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Ricorso inammissibile: motivi ripetitivi in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi proposti dall’imputato erano una mera riproduzione di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La decisione sottolinea che il ricorso per legittimità non può essere una semplice riproposizione di argomenti di merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce i limiti dell’appello

Quando si presenta un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere la natura e i limiti di questo giudizio. Un’ordinanza recente chiarisce un punto cruciale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della mera riproposizione di argomenti già vagliati nei gradi di merito. Questo articolo analizza la decisione, spiegando perché non è possibile trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di L’Aquila, ha presentato ricorso per Cassazione. I motivi dell’impugnazione si concentravano su diversi aspetti: la presunta mancata motivazione in relazione all’articolo 131-bis del codice penale (sulla particolare tenuità del fatto), una presunta violazione di legge nell’applicazione di un’aggravante e l’illegittimità del mancato riconoscimento delle attenuanti generiche in misura prevalente o equivalente rispetto all’aggravante contestata.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato del nostro ordinamento processuale: i motivi di ricorso non possono essere una semplice riproduzione di doglianze già esaminate e correttamente respinte dal giudice del grado precedente. La Corte ha constatato che le censure mosse dal ricorrente erano state già adeguatamente vagliate e disattese dalla Corte territoriale nelle pagine 3 e 4 della sentenza d’appello. Inoltre, ha rilevato che uno dei motivi non era mai stato dedotto in precedenza, mentre un altro, relativo a un presunto difetto di motivazione, risultava infondato.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è chiara e didattica. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di ‘legittimità’, non di ‘merito’. Ciò significa che la Corte non riesamina i fatti del processo per formulare un nuovo giudizio, ma si limita a verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato le loro decisioni in modo logico e coerente. Presentare motivi che sono ‘meramente riproduttivi’ di censure già respinte equivale a chiedere alla Cassazione di rifare il lavoro del giudice d’appello, un compito che non le compete. Per essere ammissibile, un ricorso deve evidenziare vizi specifici della sentenza impugnata, come errori nell’interpretazione di una norma di legge o vizi logici manifesti nella motivazione, e non limitarsi a riproporre la propria versione dei fatti o le stesse argomentazioni difensive.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono significative. La dichiarazione di ricorso inammissibile non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. In questo caso, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: l’accesso al giudizio di legittimità richiede la formulazione di censure specifiche e pertinenti, che dimostrino un reale vizio della sentenza impugnata, evitando di trasformare l’ultimo grado di giudizio in un’inutile ripetizione di dibattiti già conclusi.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano meramente riproduttivi di censure già adeguatamente esaminate e correttamente respinte dalla Corte territoriale, senza introdurre nuovi e specifici vizi di legittimità.

Quali erano i principali argomenti del ricorrente?
Il ricorrente lamentava la mancata motivazione sulla non applicabilità dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto), l’erronea applicazione di un’aggravante e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche come prevalenti o equivalenti.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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