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Ricorso inammissibile: motivi nuovi e manifestamente infondati

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di evasione. I motivi sono stati giudicati manifestamente infondati, meramente riproduttivi di censure già esaminate o nuovi, e quindi non proponibili in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude le Porte

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un’impugnazione mal impostata possa portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze significative per il condannato. La Corte di Cassazione, con la pronuncia n. 19241/2024, ha respinto il ricorso di un individuo condannato per il reato di evasione, sottolineando principi fondamentali del processo penale e i limiti del giudizio di legittimità. Questo caso evidenzia l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici, pertinenti e non meramente ripetitivi o introdotti per la prima volta in Cassazione.

I Fatti del Processo

Un soggetto, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Ancona per il reato di evasione previsto dall’art. 385 del codice penale, ha proposto ricorso per Cassazione. La difesa ha articolato l’impugnazione su tre motivi principali, contestando la valutazione sull’elemento soggettivo del reato, l’esistenza di uno stato di necessità e la correttezza della notifica di un precedente provvedimento del Tribunale di Sorveglianza.

Analisi dei motivi del ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato ciascun motivo, ritenendoli tutti inidonei a superare il vaglio di ammissibilità. La decisione si fonda su argomentazioni procedurali precise che meritano un’analisi dettagliata.

Primo Motivo: La Ripetitività delle Censure

Il primo motivo, relativo all’elemento soggettivo del reato di evasione, è stato considerato meramente riproduttivo di censure già adeguatamente esaminate e respinte dai giudici di merito. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Riproporre le stesse argomentazioni senza individuare vizi specifici nella motivazione della sentenza impugnata rende il motivo generico e, quindi, inammissibile.

Secondo Motivo: La Novità della Questione

Il secondo motivo, con cui la difesa ha invocato per la prima volta lo stato di necessità, è stato respinto perché la questione non era mai stata sollevata nel giudizio di appello. Il ricorso per Cassazione serve a controllare la legittimità della decisione di secondo grado, non a introdurre temi di discussione nuovi che avrebbero dovuto essere oggetto del precedente dibattimento. Questa preclusione garantisce l’ordine e la progressione del processo.

Terzo Motivo: La Manifesta Infondatezza

Infine, anche il terzo motivo, riguardante la notifica di un’ordinanza, è stato giudicato infondato. La Corte ha rilevato che la Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione logica, coerente e puntuale sulla questione, rendendo la doglianza del ricorrente manifestamente infondata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si basa su un principio cardine: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti, ma assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Di conseguenza, i motivi di ricorso devono denunciare specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata.

Nel caso di specie, il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non rispettavano questi criteri. Erano una combinazione di argomenti già vagliati (e quindi ripetitivi), di questioni nuove (e quindi tardive) e di critiche infondate a una motivazione già completa e coerente. La Corte ha quindi applicato la sanzione processuale prevista, condannando il ricorrente non solo al pagamento delle spese, ma anche a versare una somma alla Cassa delle ammende, a causa della palese infondatezza del ricorso che ha inutilmente impegnato il sistema giudiziario.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito sull’importanza di una strategia difensiva attenta e precisa in ogni fase del processo. Un ricorso inammissibile non solo conferma la condanna, ma aggrava la posizione del condannato con ulteriori oneri economici. Per avere una possibilità di successo in Cassazione, è essenziale presentare motivi specifici che mettano in luce reali vizi di legittimità della sentenza impugnata, evitando di riproporre questioni di fatto o di introdurre argomenti non discussi nei gradi precedenti. La difesa tecnica deve concentrarsi sulla critica della coerenza logico-giuridica della decisione, unico terreno su cui la Suprema Corte può e deve intervenire.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano legalmente viziati: uno era una mera ripetizione di argomenti già respinti, un altro introduceva una questione (lo stato di necessità) non sollevata nel precedente giudizio d’appello, e un terzo è stato ritenuto manifestamente infondato.

È possibile presentare nuovi argomenti difensivi per la prima volta in Corte di Cassazione?
No, sulla base di questa ordinanza, non è consentito. La Corte ha ritenuto inammissibile il motivo relativo allo stato di necessità proprio perché non era stato dedotto nel precedente grado di giudizio, confermando che il ricorso in Cassazione non può essere la sede per introdurre nuove questioni di merito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità non solo rende definitiva la condanna impugnata, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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