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Ricorso inammissibile: motivi generici e valutazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di cui all’art. 493-ter c.p. (indebito utilizzo di carte di pagamento). La Corte ha stabilito che i motivi d’appello non possono essere una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in secondo grado e che la valutazione del giudice di merito sulla concessione delle attenuanti generiche è insindacabile in sede di legittimità se non palesemente illogica. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione e i Limiti del Giudizio

Quando un imputato decide di portare il proprio caso fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, deve essere consapevole dei rigidi paletti procedurali che ne regolano l’accesso. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione mal formulata possa portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, chiudendo definitivamente la vicenda processuale. Questo concetto è fondamentale per comprendere la funzione della Suprema Corte, che non è un terzo grado di merito, ma un giudice della legittimità delle decisioni precedenti. Analizziamo il caso per capire quali errori evitare.

I Fatti del Processo

Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello di Brescia per il reato previsto dall’art. 493-ter del codice penale (indebito utilizzo di carte di pagamento), ha proposto ricorso in Cassazione affidandosi a due motivi principali:

1. Erronea valutazione della prova: Si contestava la correttezza dell’identificazione dell’imputato, ritenendo che i giudici di merito avessero sbagliato a valutare le prove a disposizione (nello specifico, dei fotogrammi).
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava il fatto che la Corte d’Appello non avesse concesso una riduzione di pena, nonostante gli elementi a favore dell’imputato.

Entrambi i motivi, tuttavia, sono stati ritenuti inammissibili dalla Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento non solo delle spese processuali, ma anche di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione, sebbene drastica, è una diretta conseguenza della natura stessa del giudizio di legittimità.

Le Motivazioni: Analisi del Ricorso Inammissibile

La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché nessuno dei due motivi potesse trovare accoglimento, fornendo importanti chiarimenti sulla tecnica di redazione di un ricorso in Cassazione.

Il Primo Motivo: la Trappola della Reiterazione

Il primo punto, relativo all’identificazione dell’imputato, è stato giudicato inammissibile perché si risolveva in una “pedissequa reiterazione” di argomenti già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. In altre parole, la difesa si è limitata a riproporre le stesse obiezioni, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la logica giuridica della sentenza impugnata. La Cassazione ha ribadito che il suo compito non è rivalutare le prove (come i fotogrammi), ma verificare se il giudice di merito abbia motivato la sua decisione in modo corretto e non contraddittorio. Un ricorso che chiede semplicemente di “rivedere i fatti” è considerato non specifico e solo “apparente”, quindi destinato all’inammissibilità.

Il Secondo Motivo: la Discrezionalità del Giudice sulle Attenuanti

Anche il secondo motivo, sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha richiamato un principio consolidato: la concessione o il diniego delle attenuanti generiche è una valutazione ampiamente discrezionale del giudice di merito. In sede di legittimità, tale decisione può essere censurata solo se la motivazione è palesemente illogica o contraddittoria. Inoltre, la Corte ha sottolineato che il giudice non è tenuto a esaminare e confutare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole; è sufficiente che indichi le ragioni decisive che lo hanno portato a negare il beneficio, implicitamente superando tutte le altre argomentazioni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione. Le lezioni che possiamo trarre sono due:

1. Specificità dei motivi: Il ricorso non può essere una semplice riproposizione delle difese svolte nei gradi precedenti. Deve, invece, individuare con precisione i vizi logico-giuridici della sentenza impugnata.
2. Rispetto dei limiti del giudizio di legittimità: Non si può chiedere alla Cassazione di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione a quella, non palesemente illogica, del giudice di merito. Un ricorso inammissibile non solo porta al rigetto della domanda, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente, con la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici. Il primo motivo era una semplice ripetizione di argomenti già respinti in appello, senza una critica specifica alla sentenza. Il secondo contestava una decisione discrezionale del giudice (la negazione delle attenuanti generiche) senza dimostrare una manifesta illogicità nella sua motivazione.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove come i fotogrammi?
No. Sulla base di questa ordinanza, la Corte di Cassazione non agisce come un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti o le prove, come i fotogrammi. Il suo ruolo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza precedente.

Il giudice deve sempre motivare nel dettaglio perché nega le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole. È sufficiente che la sua motivazione si basi sugli elementi ritenuti decisivi o più rilevanti per giustificare il diniego, superando così implicitamente tutte le altre argomentazioni delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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