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Ricorso inammissibile: motivi generici e reiterati

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano generici, non specifici e si limitavano a reiterare argomenti già respinti in appello. La Corte ha sottolineato la necessità di una critica argomentata alla sentenza impugnata, confermando la condanna dell’imputato per occupazione abusiva e detenzione di merce contraffatta a fini commerciali. La decisione ribadisce l’importanza dei requisiti formali del ricorso.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sui requisiti essenziali per presentare un ricorso efficace. La decisione sottolinea come la genericità e la semplice ripetizione di argomenti già trattati in appello portino inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo caso, riguardante reati di occupazione abusiva e commercio di merce contraffatta, diventa emblematico per comprendere i doveri dell’avvocato e i limiti del giudizio di legittimità.

Il caso in esame: i fatti

L’imputato, condannato in primo e secondo grado, decideva di presentare ricorso per Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello. La condanna si basava su due principali accuse:
1. La detenzione di un’ingente quantità di merce contraffatta, in violazione della normativa sul diritto d’autore, destinata chiaramente al commercio.
2. L’occupazione abusiva di un locale dove la merce era immagazzinata.

Nel suo ricorso, l’imputato sollevava tre motivi di doglianza: contestava la prova del fine di lucro, invocava lo stato di necessità come causa di giustificazione per l’occupazione e lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche.

Analisi del ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione, con una motivazione sintetica ma incisiva, ha dichiarato il ricorso inammissibile per una serie di ragioni che meritano un’analisi approfondita. Secondo i giudici, tutti e tre i motivi presentati erano affetti da vizi insanabili che ne impedivano l’esame nel merito.

I motivi sono stati giudicati:
* Generici e indeterminati: Il ricorrente non ha indicato con precisione gli elementi alla base delle sue censure, impedendo alla Corte di individuare i rilievi mossi alla sentenza impugnata e di esercitare il proprio controllo. La legge, in particolare l’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale, richiede una specificità che qui mancava del tutto.
* Indeducibili e ripetitivi: Il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Questa ‘pedissequa reiterazione’ è inammissibile perché il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Esso deve contenere una critica argomentata e specifica contro le ragioni della decisione impugnata, non un semplice ‘copia e incolla’ dei motivi d’appello.

La questione del ricorso inammissibile per i singoli motivi

La Corte ha poi smontato ogni singolo motivo:
1. Fine di lucro: La difesa contestava la prova della destinazione al commercio della merce. La Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse già logicamente motivato che l’ingente quantità di prodotti contraffatti fosse incompatibile con un uso personale, rendendo la censura priva di fondamento.
2. Stato di necessità: L’imputato sosteneva che l’occupazione abusiva fosse giustificata da un’emergenza abitativa. Anche in questo caso, la Corte ha rilevato che la sentenza d’appello aveva già spiegato perché tale scriminante non fosse applicabile al caso di specie. Il ricorso non si confrontava con tale motivazione.
3. Attenuanti generiche: La richiesta di riduzione della pena era stata respinta in appello a causa delle modalità dell’azione e dell’assenza di elementi favorevoli. Il ricorso si limitava a lamentare la mancata concessione, senza criticare specificamente le ragioni addotte dai giudici di merito.

Le motivazioni della decisione

La Suprema Corte ha ritenuto che il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile perché non svolgeva la sua funzione tipica: quella di una critica argomentata e specifica contro il provvedimento impugnato. In assenza di un confronto reale con le motivazioni della sentenza d’appello, i motivi si sono rivelati meri tentativi di ottenere una nuova valutazione dei fatti, preclusa in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, come previsto in caso di ricorso inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione deve essere uno strumento tecnico e preciso, non un’ulteriore occasione per ridiscutere il merito della vicenda. La genericità, l’indeterminatezza e la ripetizione di motivi già esaminati costituiscono vizi che portano inevitabilmente all’inammissibilità dell’atto. Per i professionisti del diritto, ciò significa che la redazione del ricorso richiede uno studio approfondito della sentenza impugnata e la formulazione di critiche puntuali, logiche e pertinenti, pena l’immediata chiusura del processo senza neppure entrare nel vivo delle questioni sollevate.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è generico, indeterminato e non indica specificamente gli elementi su cui si fonda la critica alla sentenza impugnata, oppure quando si limita a ripetere argomenti già presentati e respinti in appello, senza una critica argomentata.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono ‘indeducibili’?
Significa che i motivi si risolvono in una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già esaminati e respinti dalla Corte di merito. In pratica, non introducono una critica specifica e nuova alla decisione impugnata, ma si limitano a riproporre le stesse lamentele, cosa non consentita nel giudizio di Cassazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un atto privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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