LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: motivi generici e reiterativi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazione delle misure di prevenzione. I motivi sono stati giudicati reiterativi di doglianze già esaminate e manifestamente infondati, in particolare sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea la necessità di specificità e novità nei motivi di ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Rigetta per Motivi Reiterativi

Presentare un ricorso in Cassazione richiede tecnica, precisione e, soprattutto, la capacità di formulare censure specifiche contro la sentenza impugnata. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, ribadendo principi fondamentali della procedura penale. Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato contro una condanna per la violazione delle prescrizioni imposte da una misura di prevenzione, ma le lezioni che se ne traggono hanno una valenza generale.

I Fatti di Causa

Un soggetto, condannato dalla Corte di Appello di Palermo per il reato previsto dall’art. 76, comma 3, del D.Lgs. n. 159/2011 (Codice Antimafia), decideva di impugnare la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione. La sua difesa si basava essenzialmente su due motivi principali, ritenendo che la corte territoriale avesse errato nella sua valutazione.

L’Analisi dei Motivi del Ricorso Inammissibile

Il ricorrente lamentava due distinti vizi della sentenza di secondo grado. Vediamo nel dettaglio come la Corte di Cassazione li ha analizzati e perché ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato.

Il primo motivo criticava il presunto mancato confronto da parte dei giudici d’appello con le specifiche doglianze formulate nell’atto di gravame. La Cassazione, tuttavia, ha liquidato questa censura come un motivo non consentito. Esso, infatti, non faceva altro che riproporre pedissequamente le stesse argomentazioni già adeguatamente vagliate dalla Corte d’Appello, configurandosi quindi come un motivo puramente reiterativo.

Il secondo motivo, anch’esso giudicato infondato, riguardava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Anche in questo caso, la Suprema Corte ha evidenziato come la Corte territoriale avesse fornito una motivazione congrua e logica per escludere tale scriminante, basandosi su un elemento chiave: l’intensità dell’offesa.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati in materia di impugnazioni. In primo luogo, viene ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. La sua funzione è quella di controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non di riesaminare i fatti.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha sottolineato un onere preciso a carico del ricorrente che lamenta un’omessa valutazione: non è sufficiente denunciare il silenzio del giudice, ma è necessario specificare il contenuto dell’argomento trascurato e, soprattutto, dimostrarne la decisività. In altre parole, bisogna spiegare perché, se quel punto fosse stato considerato, la decisione sarebbe potuta essere diversa. In assenza di tale specificazione, il motivo risulta generico e, di conseguenza, inammissibile.

Sul secondo motivo, relativo all’art. 131-bis c.p., la Corte ha confermato la correttezza dell’operato dei giudici di merito. La valutazione sulla particolare tenuità del fatto è una questione di merito che, se supportata da una motivazione adeguata e non manifestamente illogica (come nel caso di specie, dove si è fatto riferimento all’intensità dell’offesa), non è sindacabile in sede di legittimità. Un ricorso inammissibile non può pretendere una nuova valutazione dei fatti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Un ricorso, per superare il vaglio di ammissibilità, deve essere specifico, non meramente ripetitivo di argomentazioni già respinte e deve individuare vizi di legittimità concreti nella sentenza impugnata. La presentazione di un ricorso generico o manifestamente infondato non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche conseguenze economiche negative. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a tutelare l’efficienza del sistema giudiziario.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se i motivi sono generici, si limitano a ripetere argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi precedenti (motivi reiterativi), oppure sono manifestamente infondati, cioè privi di qualsiasi possibilità di accoglimento.

Cosa deve fare chi ricorre se lamenta un’omessa valutazione da parte del giudice d’appello?
Il ricorrente ha l’onere di specificare il contenuto preciso del motivo che assume non sia stato valutato e deve dimostrare la sua decisività, ovvero spiegare come la sua considerazione avrebbe potuto portare a una decisione diversa.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver presentato un’impugnazione con colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati