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Ricorso Inammissibile: motivi non specifici e generici

La Corte di Cassazione, con la sentenza Penale, Sez. II, n. 52147 del 12/07/2019, dichiara inammissibile il ricorso di un amministratore di condominio condannato per appropriazione indebita. La Corte sottolinea che il ricorso è inammissibile quando i motivi sono generici e non si confrontano specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre tesi difensive già respinte per mancanza di prove. Questo caso evidenzia la differenza tra un riesame del merito, non consentito in Cassazione, e la denuncia di vizi specifici della decisione.

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Pubblicato il 8 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Ricorso Inammissibile: Perché i Motivi devono essere Specifici?

Presentare un ricorso in Cassazione non è un’impresa da prendere alla leggera. La Corte Suprema non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo di legittimità che valuta la corretta applicazione della legge. Un errore comune è presentare un ricorso inammissibile, ovvero un atto che viene respinto in partenza per vizi formali o sostanziali. La sentenza n. 52147/2019 della Corte di Cassazione penale ci offre un esempio lampante, analizzando il caso di un amministratore di condominio il cui ricorso è naufragato proprio per la genericità e la non specificità dei motivi. Vediamo insieme perché.

I Fatti di Causa: Appropriazione Indebita e la Difesa in Appello

Un amministratore di condominio viene condannato in primo e secondo grado per il reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.). L’accusa è di aver sottratto fondi condominiali. L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, decide di ricorrere alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali, con la speranza di ottenere l’annullamento della sentenza.

L’Appello in Cassazione e il Rischio di un Ricorso Inammissibile

L’imputato articola il suo ricorso su due pilastri, entrambi mirati a scardinare la motivazione della Corte d’Appello. Tuttavia, come vedremo, la loro formulazione si rivelerà fatale.

Primo Motivo: Errore Materiale e Pena Eccessiva

L’imputato lamenta un vizio di motivazione sostenendo che la sentenza d’appello conteneva un refuso, riferendosi inizialmente a un’altra condanna. Inoltre, si duole del fatto che i giudici non siano partiti dal minimo edittale per calcolare la pena, vanificando di fatto il beneficio ottenuto con la scelta del rito abbreviato.

Secondo Motivo: La Presunta Mancanza di Volontà Appropriativa

Il secondo motivo, cuore della difesa, verte sull’elemento soggettivo del reato. L’amministratore sostiene di non aver mai intascato le somme, ma di averle usate per far fronte a spese urgenti del condominio (come il pagamento della piscina). Aggiunge di aver sempre avuto l’intenzione di restituire il tutto, un proposito fallito solo a causa della mancata vendita di un immobile di proprietà della figlia. Secondo la sua tesi, mancherebbe quindi la volontà di appropriarsi definitivamente del denaro.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una motivazione tanto sintetica quanto netta, dichiara il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle ragioni dell’imputato, ma si ferma un passo prima, rilevando un vizio insanabile nell’atto di impugnazione stesso. La Corte condanna inoltre il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 2.000 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La Corte spiega chiaramente perché entrambi i motivi non possono trovare accoglimento.

1. Sul primo motivo: Il riferimento a un’altra condanna viene liquidato come un semplice ‘refuso’, un errore di battitura irrilevante, poiché il resto della sentenza era inequivocabilmente centrato sul caso di specie. Per quanto riguarda la pena, la Corte ribadisce un principio fondamentale: la sua quantificazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non è sindacabile in Cassazione, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o arbitraria, cosa che in questo caso non era.

2. Sul secondo motivo: Qui emerge la ragione cruciale dell’inammissibilità. La Corte definisce le censure ‘non specifiche’. Perché? Perché l’imputato si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni difensive già presentate (e respinte) in appello, senza però confrontarsi con la motivazione con cui la Corte territoriale le aveva rigettate. La Corte d’Appello, infatti, aveva già qualificato le giustificazioni dell’imputato come ‘mere deduzioni difensive prive di qualsiasi riscontro in atti’. Anzi, aveva evidenziato come l’imputato stesso avesse di fatto ammesso la condotta illecita, accordandosi per un piano di rientro del debito (poi non onorato) una volta scoperto.

Conclusioni

Questa sentenza è un manuale pratico su come non si scrive un ricorso per cassazione. La lezione è chiara: l’impugnazione di legittimità non può essere una semplice ripetizione delle proprie tesi. È necessario, invece, un confronto critico e puntuale con la decisione che si intende attaccare. Bisogna individuare e dimostrare il vizio logico o giuridico specifico commesso dal giudice precedente. Ignorare la motivazione della sentenza impugnata, riproponendo argomenti già giudicati infondati per mancanza di prove, trasforma il ricorso in un atto generico, destinato inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Un esito che non solo conferma la condanna, ma aggiunge anche l’onere di ulteriori spese.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti di legge. Come evidenziato dalla sentenza, una causa comune è la ‘non specificità’ dei motivi, che si verifica quando l’atto di impugnazione non critica puntualmente la motivazione della sentenza precedente, ma si limita a riproporre genericamente le tesi difensive.
Posso contestare la quantità della pena in Cassazione?
Generalmente no. La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). È possibile contestarla in Cassazione solo se la motivazione su cui si basa è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, ma non per un semplice disaccordo sulla sua congruità.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘non specifico’?
Significa che il motivo è formulato in modo vago e non si confronta direttamente con le ragioni esposte nella sentenza che si sta impugnando. In pratica, l’appellante ignora il ‘perché’ il giudice precedente ha deciso in un certo modo e si limita a ripetere la propria versione, senza smontare il ragionamento giuridico avversario. Questo rende il ricorso inutile ai fini del giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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