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Ricorso inammissibile: motivi generici e infondati

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per furto aggravato. L’appello contestava la mancata applicazione della particolare tenuità del fatto, la recidiva e l’eccessività della pena. La Corte ha ritenuto i motivi in parte generici, in quanto non specificavano adeguatamente le censure, e in parte manifestamente infondati, riaffermando la piena discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce i requisiti di specificità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti di specificità che un atto di impugnazione deve possedere per essere esaminato nel merito. Il caso riguardava un individuo condannato per furto aggravato che aveva presentato ricorso contro la sentenza della Corte di Appello. La decisione sottolinea come la genericità delle censure e il rispetto della discrezionalità del giudice di merito siano ostacoli insormontabili per l’accoglimento di un appello.

I Fatti del Processo: Un Appello contro una Condanna per Furto

Il procedimento trae origine dalla condanna di un soggetto per il reato di furto aggravato, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Napoli. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a quattro distinti motivi volti a smontare l’impianto accusatorio e sanzionatorio.

I Motivi del Ricorso: Le Doglianze dell’Imputato

Il ricorrente ha articolato la sua difesa su quattro punti principali:

1. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: Si contestava la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., una causa di non punibilità per reati di modesta entità.
2. Errata applicazione della recidiva: Il ricorrente lamentava vizi nell’applicazione dell’aggravante della recidiva reiterata specifica infraquinquennale.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si denunciava una motivazione contraddittoria in merito al diniego delle circostanze attenuanti generiche.
4. Eccessività della pena: Infine, si contestava la pena inflitta come sproporzionata, lamentando una violazione di legge e un vizio motivazionale.

Il Giudizio della Cassazione su un ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi presentati, giungendo a una conclusione netta: il ricorso è inammissibile. La decisione si fonda su una distinzione precisa tra i diversi tipi di vizi lamentati.

Analisi dei Motivi Generici

I primi due motivi, relativi alla tenuità del fatto e alla recidiva, sono stati qualificati come ‘generici’. La Corte ha evidenziato che il ricorrente non ha rispettato il requisito di specificità imposto dall’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. In pratica, le censure erano state formulate in modo vago, senza indicare gli elementi concreti su cui si basavano e senza consentire alla Corte di individuare i punti critici della sentenza impugnata. Di fronte a una motivazione della Corte d’Appello ritenuta logica e completa, le doglianze astratte del ricorrente non potevano trovare accoglimento.

La Discrezionalità del Giudice e i Motivi Infondati

I restanti due motivi, concernenti le attenuanti generiche e l’entità della pena, sono stati giudicati ‘manifestamente infondati’. La Cassazione ha richiamato il principio consolidato secondo cui la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato nel rispetto dei criteri fissati dagli artt. 132 e 133 del codice penale. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato le sue scelte, facendo riferimento a elementi decisivi. Pertanto, non sussisteva alcuna violazione di legge o vizio motivazionale che potesse giustificare un intervento della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su due pilastri fondamentali del diritto processuale penale. In primo luogo, il principio di specificità dei motivi di ricorso, che impone all’appellante un onere di chiarezza e precisione, per evitare impugnazioni esplorative o meramente dilatorie. In secondo luogo, il rispetto per la valutazione discrezionale del giudice di merito sulla commisurazione della pena, un ambito in cui la Cassazione può intervenire solo in caso di palese illogicità o violazione di legge, circostanze non riscontrate nel caso in esame. La combinazione di motivi generici e manifestamente infondati ha quindi condotto inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità nel Ricorso

L’ordinanza in commento rappresenta un monito per chi intende impugnare una sentenza di condanna. La presentazione di un ricorso inammissibile non solo non porta ad alcun risultato utile per la difesa, ma comporta anche conseguenze economiche, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La decisione ribadisce che un ricorso in Cassazione non è una terza istanza di merito, ma un giudizio di legittimità dove ogni censura deve essere rigorosamente argomentata, specifica e fondata su vizi legalmente riconosciuti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i primi due motivi sono stati ritenuti ‘generici’, in quanto non indicavano in modo specifico gli elementi a sostegno delle censure, mentre gli altri due motivi sono stati giudicati ‘manifestamente infondati’, poiché contestavano decisioni rientranti nella discrezionalità del giudice di merito e adeguatamente motivate.

Cosa si intende per ‘motivo generico’ in un ricorso?
Un motivo di ricorso è ‘generico’ quando è formulato in modo vago e non rispetta i requisiti di specificità richiesti dalla legge (art. 581 c.p.p.), non consentendo al giudice dell’impugnazione di individuare con precisione i presunti errori della sentenza impugnata e le ragioni a sostegno.

La Corte di Cassazione può modificare la quantità della pena decisa dal giudice di merito?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito la quantità della pena. Il suo ruolo è verificare che la decisione sia stata presa nel rispetto della legge e con una motivazione logica e non contraddittoria. La graduazione della pena è una prerogativa discrezionale del giudice di merito, basata sui criteri degli artt. 132 e 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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