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Ricorso inammissibile: motivi generici e precedenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per esercizio abusivo della professione. I motivi sono stati giudicati generici e riproduttivi di censure già vagliate. La richiesta di pene sostitutive è stata respinta a causa di un giudizio prognostico negativo basato sui precedenti penali dell’imputato, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi di Appello sono Troppo Generici

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio cardine del processo penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della presentazione di motivi di appello generici, che non si confrontano in modo specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata. Analizziamo questa decisione, relativa a una condanna per esercizio abusivo della professione, per comprendere meglio i requisiti di ammissibilità di un ricorso e le conseguenze del loro mancato rispetto.

I Fatti del Caso e la Decisione della Corte d’Appello

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che confermava la condanna di un individuo per il reato di esercizio abusivo di una professione, previsto dall’articolo 348 del codice penale. L’imputato, non accettando la decisione, proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di contestazione.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Cassazione

L’imputato ha presentato due principali doglianze alla Suprema Corte:

1. Contestazione della responsabilità: Si censurava l’affermazione di colpevolezza, sia per quanto riguarda i fatti materiali sia per l’elemento soggettivo (cioè la consapevolezza e volontà di commettere il reato).
2. Mancata applicazione delle pene sostitutive: Si lamentava il fatto che la Corte d’Appello non avesse concesso pene alternative alla detenzione.

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una conclusione netta di inammissibilità.

Analisi del ricorso inammissibile: la genericità dei motivi

Per quanto riguarda il primo punto, la Corte ha definito le argomentazioni ‘generiche’. Invece di contestare punto per punto le motivazioni della Corte d’Appello, il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse censure già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio. Questo approccio è contrario alla funzione stessa del ricorso per Cassazione, che non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Un ricorso, per essere ammissibile, deve ‘misurarsi’ con la sentenza impugnata, evidenziandone specifici errori logici o giuridici, non limitarsi a una sterile ripetizione di argomenti già vagliati.

Il Ruolo dei Precedenti Penali nella Decisione

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse ampiamente e correttamente motivato la decisione di non concedere le pene sostitutive. La ragione risiedeva in un ‘giudizio prognostico negativo’, basato sulla presenza di ‘importanti precedenti’ a carico dell’imputato. In altre parole, la storia criminale del soggetto non permetteva al giudice di formulare una previsione favorevole sul suo futuro comportamento, rendendo inopportuna la concessione di benefici.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi addotti non superavano il vaglio di specificità richiesto dalla legge. Il primo motivo era una mera riproduzione di argomenti già respinti, senza un confronto critico con l’apparato argomentativo della Corte territoriale. Il secondo motivo era manifestamente infondato, poiché la decisione di negare le pene sostitutive era stata giustificata in modo logico e coerente con la presenza di precedenti penali, elemento che legittima un giudizio prognostico sfavorevole. Di conseguenza, il ricorso non presentava alcun elemento valido per essere discusso nel merito.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di inammissibilità comporta due effetti immediati e gravosi per il ricorrente: la sentenza di condanna diventa definitiva e irrevocabile, e il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza rafforza un importante monito per gli operatori del diritto: la redazione di un ricorso per Cassazione richiede rigore, specificità e un’analisi critica della decisione impugnata. La semplice riproposizione di tesi difensive già sconfitte è una strategia destinata al fallimento, con conseguenze economiche negative per l’assistito.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se i motivi sono generici, si limitano a ripetere censure già respinte nei precedenti gradi di giudizio e non si confrontano in modo specifico e critico con le argomentazioni della sentenza che si sta impugnando.

La presenza di precedenti penali può impedire l’applicazione di pene sostitutive?
Sì, la Corte ha confermato che la presenza di importanti precedenti penali a carico di un imputato può giustificare un giudizio prognostico negativo, portando il giudice a negare la concessione di pene sostitutive al carcere.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a titolo di sanzione a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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