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Ricorso inammissibile: motivi tardivi e di merito

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per spaccio di stupefacenti. La decisione si fonda sulla natura ripetitiva e fattuale dei motivi, che miravano a una rivalutazione delle prove non consentita in sede di legittimità, e sulla tardività di alcune censure procedurali. La Corte conferma che la pluralità di droghe e le modalità organizzate dello spaccio escludono l’ipotesi del fatto di lieve entità.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: motivi tardivi e di merito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la condanna per spaccio di sostanze stupefacenti. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione, sulla distinzione tra questioni di diritto e di merito, e sulle conseguenze della tardiva contestazione dei vizi procedurali. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: La Condanna per Spaccio

L’imputato era stato condannato in primo grado dal GIP del Tribunale e, successivamente, dalla Corte d’Appello, alla pena di 4 anni di reclusione e 20.000 euro di multa per il reato di spaccio di stupefacenti. La condanna si basava sul possesso di diverse tipologie di droga (eroina e cocaina), confezionate in dosi singole pronte per la vendita, e di una cospicua somma di denaro. L’arresto era avvenuto in una nota piazza di spaccio, elemento che, secondo i giudici di merito, dimostrava l’inserimento dell’imputato in un circuito criminale consolidato. Contro la sentenza d’appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la loro Valutazione

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due principali motivi:
1. La richiesta di qualificare il fatto come di lieve entità, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990.
2. La contestazione sulla dosimetria della pena e un vizio procedurale relativo alla notificazione della citazione in appello.

La Corte di Cassazione ha ritenuto entrambi i motivi manifestamente infondati, portando a una declaratoria di ricorso inammissibile.

La Ripetitività e la Natura Fattuale dei Motivi

La Corte ha innanzitutto sottolineato come i motivi del ricorso fossero una mera riproposizione delle argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte illogicità o violazioni di legge, e non limitarsi a ripetere le stesse doglianze. Inoltre, le censure proposte miravano a una rilettura del materiale probatorio, un’attività preclusa al giudice di legittimità, specialmente in presenza di una “doppia conforme”, ovvero due sentenze di merito che giungono alla stessa conclusione.

La corretta esclusione del fatto di lieve entità

I giudici hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello di escludere l’ipotesi dello spaccio di lieve entità. Tale esclusione è stata motivata in modo logico e coerente sulla base di elementi oggettivi quali:
* La pluralità di sostanze stupefacenti detenute (eroina e cocaina).
* L’ingente numero di dosi (14,2 grammi di cocaina e 146 dosi di eroina).
* Le modalità di confezionamento, indicative di un’attività organizzata per la vendita.
* Il possesso di una notevole somma di denaro.
* L’operatività in una rinomata “piazza di spaccio”.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni convergenti. In primo luogo, i motivi di ricorso sono stati giudicati aspecifici e ripetitivi, mancando di un reale confronto critico con la sentenza d’appello. In secondo luogo, le censure tendevano a una rivalutazione dei fatti, compito che esula dalle competenze della Cassazione. La Corte ha inoltre evidenziato la tardività delle eccezioni procedurali: la questione relativa al reato continuato non era stata sollevata in appello, limitando così il devolutum a quel grado di giudizio, mentre la presunta irregolarità nella notifica al difensore, costituendo una nullità a regime intermedio, avrebbe dovuto essere eccepita prima della deliberazione della sentenza d’appello, cosa che non è avvenuta nonostante la presenza del difensore in udienza.

Le Conclusioni

La decisione riafferma principi consolidati in materia di ammissibilità del ricorso per cassazione. Un’impugnazione non può essere un pretesto per ottenere un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma deve concentrarsi su precise violazioni di legge o vizi logici della motivazione. La tardività nel sollevare eccezioni procedurali comporta la perdita del diritto di farle valere. Infine, la qualificazione di un fatto di spaccio come di lieve entità richiede una valutazione complessiva che tenga conto di tutti gli indici quantitativi e qualitativi, e non può essere concessa in presenza di elementi che indicano un’attività criminale strutturata e non occasionale.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi sono generici, ripetitivi di argomenti già respinti nei gradi precedenti, non si confrontano specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, oppure quando cercano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, che è preclusa al giudice di legittimità.

Perché non è stata riconosciuta l’ipotesi di spaccio di lieve entità?
L’ipotesi di lieve entità è stata esclusa a causa di una serie di elementi oggettivi: la detenzione di due diversi tipi di droga (eroina e cocaina), il notevole numero di dosi pronte per la vendita, il possesso di una cospicua somma di denaro e il fatto che l’arresto sia avvenuto in una nota piazza di spaccio, indicando un’attività non occasionale ma inserita in un circuito criminale.

Cosa succede se un’irregolarità procedurale, come una notifica tardiva, non viene eccepita tempestivamente in appello?
Se un’irregolarità procedurale, qualificabile come nullità a regime intermedio, non viene eccepita entro i termini previsti dalla legge (in questo caso, prima della deliberazione della sentenza d’appello), il diritto di farla valere si considera decaduto. L’eccezione, pertanto, non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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