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Ricorso inammissibile: motivi generici e non proposti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da tre imputati condannati per ricettazione e altri reati. Il ricorso è stato respinto perché i motivi erano generici, ripetitivi di doglianze già esaminate in appello, e perché alcune richieste, come la non menzione della condanna, non erano state sollevate nel precedente grado di giudizio, interrompendo la catena devolutiva.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce i limiti dell’impugnazione

Con la sentenza n. 44783 del 2024, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti di specificità dei motivi di impugnazione e sul principio della catena devolutiva. Questa decisione sottolinea come la presentazione di motivi generici o non sollevati nei precedenti gradi di giudizio porti inevitabilmente al rigetto del ricorso, senza un esame del merito.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello che aveva parzialmente riformato una decisione di primo grado, condannando tre individui per reati legati all’introduzione nello Stato di prodotti con segni falsi e ricettazione. Insoddisfatti della decisione, gli imputati, tramite il loro difensore, hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni.

Le principali doglianze riguardavano presunte violazioni di legge e vizi di motivazione in relazione alla sussistenza dei reati contestati. In particolare, la difesa sosteneva che la contraffazione fosse palesemente riconoscibile e che mancassero prove sulla provenienza illecita dei beni per il reato di ricettazione. Inoltre, venivano lamentate l’omessa motivazione su richieste specifiche, come il riconoscimento del beneficio della non menzione della condanna.

Analisi dei motivi di ricorso e la decisione della Corte

La Suprema Corte ha esaminato i motivi di ricorso e li ha giudicati inammissibili per diverse ragioni. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali della procedura penale: la specificità dei motivi di ricorso e il rispetto della catena devolutiva.

La Corte ha osservato che i primi due motivi erano mere ripetizioni di argomentazioni già presentate e correttamente respinte dalla Corte di Appello. I ricorrenti, invece di confrontarsi con la motivazione della sentenza impugnata, si sono limitati a riproporre le stesse tesi difensive, offrendo una lettura alternativa dei fatti. Questo approccio, secondo la Cassazione, si traduce in una richiesta di riesame del merito, attività preclusa al giudice di legittimità.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella spiegazione delle ragioni dell’inammissibilità. La Corte ha ribadito che un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione delle censure mosse in appello. È necessario che il ricorrente si confronti criticamente con le argomentazioni della sentenza di secondo grado, evidenziando specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione. In mancanza di questo confronto, i motivi sono considerati generici e aspecifici, e quindi il ricorso inammissibile.

Ancora più netto è il giudizio sui motivi relativi alla mancata concessione della non menzione della condanna e dell’applicazione della particolare tenuità del fatto. La Corte ha rilevato che tali richieste non risultavano essere state formulate nell’atto di appello. Questo ha causato un’interruzione della cosiddetta ‘catena devolutiva’. In pratica, una questione che non è stata sottoposta al giudice d’appello non può essere presentata per la prima volta in Cassazione. Il ricorso, anche su questi punti, è stato quindi dichiarato inammissibile per non essere stato proposto nei gradi precedenti.

Le conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un monito per la difesa: la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’attenta analisi della sentenza impugnata e la formulazione di censure specifiche e pertinenti. Non è sufficiente ripetere argomentazioni già respinte. È fondamentale, inoltre, assicurarsi che tutte le questioni rilevanti siano state sollevate sin dai primi gradi di giudizio. In caso contrario, come dimostra questa pronuncia, si rischia una declaratoria di inammissibilità che preclude ogni possibilità di vedere esaminate nel merito le proprie ragioni, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile se i motivi sono generici?
Perché il ricorso si limita a ripetere doglianze già esaminate e respinte nei gradi precedenti, senza confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Questo equivale a una richiesta di rivalutazione dei fatti, che non è compito della Corte di Cassazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso non è stato proposto in appello e quali sono le conseguenze?
Significa che la specifica questione legale o la richiesta (ad esempio, un beneficio di legge) non è stata inclusa nell’atto di appello. La conseguenza è l’interruzione della ‘catena devolutiva’, che impedisce di presentare tale questione per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione, rendendo il relativo motivo inammissibile.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione un beneficio come la non menzione della condanna?
No, sulla base di questa sentenza non è possibile. La richiesta di benefici come la non menzione della condanna deve essere presentata nei gradi di merito (primo grado e appello). Se non viene sollevata in appello, non può essere validamente proposta per la prima volta con il ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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