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Ricorso inammissibile: motivi manifestamente infondati

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per lesioni personali pluriaggravate. I motivi dell’appello sono stati giudicati manifestamente infondati, in quanto basati su errori procedurali, questioni non sollevate in precedenza e critiche a decisioni (su attenuanti e recidiva) che la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi sono Manifestamente Infondati

L’accesso alla Corte di Cassazione è un momento cruciale del sistema giudiziario, ma è soggetto a regole precise. Non basta essere insoddisfatti di una sentenza per ottenere un nuovo esame del caso. Con l’ordinanza in commento, la Suprema Corte ribadisce i confini del proprio giudizio, dichiarando un ricorso inammissibile perché basato su motivi palesemente privi di fondamento. Questa decisione offre spunti importanti sui requisiti di un ricorso e sulle conseguenze di un’impugnazione presentata in modo errato.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di lesioni personali pluriaggravate, con l’applicazione della recidiva reiterata. La Corte di Appello di Bari aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riducendo la pena a due anni e sei mesi di reclusione. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, sollevando quattro distinti motivi di doglianza.

L’Analisi della Corte e i Motivi del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascuno dei motivi presentati, concludendo per la loro manifesta infondatezza e, di conseguenza, per l’inammissibilità dell’intero ricorso. Vediamo nel dettaglio perché ogni punto è stato respinto.

Errore sulla Partecipazione all’Udienza

Il ricorrente lamentava la mancata partecipazione all’udienza d’appello, sostenendo una violazione del suo diritto di difesa. La Cassazione ha smontato facilmente questa tesi, evidenziando un errore macroscopico: i documenti citati a supporto (un avviso e una richiesta di traduzione) si riferivano a un procedimento completamente diverso, con numeri di registro differenti. Inoltre, il processo d’appello in questione si era svolto con rito cartolare, una modalità che non prevede la partecipazione fisica dell’imputato. Pertanto, nessuna violazione era stata commessa.

Questioni non Sollevate in Appello

Il secondo motivo, relativo all’affermazione di responsabilità, è stato dichiarato inammissibile perché sollevava questioni che non erano state devolute con la necessaria specificità nel precedente grado di giudizio. La Corte ha ricordato un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non può essere l’occasione per introdurre argomenti nuovi che avrebbero dovuto essere discussi davanti alla Corte d’Appello.

Mancata Concessione delle Attenuanti Generiche

Il ricorrente si doleva anche della mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Anche questo motivo è stato giudicato infondato. La Corte di Appello aveva fornito una motivazione adeguata, basata su specifici indici di natura personale e fattuale che giustificavano il diniego. La Cassazione ha ribadito che il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole, ma può limitarsi a indicare quelli ritenuti decisivi.

Riconoscimento della Recidiva

Infine, la Corte ha respinto la critica relativa al riconoscimento della recidiva. La decisione della Corte d’Appello era, anche in questo caso, correttamente motivata, facendo riferimento ai precedenti penali dell’imputato e al nuovo reato come sintomo di una rinnovata e persistente pericolosità sociale.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su un’applicazione rigorosa dei principi che regolano il giudizio di legittimità. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano, nel loro complesso, palesemente privi di pregio giuridico. Si basavano su errori fattuali (la confusione tra procedimenti diversi), violazioni procedurali (l’introduzione di censure nuove) e tentativi di ottenere una nuova valutazione del merito su punti (attenuanti e recidiva) che erano già stati oggetto di una motivazione logica e congrua da parte del giudice precedente. La Corte non ha il compito di riesaminare i fatti, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un chiaro monito sull’importanza di redigere un ricorso per cassazione con precisione e cognizione di causa. Un’impugnazione basata su errori evidenti o su motivi che esulano dai poteri della Suprema Corte non solo è destinata al fallimento, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia rafforza il ruolo della Cassazione come giudice della legalità e non come un terzo grado di merito, sottolineando che solo vizi di legittimità concreti e ben argomentati possono trovare accoglimento.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, ad esempio se si basano su errori procedurali evidenti, sollevano questioni che dovevano essere discusse nel grado precedente, o contestano valutazioni di merito già adeguatamente motivate dal giudice d’appello.

È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle attenuanti generiche?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice di merito è assente, contraddittoria o palesemente illogica. Se il giudice ha fornito una giustificazione adeguata basata su elementi concreti, come in questo caso, la sua valutazione non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione.

La mancata presenza dell’imputato in udienza è sempre una violazione del diritto di difesa?
No. Come chiarito dalla Corte, se il processo si svolge con “rito cartolare”, che prevede uno scambio di atti scritti, la presenza fisica dell’imputato non è richiesta. Pertanto, in tale contesto, la sua assenza non costituisce alcuna violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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