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Ricorso inammissibile: motivi generici e limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato per estorsione contro la misura degli arresti domiciliari. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che tentavano un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità. La sentenza ribadisce che il controllo della Cassazione si limita alla coerenza logica e giuridica della motivazione del provvedimento impugnato, senza poter rivalutare le prove. Viene quindi confermata l’ordinanza del Tribunale del riesame.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: i Limiti del Giudizio in Cassazione

Quando un ricorso viene definito generico e quali sono le conseguenze? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i confini del giudizio di legittimità in materia di misure cautelari, evidenziando perché un ricorso inammissibile non può portare a un riesame dei fatti. Questo principio è fondamentale per comprendere il ruolo della Suprema Corte e i requisiti che un’impugnazione deve possedere per essere esaminata nel merito.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catania, che aveva confermato la misura degli arresti domiciliari per un soggetto indagato per il reato di estorsione in concorso. La difesa dell’indagato ha proposto ricorso per cassazione, contestando la decisione su tre fronti principali:

1. Violazione di legge sul fumus commissi delicti: Si lamentava una motivazione omessa o apparente riguardo ai gravi indizi di colpevolezza, sottolineando presunte incongruenze nelle dichiarazioni della persona offesa.
2. Mancanza di esigenze cautelari (art. 274, lett. a) c.p.p.): Si contestava l’assenza di una reale valutazione del pericolo di inquinamento probatorio.
3. Mancanza di esigenze cautelari (art. 274, lett. c) c.p.p.): Si criticava la valutazione sul pericolo di reiterazione del reato, ritenendo insufficiente il semplice richiamo a precedenti penali.

L’Analisi del Ricorso e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte di Cassazione, nell’analizzare i motivi del ricorso, ha ribadito un principio cardine del suo operato: il controllo di legittimità sulle misure cautelari personali non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. La Suprema Corte non può ricostruire i fatti né valutare l’attendibilità delle fonti di prova. Il suo compito è circoscritto alla verifica della coerenza logica e giuridica della motivazione fornita dal giudice di merito.

Le censure mosse dalla difesa, pur essendo formalmente presentate come violazioni di legge, si risolvevano, nella sostanza, in una richiesta di diversa valutazione delle circostanze e delle prove già esaminate dal Tribunale del Riesame. Questo approccio è inammissibile in sede di legittimità, poiché invita la Corte a sovrapporre il proprio giudizio a quello del merito, snaturando la sua funzione.

La Genericità del Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione del ricorso come ‘generico’ e ‘manifestamente infondato’. La difesa, secondo la Corte, si è limitata a proporre una lettura alternativa degli elementi di indagine, senza confrontarsi specificamente con la solida e persuasiva motivazione del Tribunale. Invece di evidenziare vizi logici o errori di diritto, i motivi di ricorso si sono tradotti in mere ‘petizioni di principio’, prive di un reale ancoraggio critico al provvedimento impugnato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso. Ha evidenziato come il Tribunale del Riesame avesse fornito una lettura ‘approfondita, chiara e persuasiva’ sia della consistenza indiziaria, caratterizzata da ‘evidente gravità’, sia delle esigenze cautelari. La motivazione del giudice del riesame era ben argomentata, basandosi sulle specifiche modalità del reato di estorsione e sulla chiara volontà minacciosa manifestata nei confronti della vittima.

In particolare, per quanto riguarda il pericolo di recidiva, la Cassazione ha sottolineato che il Tribunale aveva correttamente motivato la sua valutazione prognostica non solo sulla base dei precedenti penali, ma anche sulle caratteristiche dell’azione, sulla personalità del soggetto e sul contesto socio-ambientale. La decisione di applicare una misura restrittiva era dunque il risultato di un’analisi completa e non di un automatismo.

Le Conclusioni

La declaratoria di inammissibilità del ricorso rappresenta la logica conseguenza della sua genericità. La sentenza riafferma che per accedere al giudizio della Corte di Cassazione non è sufficiente dissentire dalla decisione di merito, ma è necessario formulare critiche specifiche che attingano a reali vizi di legittimità della motivazione. Proporre una semplice rilettura delle prove, senza demolire la coerenza logica del ragionamento del giudice precedente, conduce inevitabilmente a un ricorso inammissibile. Oltre alla conferma della misura cautelare, per il ricorrente è scattata anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a sanzione di un’impugnazione ritenuta priva di fondamento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici, non specifici e, nella sostanza, miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel riesame delle misure cautelari?
Il suo ruolo è limitato al controllo di legittimità, ovvero a verificare che la motivazione del provvedimento impugnato sia logicamente coerente e giuridicamente corretta, senza poter riesaminare nel merito gli elementi probatori o la ricostruzione dei fatti.

Cosa significa che i motivi del ricorso erano ‘generici’?
Significa che la difesa non ha individuato specifici errori di diritto o vizi logici nella decisione del Tribunale, ma si è limitata a proporre una lettura alternativa e più favorevole degli elementi di indagine, senza confrontarsi concretamente con le argomentazioni contenute nel provvedimento impugnato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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