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Ricorso inammissibile: motivi non nuovi e tenuità del fatto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato per ricettazione. Le motivazioni si basano sulla natura ripetitiva del primo motivo e sulla tardività del secondo, relativo alla tenuità del fatto, sollevato per la prima volta in sede di legittimità. Questa decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi specifici e di sollevare tutte le questioni pertinenti nei gradi di merito, rendendo il ricorso inammissibile in caso contrario.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello Sono Repetitivi o Tardivi

Nel processo penale, l’accesso alla Corte di Cassazione è regolato da criteri molto stringenti. Un recente provvedimento (Ordinanza n. 45744/2024) offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa derivare non da un’analisi del merito della questione, ma da vizi procedurali legati alla formulazione dei motivi. La vicenda riguarda un’accusa per il reato di ricettazione e solleva due questioni fondamentali: la specificità dei motivi di ricorso e la tempestività con cui devono essere sollevate determinate eccezioni, come quella sulla particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a due distinti motivi. Con il primo, contestava la valutazione della sua responsabilità penale, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione. Con il secondo, invece, lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

La Decisione della Corte: Il Ricorso è Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato i motivi proposti e, senza entrare nel merito della colpevolezza dell’imputato, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda su precise ragioni procedurali che meritano un’attenta analisi, poiché rappresentano principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, riscontrando per entrambi vizi che ne hanno impedito l’esame nel merito.

Il Primo Motivo: La Semplice Reiterazione di Argomenti Già Trattati

Per quanto riguarda la contestazione sulla responsabilità penale, i Giudici hanno osservato che le argomentazioni presentate non erano nuove. Si trattava, infatti, di una “pedissequa reiterazione” di quelle già esposte nel giudizio d’appello e che la Corte territoriale aveva puntualmente esaminato e respinto. Un motivo di ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze, ma deve contenere una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata, evidenziandone gli errori di diritto o i vizi logici. In assenza di tale specificità, il motivo è considerato solo apparente e, di conseguenza, inammissibile.

Il Secondo Motivo: La Tardività della Questione sulla Tenuità del Fatto

Ancora più netta è stata la valutazione sul secondo motivo. La Corte ha rilevato che la questione relativa all’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto) non era mai stata sollevata nel precedente grado di giudizio, ossia nell’atto di appello. Il codice di procedura penale (art. 606, comma 3) stabilisce che determinate questioni non possono essere dedotte per la prima volta in Cassazione. La Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (sentenza n. 19207/2017) per ribadire che, se la norma sulla tenuità del fatto era già in vigore al momento della sentenza d’appello, la difesa avrebbe dovuto sollevare la questione in quella sede. Non avendolo fatto, ha perso la possibilità di discuterne davanti alla Suprema Corte. Il giudice di merito, inoltre, non ha l’obbligo di pronunciarsi d’ufficio su tale causa di non punibilità in assenza di una specifica richiesta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, evidenzia che il ricorso per Cassazione non è una terza istanza di giudizio sul fatto, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza della motivazione. Pertanto, i motivi devono essere specifici e mirati a criticare la decisione impugnata, non a riproporre vecchie tesi. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale di strategia processuale: tutte le questioni, incluse quelle relative a cause di non punibilità come la tenuità del fatto, devono essere sollevate tempestivamente nel corso dei giudizi di merito. Omettere di farlo preclude la possibilità di farle valere in un secondo momento, con la conseguenza di rendere il ricorso inammissibile e la condanna definitiva, con l’ulteriore onere del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione viene considerato una semplice reiterazione?
Un motivo di ricorso viene considerato una “pedissequa reiterazione”, e quindi inammissibile, quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio di appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. Secondo questa ordinanza, la questione dell’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione se non è stata dedotta come specifico motivo nel precedente atto di appello, come previsto dall’art. 606, comma terzo, del codice di procedura penale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Se un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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