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Ricorso inammissibile: motivi generici non bastano

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con l’aggravante di aver causato un sinistro. La decisione si basa sulla constatazione che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello, ritenute generiche e non idonee a evidenziare vizi logici nella sentenza impugnata. Questo caso sottolinea il principio per cui il ricorso inammissibile non consente alla Corte di entrare nel merito della questione.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Rigetta l’Appello per Guida in Stato di Ebbrezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: non basta essere in disaccordo con una sentenza per poterla impugnare con successo. Il caso in esame, relativo a una condanna per guida in stato di ebbrezza, si è concluso con una dichiarazione di ricorso inammissibile, offrendo spunti cruciali su come strutturare un ricorso per Cassazione efficace. Analizziamo la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Un automobilista veniva condannato sia in primo grado sia in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’art. 186 del Codice della Strada, con l’applicazione dell’aggravante per aver causato un incidente stradale. Non ritenendosi soddisfatto della decisione della Corte d’Appello, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi al suo difensore per contestare la sentenza su più fronti.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

Il ricorso si basava essenzialmente su tre ordini di motivi: una contestazione sulla valutazione delle prove, una critica sulla sussistenza dell’aggravante e doglianze relative alla determinazione della pena.

Tuttavia, la Suprema Corte ha ritenuto tutti i motivi infondati, portando a una declaratoria di ricorso inammissibile.

La Mera Reiterazione dei Motivi d’Appello

Per quanto riguarda i primi due motivi, con cui si contestava la valutazione degli elementi di prova, i giudici di legittimità hanno osservato che le argomentazioni difensive non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelle già presentate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. La Corte di merito le aveva disattese con motivazioni ritenute logiche e non censurabili in sede di Cassazione. Riproporre le stesse argomentazioni senza individuare un vizio logico specifico nella sentenza impugnata non è una strategia valida.

La Genericità dei Motivi sull’Aggravante

Anche il terzo motivo, relativo all’insussistenza dell’aggravante di aver causato un sinistro, è stato giudicato negativamente. La Corte ha definito i rilievi “del tutto genericamente posti”, ritenendoli inidonei a scalfire il solido impianto argomentativo delle sentenze di merito. Un motivo di ricorso, per essere efficace, deve essere specifico e puntuale, non vago o generico.

La Congruità della Pena e il Ruolo della Cassazione

Infine, per quanto riguarda le lamentele sul trattamento sanzionatorio, la Cassazione ha ricordato il proprio consolidato orientamento. Il giudizio di cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito. La valutazione sulla congruità della pena è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. È inammissibile una censura che miri a una nuova valutazione della pena, a meno che non si dimostri che la decisione sia stata frutto di “mero arbitrio o di un ragionamento illogico”. Poiché la Corte d’Appello aveva motivato adeguatamente la congruità della pena scelta, anche questo motivo è stato respinto, contribuendo all’esito del ricorso inammissibile.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono chiare e lineari. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non possedevano i requisiti richiesti dalla legge per un giudizio di legittimità. In particolare, le censure erano:
Ripetitive: si limitavano a riproporre le stesse questioni già esaminate e rigettate in appello, senza attaccare la logicità della motivazione della sentenza di secondo grado.
Generiche: le critiche all’aggravante erano formulate in modo vago, senza argomenti specifici capaci di incrinare la decisione dei giudici di merito.
Orientate al merito: le doglianze sulla pena chiedevano alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, compito che esula dalle sue funzioni, essendo il suo ruolo limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione.
La Corte ha quindi concluso che l’apparato argomentativo della sentenza impugnata era solido e immune da vizi logici, rendendo l’impugnazione priva di fondamento.

Le conclusioni

La decisione in commento rappresenta un importante monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente contestare la ricostruzione dei fatti o l’entità della pena; è necessario dimostrare un errore di diritto o un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso basato su motivi generici o sulla semplice riproposizione di argomenti già vagliati è destinato all’inammissibilità, con la conseguenza non solo di vedere confermata la condanna, ma anche di essere condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dai giudici dei gradi precedenti?
No, se la contestazione si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza evidenziare specifici vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso di questo tipo è considerato inammissibile.

Per quale motivo è stata respinta la critica sull’aggravante di aver causato un incidente?
La Corte ha ritenuto i rilievi sull’insussistenza dell’aggravante come “del tutto genericamente posti” e, pertanto, inidonei a mettere in discussione le argomentazioni logiche e coerenti fornite dai giudici di merito nelle sentenze precedenti.

La Corte di Cassazione può modificare la pena decisa dai giudici precedenti?
Di norma no. La Corte di Cassazione ha chiarito che una censura che mira a una nuova valutazione della congruità della pena è inammissibile, a meno che non si dimostri che la sua determinazione sia stata frutto di “mero arbitrio o di un ragionamento illogico”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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