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Ricorso inammissibile: motivi nuovi e generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per spendita di monete false e truffa. La decisione si fonda sulla natura dei motivi presentati: alcuni erano inediti, cioè sollevati per la prima volta in Cassazione, altri una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello e quindi privi della necessaria specificità. L’ordinanza ribadisce i requisiti formali e sostanziali per un valido ricorso.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Nuovi o Generici

L’esito di un processo non si decide solo nel merito, ma anche attraverso il rigoroso rispetto delle regole procedurali. Un esempio emblematico è il concetto di ricorso inammissibile, una sanzione processuale che impedisce alla Corte di Cassazione di esaminare il caso. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre l’occasione per approfondire i motivi che possono portare a questa declaratoria, analizzando un caso di spendita di monete false e truffa.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato, confermata in primo e secondo grado, per i reati di introduzione nello Stato e spendita di monete falsificate e per truffa. Ritenendo ingiusta la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a una serie di motivi di diritto e di procedura.

L’Appello in Cassazione e i Motivi del Ricorrente

Il ricorrente basava la sua difesa su sei distinti motivi, che spaziavano da presunti vizi procedurali a contestazioni sulla valutazione delle prove e sull’entità della pena. Tra questi, spiccavano:
1. La violazione di norme processuali per omessa notifica dell’udienza preliminare.
2. La mancata assunzione di una prova ritenuta decisiva sulla falsità delle banconote.
3. La mancata applicazione di circostanze attenuanti e di cause di non punibilità.
4. L’eccessività della pena e la mancata concessione della sospensione condizionale.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

Nonostante la pluralità dei motivi, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. La decisione non è entrata nel merito delle singole questioni, ma si è fermata a un livello precedente, quello dell’ammissibilità. La Corte ha rilevato che i motivi presentati ricadevano in due categorie principali, entrambe ostative a un esame di merito: i motivi “inediti” e quelli “meramente apparenti” o generici.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha meticolosamente smontato ciascun motivo di ricorso, spiegando le ragioni della sua inammissibilità.

In primo luogo, il motivo relativo alla presunta omessa notifica è stato giudicato manifestamente infondato, poiché i documenti processuali dimostravano che la notifica era stata regolarmente effettuata al difensore di fiducia tramite PEC. Inoltre, e questo è il punto cruciale, la questione non era mai stata sollevata in appello, configurandosi quindi come un “motivo inedito”, che non può essere introdotto per la prima volta in sede di legittimità.

Analogamente, anche i motivi riguardanti la prova decisiva, l’eccessività della pena e la mancata sospensione condizionale sono stati considerati inammissibili perché inediti. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge da parte dei giudici precedenti. Le questioni devono essere state devolute e discusse nel giudizio di appello per poter essere esaminate dalla Suprema Corte.

Per quanto riguarda gli altri motivi, relativi alle attenuanti e alla particolare tenuità del fatto, la Corte li ha definiti inammissibili perché si risolvevano in una “pedissequa reiterazione” di quelli già presentati e puntualmente respinti dalla Corte d’Appello. Il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni senza formulare una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata. Un motivo di ricorso, per essere specifico, deve confrontarsi con la decisione che contesta, non ignorarla. In assenza di questa critica, il motivo è considerato solo “apparente” e, quindi, inammissibile.

Conclusioni: Lezioni Pratiche dall’Ordinanza

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. Insegna che la strategia difensiva deve essere costruita sin dal primo grado di giudizio, sollevando tutte le eccezioni e le questioni rilevanti nei tempi e nei modi corretti. Attendere il giudizio di Cassazione per introdurre nuovi argomenti è una strategia destinata al fallimento. Inoltre, l’atto di appello e il successivo ricorso devono essere redatti con la massima specificità, non limitandosi a ripetere doglianze generiche, ma sviluppando una critica puntuale e motivata contro le specifiche ragioni addotte dal giudice nella sentenza che si intende impugnare. Pena, come in questo caso, una declaratoria di inammissibilità che chiude definitivamente le porte del processo.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando si fonda su motivi “inediti”, cioè non proposti nel giudizio d’appello, oppure quando i motivi sono una “pedissequa reiterazione” di argomenti già respinti, senza una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione un vizio di notifica?
Generalmente no. L’ordinanza chiarisce che una tale eccezione, se non sollevata in appello, è considerata un motivo inedito e quindi inammissibile in sede di legittimità. In questo caso, inoltre, il vizio era anche manifestamente infondato perché la notifica era avvenuta regolarmente.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “meramente apparente”?
Significa che il motivo, pur essendo formalmente presente, non assolve alla sua funzione di critica argomentata contro la decisione impugnata. Si limita a riproporre le stesse questioni già decise, risultando generico e non specifico, e per questo viene considerato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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