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Ricorso inammissibile: motivi generici e ripetitivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per tentato furto. I motivi, ritenuti generici e semplici ripetizioni di quelli d’appello, non hanno superato il vaglio di legittimità, portando alla conferma della condanna e a sanzioni pecuniarie per la ricorrente.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Critica Generica non Basta

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per accedervi è necessario rispettare requisiti formali e sostanziali molto stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità e la ripetitività dei motivi possano condurre a un ricorso inammissibile, con conseguenze negative per il ricorrente. Analizziamo questa decisione per comprendere i principi che governano l’impugnazione di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da una condanna per tentato furto aggravato, emessa dal Tribunale e confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello. La sentenza d’appello aveva condannato l’imputata a una pena di otto mesi di reclusione e 200 euro di multa. Insoddisfatta della decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due principali doglianze: una presunta carenza di motivazione sulla quantificazione della pena e l’illogicità del diniego di sostituire la detenzione carceraria con la detenzione domiciliare sostitutiva.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, giungendo a una conclusione netta: l’impugnazione è inammissibile. Vediamo nel dettaglio perché questa decisione è un esempio emblematico di come un ricorso inammissibile possa nascere da una formulazione non adeguata delle censure.

La Questione sulla Riduzione della Pena

Il primo motivo lamentava che i giudici di merito non avessero motivato a sufficienza la mancata applicazione di una riduzione di pena più consistente per la fattispecie tentata. La Cassazione ha respinto questa critica, ribadendo un principio consolidato: l’obbligo di una motivazione dettagliata sulla pena scatta solo quando questa si avvicina al massimo edittale o supera significativamente la media. Nel caso di una pena prossima al minimo, come quella in esame, la scelta del giudice si considera implicitamente fondata sui criteri dell’art. 133 del codice penale e non è sindacabile in sede di legittimità.

La Critica sulla Mancata Sostituzione della Pena

Il secondo motivo, relativo alla mancata sostituzione della pena detentiva, è stato giudicato ancora più debole. La Corte ha osservato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse identiche argomentazioni già presentate e respinte, con adeguata motivazione, dalla Corte d’Appello. Il ricorrente non si è confrontato criticamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata, venendo meno al requisito essenziale di specificità del ricorso.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Cassazione è un vero e proprio manuale sui requisiti di ammissibilità del ricorso. I giudici hanno sottolineato che la funzione tipica dell’impugnazione è la ‘critica argomentata’ del provvedimento che si contesta. Questo significa che il ricorso deve instaurare un dialogo puntuale con la decisione precedente, indicando specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che ne giustificano la censura.

Se il ricorso, come nel caso di specie, si limita a riprodurre le lamentele già sollevate in appello, senza analizzare e criticare le risposte fornite dal giudice del secondo grado, perde la sua funzione. Diventa un atto sterile che non adempie allo scopo per cui è previsto dalla legge. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità, evidenziando come sia impossibile per il giudice di legittimità esaminare motivi che non si confrontano con la sentenza impugnata ma si limitano a lamentare genericamente una presunta carenza o illogicità della motivazione.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: un ricorso non può essere una semplice riproposizione di argomenti già spesi. Deve essere un’analisi critica, specifica e puntuale della sentenza di secondo grado. L’esito di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro. Un monito a formulare le impugnazioni con la dovuta diligenza e specificità, per evitare che un diritto si trasformi in un ulteriore onere.

Quando un giudice deve motivare in modo dettagliato la scelta della pena?
Secondo la Corte, l’obbligo di una motivazione specifica e dettagliata sorge solo quando la pena inflitta è prossima al massimo previsto dalla legge o comunque superiore alla media. Per le pene vicine al minimo edittale, la motivazione si considera implicita nei criteri generali di legge.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile se ripropone gli stessi motivi dell’appello?
Perché la funzione del ricorso è quella di muovere una critica argomentata alla sentenza impugnata. Se ci si limita a ripetere le stesse doglianze già respinte in appello, senza confrontarsi con le motivazioni di quella decisione, il ricorso manca di specificità e non adempie alla sua funzione, risultando quindi inammissibile.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Oltre alla conferma della decisione impugnata, la dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata quantificata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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