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Ricorso inammissibile: motivi nuovi e generici

La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per evasione. I motivi sono stati ritenuti generici e, in parte, proposti per la prima volta in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi di Appello non Funzionano in Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione richiede tecnica e precisione. Non basta contestare una sentenza; è necessario farlo secondo le regole procedurali, con motivi specifici e pertinenti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile, delineando i confini tra una difesa efficace e una destinata al fallimento. L’ordinanza in esame analizza un caso di evasione, ma le sue conclusioni hanno una valenza generale per chiunque si approcci al giudizio di legittimità.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna per Evasione al Ricorso

I fatti alla base della vicenda sono semplici. Un uomo, condannato per il reato di evasione, decide di impugnare la sentenza della Corte d’Appello presentando ricorso in Cassazione. La sua difesa si basa su due argomenti principali:

1. Una contestazione generale sulla sua responsabilità penale.
2. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

A prima vista, potrebbero sembrare motivi di difesa legittimi. Tuttavia, l’analisi della Corte di Cassazione ne ha rivelato le debolezze fatali, portando a una declaratoria di inammissibilità.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato separatamente i due motivi, bocciandoli entrambi per ragioni diverse ma ugualmente insuperabili.

Il Primo Motivo: la Genericità dell’Argomentazione

Il primo punto del ricorso, relativo alla responsabilità, è stato giudicato “generico”. Questo significa che la difesa non ha affrontato in modo specifico le motivazioni della sentenza d’appello. La Corte territoriale, infatti, aveva chiaramente spiegato perché l’imputato era colpevole: non era stato trovato nella sua abitazione durante un controllo e vi aveva fatto ritorno solo dieci minuti dopo, a bordo di un ciclomotore, dopo essere stato contattato telefonicamente dalla moglie.

Il ricorso, invece di smontare punto per punto questa ricostruzione, si è limitato a una contestazione generale, senza fornire elementi concreti in grado di mettere in discussione la logica della decisione precedente. In ambito processuale, un motivo di ricorso deve essere specifico, non una semplice riaffermazione di innocenza.

Il Secondo Motivo: Una Richiesta Tardiva

Ancora più netto è stato il giudizio sul secondo motivo. La richiesta di riconoscere la “particolare tenuità del fatto” non era mai stata avanzata nel corso del processo d’appello. Introdurre una questione completamente nuova per la prima volta in Cassazione è una mossa proceduralmente scorretta. Il giudizio di legittimità, infatti, serve a controllare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, non a decidere su questioni mai sottoposte al loro esame. Questo rende il motivo, e di conseguenza l’intero ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi cardine della procedura penale. In primo luogo, il principio di specificità dei motivi di ricorso, che impone al ricorrente di confrontarsi analiticamente con la sentenza impugnata, evidenziandone gli specifici errori di diritto o di logica. Un’impugnazione che si limita a ripetere le stesse difese dei gradi precedenti o a contestare genericamente la decisione è destinata a essere dichiarata inammissibile.

In secondo luogo, vige il principio che vieta l’introduzione di nuove questioni (i cosiddetti “nova”) nel giudizio di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di merito, ma un giudice della legge. Le questioni di fatto e le relative richieste, come l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., devono essere sollevate e discusse nelle sedi opportune, ovvero in primo grado e in appello.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per la Difesa

L’ordinanza è un monito fondamentale: la strategia difensiva deve essere costruita con attenzione fin dal primo grado di giudizio. Ogni richiesta, ogni eccezione deve essere tempestivamente formulata. Affidarsi alla Cassazione per rimediare a omissioni o per presentare argomenti generici è una strada che porta quasi certamente a un ricorso inammissibile. Le conseguenze non sono solo la conferma della condanna, ma anche l’aggiunta di un’ulteriore sanzione economica, come il pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende, che in questo caso ammontava a tremila euro. Una lezione severa sull’importanza del rigore tecnico e della strategia processuale.

Perché il primo motivo di ricorso è stato considerato generico?
Risposta: Perché non si confrontava specificamente con le argomentazioni della sentenza d’appello, la quale aveva dettagliato che l’imputato non era stato trovato in casa e vi era rientrato solo dieci minuti dopo su un ciclomotore, a seguito di una telefonata della moglie.

Perché la richiesta di applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta?
Risposta: Perché tale motivo è stato sollevato per la prima volta in Cassazione e non era stato presentato nel precedente grado di giudizio (l’appello), risultando quindi una doglianza nuova e, come tale, inammissibile.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
Risposta: Sulla base di questa ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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