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Ricorso inammissibile: motivi generici e reiterati

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per commercio di prodotti contraffatti (art. 474 c.p.). I motivi sono stati giudicati una generica reiterazione di argomenti già respinti in appello e manifestamente infondati riguardo la richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.), confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Rigetta Motivi Generici

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una tecnica giuridica precisa e argomentazioni specifiche. Non è sufficiente ripetere le stesse difese utilizzate nei gradi precedenti. La recente ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa derivare proprio dalla mancanza di specificità e dalla mera riproposizione di motivi già esaminati. Il caso riguarda una condanna per il reato di commercio di prodotti contraffatti.

I Fatti del Caso: Condanna per Commercio di Prodotti Falsi

L’imputato era stato condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 474 del codice penale, ovvero per aver introdotto e commercializzato prodotti con marchi contraffatti. La Corte di Appello di Milano aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo provata la responsabilità penale dell’individuo.

Le Ragioni del Ricorso in Cassazione

Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa principalmente su due argomenti:

1. Vizio di motivazione: Contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato (il dolo), sostenendo che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente motivato la sua consapevolezza di vendere merce contraffatta.
2. Mancato riconoscimento di attenuanti: Lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) e un trattamento sanzionatorio eccessivamente severo.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni, ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che il ricorso non possedeva i requisiti minimi per essere esaminato. Vediamo nel dettaglio le ragioni.

La Reiterazione dei Motivi d’Appello

Il primo motivo di ricorso è stato liquidato come una serie di ‘mere doglianze in punto di fatto’. La Cassazione ha sottolineato che l’imputato non ha formulato una critica argomentata contro la sentenza d’appello, ma si è limitato a riproporre ‘pedissequamente’ gli stessi argomenti già presentati e respinti nel secondo grado di giudizio. Un ricorso in Cassazione, per essere valido, deve evidenziare specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata, non limitarsi a chiedere una nuova valutazione dei fatti.

La Manifesta Infondatezza degli Altri Motivi

Anche il secondo motivo, relativo all’art. 131 bis c.p. e alla pena, è stato ritenuto ‘manifestamente infondato’. La Corte ha osservato che i giudici d’appello avevano fornito una motivazione adeguata e congrua, facendo riferimento a elementi decisivi (contenuti nella sentenza impugnata) per escludere la particolare tenuità del fatto e per giustificare la pena inflitta, peraltro prossima ai minimi edittali.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un principio consolidato in giurisprudenza, richiamando diverse sentenze precedenti. Il ricorso per Cassazione deve avere una funzione di critica mirata e specifica alla decisione impugnata. Quando si limita a essere una mera riproduzione dei motivi d’appello, senza confrontarsi con le argomentazioni della Corte di merito che li ha respinti, il ricorso perde la sua specificità e diventa ‘solo apparente’.
Per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’art. 131 bis c.p., la Corte ha ribadito che l’onere argomentativo del giudice è assolto quando la motivazione fa riferimento a elementi concreti e rilevanti che giustificano la decisione. In questo caso, la Corte d’Appello aveva adempiuto a tale onere, rendendo la lamentela dell’imputato palesemente priva di fondamento.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un’importante lezione procedurale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di una difesa che non si adegua alle regole specifiche del giudizio di legittimità. Non si può utilizzare la Cassazione come un terzo grado di merito per ottenere una nuova valutazione delle prove. È necessario, invece, individuare e contestare con precisione i vizi di legittimità della sentenza. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende serve da monito sull’importanza di presentare ricorsi fondati e specifici.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se manca dei requisiti di legge, ad esempio quando si limita a ripetere gli stessi argomenti già presentati in appello senza criticare specificamente la motivazione della sentenza impugnata, oppure quando solleva questioni di fatto invece che di diritto.

Cosa significa che un motivo di ricorso è una ‘mera doglianza in punto di fatto’?
Significa che la contestazione non riguarda un errore di applicazione della legge (vizio di legittimità), ma un disaccordo con la ricostruzione dei fatti o la valutazione delle prove effettuata dal giudice di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e logica della decisione.

La Corte di Cassazione può riconsiderare l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. (particolare tenuità del fatto)?
La Corte può intervenire solo se la decisione del giudice di merito è viziata da un errore di diritto o se la motivazione è totalmente assente o manifestamente illogica. Se, come in questo caso, la motivazione è ritenuta adeguata e congrua, la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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