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Ricorso inammissibile: motivi infondati e generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, respingendo le doglianze dell’imputato. I motivi, relativi alla recidiva, alla prescrizione e alla valutazione delle prove, sono stati giudicati manifestamente infondati, generici e preclusi. La decisione sottolinea come la genericità e l’infondatezza delle censure portino al rigetto in sede di legittimità, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce un ricorso inammissibile, evidenziando l’importanza di formulare motivi di impugnazione specifici, pertinenti e giuridicamente fondati. Quando le doglianze presentate sono generiche, ripetitive o palesemente infondate, l’esito è quasi sempre una dichiarazione di inammissibilità, che preclude ogni discussione sul merito della questione e comporta conseguenze economiche per il ricorrente. Analizziamo nel dettaglio questa decisione per comprendere i criteri seguiti dai giudici di legittimità.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, ha presentato ricorso per cassazione avverso la sentenza. L’appello si basava su una serie di motivi che contestavano diversi aspetti della decisione di secondo grado, tra cui il trattamento sanzionatorio legato alla recidiva, il calcolo della prescrizione del reato e la valutazione complessiva delle prove a suo carico.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte Suprema ha esaminato punto per punto i motivi addotti dal ricorrente, rigettandoli tutti in quanto non conformi ai requisiti richiesti dalla legge per un valido ricorso in sede di legittimità.

Primo Motivo: Recidiva e Presunta Incostituzionalità

Il ricorrente lamentava una errata applicazione della recidiva nel bilanciamento con le attenuanti e sollevava dubbi sulla costituzionalità dell’art. 99 del codice penale. La Corte ha liquidato queste doglianze come manifestamente infondate e generiche, richiamando consolidati orientamenti giurisprudenziali che confermano la legittimità e la corretta applicazione della norma.

Secondo Motivo: Prescrizione e Calcolo della Pena

Le censure relative alla prescrizione del reato sono state anch’esse giudicate manifestamente infondate. La Corte ha specificato che il calcolo dell’aumento di pena per la recidiva reiterata infraquinquennale era stato eseguito correttamente, applicando l’aumento di due terzi previsto dalla legge. Inoltre, una critica ulteriore sulla recidiva è stata ritenuta preclusa, poiché in appello il ricorrente si era limitato a chiedere un bilanciamento più favorevole delle circostanze, senza contestare la recidiva in sé.

Terzo Motivo: Valutazione delle Prove

Infine, le critiche mosse contro la valutazione delle prove e il giudizio di responsabilità sono state qualificate come doglianze di puro fatto, generiche e meramente riproduttive di argomenti già esaminati e respinti dal giudice di merito. La Cassazione ha ribadito il suo ruolo di giudice di legittimità, che non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella compiuta nei gradi precedenti, a meno di vizi logici o giuridici palesi, qui non riscontrati.

Le Motivazioni della Dichiarazione di Inammissibilità

La Corte ha concluso che l’intero ricorso, così come i motivi aggiunti successivamente presentati, doveva essere dichiarato inammissibile. La ragione fondamentale risiede nella natura stessa dei motivi proposti: non erano critiche specifiche contro errori di diritto commessi nella sentenza impugnata, ma piuttosto tentativi di ottenere una nuova valutazione del merito della causa. La giurisprudenza di legittimità è costante nel ritenere che motivi generici, che non si confrontano analiticamente con le ragioni della decisione impugnata, o che sollevano questioni di fatto, non superano il vaglio di ammissibilità. La manifesta infondatezza delle censure ha completato il quadro, rendendo inevitabile la pronuncia.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito: per accedere al giudizio di Cassazione non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza. È indispensabile articolare motivi di ricorso che identifichino precisi errori di diritto o vizi di motivazione, supportandoli con argomentazioni giuridiche solide e pertinenti. Un ricorso basato su censure generiche o fattuali è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguenza non solo di vedere confermata la condanna, ma anche di essere condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione viene considerato “manifestamente infondato”?
Un motivo di ricorso è considerato “manifestamente infondato” quando le argomentazioni presentate sono palesemente prive di fondamento giuridico, basandosi su tesi già respinte da consolidati orientamenti giurisprudenziali o su interpretazioni errate della legge, al punto da non richiedere un esame approfondito per essere rigettate.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamini il merito del ricorso. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione non consentita dalla legge.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, di norma non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Pertanto, non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. Si può contestare solo la motivazione della sentenza se risulta manifestamente illogica, contraddittoria o carente, ma non la scelta del giudice di credere a un testimone piuttosto che a un altro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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