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Ricorso inammissibile: motivi nuovi e valutazione merito

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per ricettazione. I motivi, incentrati sulla mancata applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e sulla severità della pena, sono stati respinti. Il primo motivo è stato considerato inammissibile perché sollevato per la prima volta in Cassazione, mentre il secondo è stato rigettato in quanto la valutazione della pena e della recidiva da parte della Corte d’Appello è stata ritenuta una congrua valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello non Possono Essere Introdotti in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2006 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della proposizione di motivi di impugnazione per la prima volta in sede di legittimità. Questo caso, relativo a un’accusa di ricettazione di un ciclomotore, offre spunti cruciali sulla strategia difensiva e sui limiti del giudizio della Suprema Corte, in particolare riguardo alla valutazione della tenuità del fatto e della personalità dell’imputato.

I Fatti del Caso: La Condanna per Ricettazione

Un soggetto veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale di Livorno sia in secondo grado dalla Corte di Appello di Firenze per il reato di ricettazione, previsto dall’art. 648 del codice penale. L’oggetto del reato era un ciclomotore che risultava parzialmente danneggiato. La condanna veniva integralmente confermata in appello, spingendo la difesa a presentare ricorso per cassazione.

L’Impugnazione in Cassazione: I Motivi del Ricorrente

La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso su due argomentazioni principali, volte a ottenere un trattamento sanzionatorio più mite.

La Mancata Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

Come primo motivo, la difesa lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis c.p. Si sosteneva che l’offesa fosse modesta, dato che il bene sottratto era un ciclomotore già danneggiato, e che la condotta dell’imputato fosse da considerarsi occasionale.

La Contestazione sulla Severità della Pena

Il secondo motivo di ricorso criticava l’eccessiva severità della pena inflitta. In particolare, si contestava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e la mancata esclusione della recidiva, elementi che avevano contribuito a determinare una sanzione ritenuta sproporzionata.

La Decisione della Cassazione: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su precise ragioni procedurali e di merito, che delineano chiaramente i confini del giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due motivi, giungendo a conclusioni nette per entrambi.

La Novità del Motivo sull’Art. 131-bis

La Corte ha rilevato un vizio procedurale insanabile riguardo al primo motivo. La questione relativa all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. non era mai stata sollevata nei motivi di appello, né discussa nel giudizio di secondo grado. Introdurre una simile doglianza per la prima volta in Cassazione costituisce la proposizione di un motivo nuovo. Ai sensi dell’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, ciò rende il motivo stesso inammissibile. I giudici di appello, pertanto, avevano correttamente omesso di pronunciarsi su un punto che non era stato loro devoluto.

La Valutazione di Merito sulla Pena e la Recidiva

Quanto alla presunta eccessiva severità della pena, la Cassazione ha ritenuto il ragionamento della Corte d’Appello logico e immune da vizi. I giudici di merito avevano già adeguato la pena alla gravità del fatto, riconoscendo alcune attenuanti specifiche. Tuttavia, la personalità dell’imputato, desunta dai suoi numerosi e consistenti precedenti penali, giustificava un giudizio di maggiore pericolosità. Tale valutazione ha legittimato l’applicazione della recidiva (seppur mitigata dal giudizio di equivalenza con le attenuanti) e ha dimostrato una ‘non trascurabile capacità a delinquere’. Poiché questa analisi rientra pienamente nel giudizio di merito, che non può essere riesaminato in sede di legittimità se non per vizi di illogicità manifesta (qui assenti), anche questo motivo è stato respinto.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in commento rafforza due principi cardine del nostro sistema processuale. In primo luogo, la strategia difensiva deve essere completa fin dai primi gradi di giudizio: le questioni, anche quelle potenzialmente favorevoli come la tenuità del fatto, devono essere sollevate tempestivamente in appello, altrimenti si preclude la possibilità di discuterle in Cassazione. In secondo luogo, la valutazione della personalità dell’imputato e la conseguente commisurazione della pena sono prerogative dei giudici di merito. La Corte di Cassazione non può sostituire il proprio apprezzamento a quello, logicamente motivato, dei giudici delle precedenti istanze.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Principalmente perché il motivo relativo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) è stato presentato per la prima volta in Cassazione e non era stato incluso nei motivi di appello. La legge processuale vieta l’introduzione di motivi nuovi nel giudizio di legittimità.

È possibile chiedere l’applicazione della particolare tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione?
No. La sentenza chiarisce che tale richiesta deve essere formulata durante i gradi di merito, in particolare con i motivi di appello. Se non viene sollevata in quella sede, la questione non può essere validamente proposta dinanzi alla Corte di Cassazione, che si limita a un controllo di legittimità sulle decisioni impugnate.

In che modo i precedenti penali dell’imputato hanno influenzato la decisione?
I numerosi e consistenti precedenti penali sono stati decisivi. Hanno fondato il giudizio di maggiore pericolosità dell’imputato, giustificando sia l’applicazione della recidiva sia il diniego di ulteriori benefici. La Corte di Cassazione ha confermato che questa valutazione sulla personalità dell’imputato è un giudizio di merito, correttamente motivato dalla Corte d’Appello e quindi non censurabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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