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Ricorso inammissibile: motivi manifestamente infondati

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza e sulla natura meramente riproduttiva dei motivi d’appello, già vagliati e disattesi dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Respinge l’Appello

Il concetto di ricorso inammissibile rappresenta un punto cruciale nel sistema processuale penale, segnando uno sbarramento all’analisi di merito di un’impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come e perché un ricorso possa essere respinto prima ancora di essere discusso nel dettaglio, con conseguenze significative per il ricorrente. Analizziamo la vicenda per comprendere i principi applicati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello per il reato di tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni, previsto dagli articoli 56 e 393 del codice penale. L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a una serie di motivi volti a smontare l’impianto accusatorio e la correttezza della sentenza di secondo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 5 febbraio 2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. La Corte non è entrata nel vivo delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, riscontrando vizi che impedivano la prosecuzione del giudizio. Le ragioni di tale decisione sono principalmente due: la manifesta infondatezza e la natura ripetitiva dei motivi.

La Manifesta Infondatezza dei Motivi

I giudici di legittimità hanno ritenuto che le censure mosse alla sentenza impugnata fossero ‘manifestamente infondate’. Questo significa che le argomentazioni del ricorrente apparivano, a una prima e sommaria analisi, prive di qualsiasi pregio giuridico. Nello specifico, la Corte ha fatto riferimento alle pagine 4 e 5 della sentenza d’appello, dove il giudice di merito aveva già adeguatamente motivato sia la configurabilità del reato contestato sia le ragioni per cui non era necessario svolgere ulteriori accertamenti tecnico-informatici.

La Ripetitività delle Censure

Un altro fattore decisivo è stato il carattere ‘meramente riproduttivo’ dei motivi di ricorso. In pratica, il ricorrente non ha fatto altro che riproporre alla Cassazione le stesse identiche doglianze già presentate, esaminate e respinte con argomenti giuridici corretti dalla Corte d’Appello. Questo atteggiamento processuale è sanzionato con l’inammissibilità, poiché il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono semplicemente ridiscutere i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte è sintetica ma perentoria. Il ricorso viene dichiarato inammissibile perché le censure sono manifestamente infondate e non fanno altro che replicare questioni già adeguatamente risolte in appello. La Corte ha sottolineato come la sentenza di secondo grado avesse già fornito risposte logiche e giuridicamente corrette sia sulla sussistenza del reato sia sull’esclusione della continuazione ex art. 81 c.p. Presentare un ricorso che ignora tali motivazioni, senza introdurre validi argomenti di diritto, si traduce in un abuso dello strumento processuale, che giustifica una declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma definitiva della condanna, ma comporta anche oneri economici per il ricorrente. In questo caso, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità specifici e concreti della sentenza impugnata, e non può essere una semplice riproposizione di argomenti di fatto già esaminati e respinti nei gradi di merito.

Per quali ragioni la Corte di Cassazione può dichiarare un ricorso inammissibile?
La Corte può dichiarare un ricorso inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, ovvero privi di fondamento giuridico evidente, o quando sono meramente riproduttivi di censure già esaminate e respinte dal giudice di merito.

Cosa significa che i motivi di un ricorso sono ‘meramente riproduttivi’?
Significa che l’appellante si limita a riproporre le stesse argomentazioni e critiche già presentate e valutate negativamente nel precedente grado di giudizio, senza introdurre nuovi profili di illegittimità della decisione impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso dichiarato inammissibile?
La persona che presenta un ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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