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Ricorso inammissibile: motivi nuovi in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un’imputata condannata per omessa dichiarazione. La decisione si fonda su due principi cardine: l’impossibilità di sollevare per la prima volta in Cassazione censure non formulate nel precedente grado di appello e la genericità del ricorso, che faceva riferimento a un reato diverso da quello per cui era intervenuta la condanna. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dei Motivi di Impugnazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla disciplina delle impugnazioni nel processo penale, chiarendo perché un ricorso inammissibile può derivare dalla proposizione di motivi nuovi in sede di legittimità. La vicenda riguarda un caso di reato tributario, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e fondamentale per chiunque si approcci a un giudizio di terzo grado. Comprendere i confini dell’appello e del ricorso per cassazione è essenziale per evitare una pronuncia sfavorevole basata su ragioni puramente procedurali.

I Fatti di Causa

Una contribuente veniva condannata in primo grado dal Tribunale per il reato di omessa dichiarazione, previsto dall’articolo 5 del D.Lgs. 74/2000. Successivamente, la Corte d’Appello, accogliendo l’impugnazione del Pubblico Ministero, riformava parzialmente la sentenza, disponendo anche la confisca per equivalente a carico dell’imputata e confermando nel resto la condanna.

Contro questa decisione, la difesa presentava ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge riguardo la presunta fittizietà della dichiarazione ed eccependo la prescrizione di un diverso reato (quello previsto dall’art. 10 del D.Lgs. 74/2000).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 26720/2024, ha troncato sul nascere le doglianze della ricorrente, dichiarando il ricorso totalmente inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a una valutazione preliminare di carattere procedurale, con conseguenze significative per la parte che ha proposto l’impugnazione.

Le Motivazioni: Perché il ricorso è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su due pilastri argomentativi distinti ma convergenti, entrambi legati alla non corretta formulazione del ricorso.

### Il Divieto di Motivi Nuovi in Cassazione

Il primo e fondamentale motivo di inammissibilità risiede nel fatto che le censure proposte in Cassazione non erano mai state sollevate nel precedente grado di giudizio. La sentenza impugnata evidenziava infatti che l’appello si era limitato a contestare esclusivamente il trattamento sanzionatorio, senza mettere in discussione la sussistenza del reato o la colpevolezza dell’imputata.

La Cassazione ribadisce un principio consolidato: il giudizio di legittimità non è una terza istanza in cui si possono far valere per la prima volta violazioni di legge avvenute nel giudizio di primo grado. Se una questione non è stata specificamente contestata in appello, si considera tardiva se proposta direttamente in Cassazione. I motivi di ricorso devono vertere sulle decisioni e sulle motivazioni della sentenza d’appello, non su aspetti del primo grado che l’appellante aveva accettato non impugnandoli.

### La Genericità e Imprecisione del Ricorso

Il secondo profilo che ha portato a un ricorso inammissibile è la sua totale genericità. La difesa ha sollevato una questione di prescrizione relativa all’articolo 10 del D.Lgs. 74/2000, un reato per il quale l’imputata non era mai stata né accusata né, tantomeno, condannata. La condanna, infatti, era intervenuta per il delitto di cui all’articolo 5 dello stesso decreto.

Questo errore macroscopico rende il motivo di ricorso del tutto privo di pertinenza e concretezza rispetto al caso di specie. Un ricorso è generico quando non si confronta specificamente con la decisione impugnata, ma solleva questioni astratte o non pertinenti, dimostrando di non aver colto il reale contenuto della sentenza.

Le Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

L’ordinanza in esame è un monito sull’importanza della strategia processuale e della precisione tecnica nella redazione degli atti di impugnazione. Da essa si traggono due conclusioni pratiche fondamentali:

1. L’effetto “a imbuto” delle impugnazioni: I motivi di contestazione si restringono progressivamente ad ogni grado di giudizio. Ciò che non viene contestato in appello non può, di regola, essere introdotto ex novo in Cassazione.
2. Le conseguenze dell’inammissibilità: Un ricorso inammissibile non solo impedisce l’esame nel merito delle proprie ragioni, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro. È quindi fondamentale un’attenta valutazione prima di intraprendere la strada del giudizio di legittimità.

Posso presentare per la prima volta in Cassazione dei motivi di contestazione che non avevo sollevato in appello?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che è inammissibile il ricorso con cui si deduca una violazione di legge verificatasi nel giudizio di primo grado, se questa non è stata specificamente contestata anche nei motivi di appello. Tali motivi sono considerati nuovi e quindi tardivi.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, la parte che lo ha proposto viene condannata, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

Perché il ricorso è stato considerato anche “totalmente generico”?
Il ricorso è stato definito generico perché si riferiva a un reato (art. 10 D.Lgs. 74/2000) diverso da quello per cui era intervenuta la condanna (art. 5 D.Lgs. 74/2000). Sollevare questioni su un’imputazione non contestata rende il motivo d’impugnazione privo di pertinenza e concretezza rispetto alla decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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