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Ricorso inammissibile: motivi non sollevati in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per guida in stato di alterazione. La Corte ha stabilito che i motivi relativi a presunte violazioni delle garanzie difensive e alla valutazione dello stato di alterazione non potevano essere esaminati perché non erano stati sollevati nel precedente grado di appello. Anche la censura sulla quantificazione della pena è stata respinta, riaffermando la discrezionalità del giudice di merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Impugnazione

L’esito di un processo penale dipende non solo dalla fondatezza delle proprie ragioni, ma anche dal rigoroso rispetto delle regole procedurali. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: i motivi di doglianza non sollevati in appello non possono essere introdotti per la prima volta nel giudizio di legittimità, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questa ordinanza offre spunti cruciali sulla strategia difensiva e sui limiti del sindacato della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 187 del Codice della Strada, relativo alla guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. Contro tale sentenza, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a tre principali motivi: la contestazione sull’effettiva sussistenza dello stato di alterazione, la violazione di alcune garanzie difensive previste dal codice di procedura penale e, infine, un’eccessiva severità nella determinazione della pena.

Il ricorso inammissibile e le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle questioni sollevate, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda su principi procedurali ben consolidati.

I Motivi Nuovi e la Preclusione Processuale

La Corte ha rilevato che i primi due motivi di ricorso, riguardanti lo stato di alterazione e la violazione delle garanzie difensive, non erano mai stati presentati nel precedente giudizio di appello. La legge processuale, in particolare l’art. 606, comma 3, c.p.p., vieta di sollevare in Cassazione questioni che non siano state devolute alla cognizione del giudice d’appello.

Inoltre, i giudici hanno specificato che la nullità lamentata dall’imputato (relativa all’art. 114 disp. att. c.p.p.) è una ‘nullità a regime intermedio’. Questo termine tecnico significa che tale vizio doveva essere eccepito tempestivamente, al massimo entro la pronuncia della sentenza di primo grado. Non avendolo fatto, il diritto a far valere tale nullità si è estinto.

La Discrezionalità sulla Pena

Anche il terzo motivo, relativo alla dosimetria della pena, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: la graduazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito (tribunale e corte d’appello). La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia palesemente illogica o contraddittoria. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva motivato in modo congruo la sua decisione, applicando peraltro la sanzione nel minimo edittale e concedendo le attenuanti generiche.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

La pronuncia in esame sottolinea l’importanza di una strategia difensiva completa fin dal primo grado di giudizio. Ogni possibile eccezione, nullità o contestazione deve essere sollevata nei tempi e nei modi previsti dal codice. Dimenticare o tralasciare un motivo di doglianza in appello ne preclude irrimediabilmente la discussione in Cassazione, rendendo vano il tentativo di impugnazione. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata quantificata in tremila euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile senza essere esaminato nel merito?
Perché i motivi principali del ricorso, relativi alla sussistenza del reato e a presunte violazioni procedurali, non erano stati sollevati nel precedente grado di giudizio, ovvero nell’atto di appello. La legge processuale penale vieta di introdurre nuove questioni per la prima volta in Cassazione.

La Corte di Cassazione può modificare la quantità della pena decisa da un altro giudice?
Di norma, no. La quantificazione della pena è una decisione discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica, contraddittoria o inesistente, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente sulla congruità della pena.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, a titolo di sanzione pecuniaria, in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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