LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: motivi generici e non specifici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per tentata estorsione. I motivi vengono respinti perché mirano a un riesame del merito, sollevano questioni non dedotte in appello o sono formulati in modo generico, confermando la decisione impugnata e la condanna dell’imputato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude le Porte all’Appello

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa segnare la fine del percorso giudiziario per un imputato. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha respinto il ricorso di un uomo condannato per tentata estorsione, delineando i rigidi confini del giudizio di legittimità. Questo caso sottolinea l’importanza di formulare i motivi di ricorso in modo tecnicamente ineccepibile, pena l’impossibilità di far valere le proprie ragioni davanti alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di concorso in tentata estorsione. L’imputato, secondo le corti di merito, avrebbe rivolto minacce ai gestori di un bar per ottenere un ingiusto profitto. Dopo la conferma della condanna in secondo grado da parte della Corte d’Appello, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, affidandosi a tre distinti motivi di censura.

I Motivi del Ricorso e la Dichiarazione di Inammissibilità

Il ricorrente ha tentato di smontare la decisione della Corte d’Appello su tre fronti:
1. Errata qualificazione giuridica: Sosteneva che i fatti dovessero essere inquadrati non come tentata estorsione, ma come esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 393 c.p.), contestando la valutazione delle prove testimoniali.
2. Mancato riconoscimento di attenuanti: Lamentava il diniego delle circostanze attenuanti generiche e la mancata applicazione dell’attenuante specifica di cui all’art. 62, n. 2, c.p.
3. Pena eccessiva: Giudicava la sanzione inflitta sproporzionata.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto ogni singolo motivo non meritevole di accoglimento, dichiarando l’intero ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato e smontato ciascun motivo di ricorso, fornendo preziose indicazioni sui limiti del proprio giudizio.

Primo Motivo: Il Divieto di Riesaminare i Fatti

La Corte ha ribadito un principio cardine del nostro sistema: il giudizio di cassazione è un sindacato di legittimità, non un terzo grado di merito. Il ricorrente, criticando la valutazione delle prove, chiedeva di fatto ai giudici di legittimità di sostituire la propria valutazione a quella, logica e coerente, dei giudici di appello. Questo tipo di richiesta è preclusa. La Corte ha sottolineato come i motivi fossero una mera reiterazione di argomenti già esaminati e motivatamente respinti in appello, rendendo la censura non specifica e solo apparente.

Secondo Motivo: La Preclusione Processuale

Per quanto riguarda le attenuanti, la Corte ha rilevato un vizio procedurale fatale. La richiesta di applicazione dell’attenuante di cui all’art. 62, n. 2, c.p. non era stata presentata come specifico motivo di appello. L’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale vieta di sollevare per la prima volta in Cassazione questioni che dovevano essere dedotte nei gradi di merito. Questa regola garantisce l’ordine e la progressione del processo, impedendo che vengano introdotte nuove doglianze in sede di legittimità.

Terzo Motivo: La Discrezionalità del Giudice di Merito sulla Pena

Infine, anche la censura relativa all’eccessività della pena è stata giudicata generica e inammissibile. La determinazione della sanzione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, che la commisura sulla base dei criteri stabiliti dagli artt. 132 e 133 del codice penale. Il sindacato della Cassazione su questo punto è limitato ai casi in cui la motivazione sia palesemente illogica, arbitraria o del tutto assente, circostanze non riscontrate nel caso di specie.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione si pone come un monito sulla necessità di rispettare rigorosamente le regole procedurali e i limiti del giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione ribadisce che non è possibile utilizzare la Cassazione come una terza istanza per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. L’appello deve essere fondato su vizi di legge o su difetti motivazionali evidenti e decisivi, e non su un generico dissenso rispetto alla valutazione operata dai giudici di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non rispettavano i requisiti richiesti. In particolare, il primo motivo mirava a un riesame dei fatti, non consentito in Cassazione; il secondo sollevava una questione non dedotta in appello; il terzo era troppo generico e contestava la discrezionalità del giudice di merito sulla determinazione della pena.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le testimonianze?
No, la Corte di Cassazione svolge un sindacato di legittimità, non di merito. Non può quindi riesaminare le prove, come le testimonianze, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria.

Cosa succede se un argomento non viene presentato come motivo specifico in appello?
Secondo l’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, quell’argomento non può, di regola, essere proposto per la prima volta in Cassazione. Si crea una preclusione processuale che impedisce al giudice di legittimità di esaminare la questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati