non è sufficiente essere in disaccordo con le decisioni dei giudici di merito. È necessario formulare motivi di ricorso che attacchino specificamente i vizi di legittimità della sentenza impugnata, dimostrando dove e come il giudice d’appello abbia errato nell’applicare la legge o abbia costruito una motivazione illogica o contraddittoria. Ripetere le stesse difese senza un’analisi critica della decisione contestata porta inevitabilmente a un esito di inammissibilità.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, risultando quindi un motivo non specifico e solo apparente, che non muoveva una critica argomentata alla sentenza impugnata.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un caso?
No, l’ordinanza chiarisce che la Corte di Cassazione svolge un sindacato di legittimità, ovvero controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, ma non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove, attività riservata esclusivamente ai giudici di merito.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La persona che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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