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Ricorso inammissibile: motivi nuovi in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per tentato furto, resistenza e lesioni. La decisione si fonda sul principio che non è possibile introdurre in sede di legittimità motivi nuovi, come la presunta mancanza di querela, che non erano stati sollevati nel precedente grado di appello e che richiederebbero un accertamento dei fatti.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello Non Possono Essere Cambiati in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: i motivi di ricorso non possono essere sollevati per la prima volta davanti alla Suprema Corte se non sono stati precedentemente discussi nei gradi di merito. Il caso in esame ha portato a dichiarare il ricorso inammissibile, offrendo spunti importanti sulla strategia difensiva e sui limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa in primo grado e confermata in appello nei confronti di un uomo, ritenuto responsabile di tre reati: tentato furto di un paio di pantaloni da una bancarella, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali ai danni di un agente di Polizia. La pena inflitta era di un anno e due mesi di reclusione, oltre a una multa di 500 euro.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e il Principio del Ricorso Inammissibile

La difesa ha articolato il proprio ricorso su tre principali censure:

1. Mancanza della condizione di procedibilità: Si sosteneva che, a seguito di una recente riforma normativa (D.Lgs. 150/2022), il reato di lesioni fosse divenuto procedibile solo a querela della persona offesa. Poiché l’agente di Polizia non aveva sporto querela, secondo la difesa il procedimento avrebbe dovuto essere dichiarato improcedibile.
2. Violazione di legge sul furto aggravato: Si contestava la sussistenza dell’aggravante legata all’uso di mezzi fraudolenti e al valore della merce sottratta.
3. Mancata concessione dei benefici di legge: Si lamentava l’omessa motivazione riguardo alla negata sospensione condizionale della pena e alla mancata concessione delle attenuanti generiche.

La Corte, tuttavia, ha ritenuto l’intero ricorso inammissibile, concentrandosi su un vizio procedurale preliminare e assorbente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si basa su principi procedurali consolidati. Analizziamo punto per punto il ragionamento seguito dai giudici.

Il Divieto di Introdurre Nuove Questioni di Fatto

Il motivo principale di inammissibilità riguarda la prima censura, relativa alla mancanza di querela. I giudici hanno rilevato che questa questione non era mai stata sollevata nell’atto di appello presentato alla corte territoriale. In quella sede, la difesa si era concentrata su altri aspetti, come la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) e la contestazione delle prove.

La Corte ha chiarito che non è possibile dedurre per la prima volta in sede di legittimità una questione, come quella dell’improcedibilità, che richiede accertamenti di fatto. Stabilire se una querela sia stata o meno presentata è un’indagine che spetta al giudice del merito, non alla Cassazione, il cui compito è limitato al controllo della corretta applicazione del diritto.

La Genericità degli Altri Motivi

Anche gli altri due motivi sono stati giudicati inammissibili.
Il secondo motivo, relativo al furto aggravato, è stato ritenuto generico e volto a ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, già adeguatamente motivata dai giudici di merito.
Il terzo motivo è stato parimenti respinto perché la questione della sospensione condizionale della pena, contrariamente a quanto affermato dal ricorrente, non era stata oggetto del precedente appello. Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la motivazione della sentenza impugnata è stata considerata adeguata.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un chiaro monito sull’importanza di una corretta strategia processuale. La decisione conferma che i gradi di giudizio hanno funzioni diverse e non sovrapponibili. Le questioni di fatto e le relative prove devono essere pienamente dibattute nei giudizi di merito (primo grado e appello).

Il ricorso per cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono rimettere in discussione i fatti, ma una sede di legittimità per correggere eventuali errori di diritto. Introdurre argomenti nuovi in questa fase porta, come in questo caso, a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione la questione della mancanza di una querela?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la questione dell’improcedibilità per mancanza di querela non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità se comporta accertamenti di fatto, i quali sono di competenza esclusiva del giudice del merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché ha introdotto motivi nuovi (come la mancanza di querela) che non erano stati presentati nell’atto di appello. Inoltre, gli altri motivi sono stati ritenuti generici e finalizzati a una non consentita rivalutazione dei fatti già accertati nelle sedi di merito.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In caso di ricorso inammissibile, se non si ravvisa un’assenza di colpa nella sua presentazione, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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