Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta
Nel complesso iter della giustizia penale, il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, un’opportunità per verificare la corretta applicazione della legge. Tuttavia, l’accesso a questa fase non è incondizionato. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione possa essere respinta ancor prima di essere esaminata nel merito, risultando in un ricorso inammissibile. Questo accade quando i motivi presentati non rispettano i rigorosi requisiti formali e sostanziali richiesti dalla legge. Analizziamo insieme il caso per comprendere quali errori evitare.
I Fatti del Processo
La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di una donna per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990) e al furto aggravato (artt. 624-625 c.p.). La Corte di Appello aveva già riformato la sentenza di primo grado, rideterminando la pena. Non soddisfatta della decisione, l’imputata, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su tre distinti motivi.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso e li ha rigettati in blocco, dichiarando l’intera impugnazione inammissibile. Questa decisione ha comportato la conferma definitiva della condanna e l’obbligo per la ricorrente di pagare le spese processuali e una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende. Ma quali sono state le ragioni specifiche che hanno portato a questa drastica conclusione?
Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile
La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive, evidenziando tre vizi capitali che hanno reso il ricorso inammissibile.
1. La Procedibilità del Reato e la Riforma Cartabia
Il primo motivo sollevato riguardava la procedibilità del reato. La difesa sosteneva implicitamente vizi legati a questo aspetto. La Corte ha rapidamente liquidato la questione come ‘manifestamente infondata’. Ha chiarito che, all’epoca dei fatti, il reato era procedibile d’ufficio, ovvero non necessitava di una querela della parte offesa per essere perseguito. Inoltre, per maggiore sicurezza, una querela era stata comunque presentata prima ancora dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, rendendo la doglianza del tutto irrilevante.
2. Il Divieto di Introdurre Motivi Nuovi in Cassazione
Un secondo motivo di ricorso riguardava la quantità della sostanza stupefacente rinvenuta. Su questo punto, la Cassazione è stata netta: la censura è ‘inedita’. Ciò significa che la questione non era mai stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio. Il ricorso per Cassazione è un giudizio di legittimità, non una terza istanza di merito. Non è possibile introdurre per la prima volta in questa sede argomenti o contestazioni sui fatti che si sarebbero dovuti presentare al giudice di primo grado o alla Corte d’Appello. Questo principio fondamentale garantisce l’ordine e la progressione del processo.
3. La Genericità del Motivo sulla Sospensione Condizionale della Pena
Infine, la difesa lamentava il mancato riconoscimento della sospensione condizionale della pena. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile, ma per una ragione diversa: la ‘intrinseca genericità’. La ricorrente non aveva fornito alcuna argomentazione concreta per convincere la Corte che, in futuro, si sarebbe astenuta dal commettere altri reati. Una semplice richiesta non è sufficiente. È necessario fornire elementi specifici a sostegno di una prognosi favorevole, un compito reso ancora più difficile, in questo caso, dalla presenza di una ‘recidiva specifica’, che indicava come l’imputata avesse già commesso in passato reati della stessa natura.
Conclusioni: Lezioni Pratiche dal Provvedimento
Questa ordinanza ribadisce una lezione cruciale per chiunque affronti un processo penale: l’importanza della precisione e della strategia difensiva fin dal primo grado. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta legale, ma anche un aggravio di costi per l’imputato. Per avere una possibilità di successo in Cassazione, i motivi di ricorso devono essere specifici, non generici, e devono riguardare questioni di legittimità (cioè di corretta applicazione della legge) già dibattute nel merito, salvo rare eccezioni. Introdurre argomenti nuovi o formulare richieste vaghe equivale a presentare un’impugnazione destinata a fallire sin dall’inizio.
Quando un motivo di ricorso viene considerato “nuovo” in Cassazione?
Un motivo di ricorso è considerato “nuovo” o “inedito” quando solleva una questione che non è stata precedentemente dedotta e discussa nei gradi di merito del processo (primo grado e appello). La Cassazione giudica la legittimità delle decisioni precedenti, non può esaminare per la prima volta elementi di fatto o doglianze non sottoposte ai giudici che l’hanno preceduta.
Perché la richiesta di sospensione condizionale della pena è stata ritenuta “generica”?
È stata ritenuta generica perché la ricorrente non ha indicato le ragioni specifiche per cui si dovrebbe ritenere che in futuro si asterrà dal commettere ulteriori reati. Una semplice richiesta, senza argomentazioni a supporto di una prognosi favorevole, è insufficiente, specialmente in presenza di una recidiva specifica che gioca a sfavore dell’imputata.
Quali sono le conseguenze concrete di un ricorso dichiarato inammissibile?
Le conseguenze sono duplici: la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva e non più modificabile, e la ricorrente viene condannata al pagamento delle spese processuali sostenute nello stesso grado di giudizio e al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 3.000,00 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8830 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8830 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 12/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a ROMA il 08/08/1989
avverso la sentenza del 08/07/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
che, con l’impugnata sentenza, la Corte di appello di Roma ha riformato rideterminando il trattamento sanzionatorio – la pronuncia di primo grado con la quale NOME era stata condannata in relazione ai reati di cui agli artt. 73, comma 5, d.P.R. n. del 1990 e 624-625 cod. pen;
che, avverso detta sentenza, l’imputata ha proposto ricorso per cassazione, a mezzo del proprio difensore;
che il primo motivo è manifestamente infondato, atteso che, all’epoca dei fatti, il r era procedibile d’ufficio e che, successivamente, è stata proposta querela, ancora prim dell’entrata in vigore della riforma Cartabia;
che la censura relativa alla quantità della sostanza stupefacente rinvenuta è inedi posto che non risulta che la deducente avesse formulato doglianze in ordine, appunto, al tema dedotto con il ricorso in cassazione; che la censura relativa alla sospensione condizionale de pena si presenta intrinsecamente generica, non avendo la ricorrente indicato le ragioni ch dovrebbero indurre a ritenere che l’imputata (alla quale è stata applicata la recidiva specific futuro si asterrà dal commettere ulteriori reati;
che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna della ricorrente pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 12 febbraio 2025
Il Consigliere estensore resis(ente