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Ricorso inammissibile: motivi generici e nuovi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazione del Codice della Strada. I motivi sono stati giudicati in parte riproduttivi di censure già respinte e in parte proposti per la prima volta in sede di legittimità, confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi di Appello non Superano il Vaglio della Cassazione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla corretta formulazione dei ricorsi e sui limiti del giudizio di legittimità. La Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per una violazione del Codice della Strada, sottolineando come la riproposizione di argomenti già vagliati o l’introduzione di nuove questioni in sede di Cassazione non siano consentite. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una sentenza della Corte d’Appello che confermava la condanna di un individuo per il reato previsto dall’articolo 116, commi 15 e 17, del Codice della Strada. L’imputato, non accettando la decisione, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due principali motivi di doglianza.

In primo luogo, contestava la prova della definitività di un precedente verbale di contestazione, elemento cruciale per la configurazione del reato. A suo dire, la sola testimonianza di un agente accertatore, che affermava l’assenza di impugnazioni registrate presso il proprio ufficio, non costituiva una prova sufficiente. In secondo luogo, lamentava la mancata concessione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131 bis del codice penale.

Analisi del ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte Suprema ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una conclusione netta: il ricorso era palesemente inammissibile. Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno evidenziato come si trattasse della mera riproposizione di una censura già adeguatamente analizzata e respinta dalla Corte d’Appello con argomentazioni corrette. La Corte ha ribadito che la testimonianza dell’agente era una prova idonea, non esistendo una norma che imponesse esclusivamente una prova documentale. Inoltre, ha sottolineato come sarebbe stato onere dell’imputato produrre documentazione a discarico, come la prova di un’avvenuta impugnazione del verbale, se esistente.

La tardività della richiesta di non punibilità

Il secondo motivo ha subito una sorte analoga. La Cassazione lo ha definito “del tutto generico” e, soprattutto, proposto per la prima volta in sede di legittimità. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto deve essere avanzata nei gradi di merito (Tribunale e Corte d’Appello), dove il giudice può valutare concretamente i fatti. Introdurre tale richiesta solo in Cassazione, il cui compito è valutare la corretta applicazione della legge e non i fatti, rende la doglianza inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi consolidati della procedura penale. Un ricorso è considerato ricorso inammissibile quando i motivi sono una semplice ripetizione di argomenti già discussi e respinti nei gradi precedenti, senza che vengano individuate specifiche criticità logico-giuridiche nella sentenza impugnata. Allo stesso modo, non è consentito introdurre nel giudizio di legittimità questioni nuove, che avrebbero dovuto essere sollevate e discusse nelle sedi appropriate, ovvero davanti al Tribunale e alla Corte d’Appello. La funzione della Cassazione non è quella di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di controllo sulla legittimità delle decisioni precedenti.

Le Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dalla legge, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a censure specifiche sulla violazione di legge o su vizi di motivazione, e non può trasformarsi in un’occasione per ridiscutere il merito dei fatti o per sollevare tardivamente questioni non affrontate nei precedenti gradi di giudizio.

Come può essere dimostrata in un processo la definitività di un verbale di contestazione?
Secondo la Corte, la definitività può essere provata anche attraverso la deposizione testimoniale di un agente accertatore che attesti l’assenza di impugnazioni registrate, non essendo richiesta obbligatoriamente una prova documentale. L’onere di provare il contrario, ovvero l’avvenuta impugnazione, spetta all’imputato.

È possibile chiedere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte ha stabilito che tale richiesta è inammissibile se proposta per la prima volta in sede di legittimità. Deve essere avanzata nei gradi di merito (Tribunale e Corte d’Appello), poiché richiede una valutazione dei fatti che esula dalle competenze della Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze legali quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per legge la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte nella sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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