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Ricorso inammissibile: motivi generici e infondati

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della genericità dei motivi presentati. L’analisi si concentra sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. e sulla corretta interpretazione della recidiva, confermando che argomentazioni vaghe e non pertinenti non possono essere esaminate in sede di legittimità. La decisione sottolinea l’importanza di formulare censure specifiche e fondate contro le sentenze impugnate.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude le Porte

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti nel processo penale, segnando la fine del percorso di impugnazione. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce i principi fondamentali che regolano l’accesso al giudizio di legittimità, sottolineando come la genericità e la manifesta infondatezza dei motivi proposti portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Questo caso offre spunti preziosi per comprendere quali errori evitare nella redazione di un ricorso e come la Corte valuta le censure relative alla tenuità del fatto e alla recidiva.

I Fatti del Caso

Un imputato proponeva ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello che confermava la sua responsabilità penale. I motivi del ricorso si basavano su tre argomentazioni principali: la presunta inoffensività della condotta, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (prevista dall’art. 131-bis c.p.) e vizi di motivazione riguardo al trattamento sanzionatorio, con particolare riferimento alla gestione della recidiva.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La decisione si fonda sulla constatazione che nessuno dei motivi proposti superava il vaglio preliminare di ammissibilità, in quanto non consentiti dalla legge in sede di legittimità o palesemente privi di fondamento.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La Corte ha smontato punto per punto le doglianze del ricorrente, evidenziandone la debolezza strutturale e argomentativa.

Genericità della Censura sull’Offensività

Il primo motivo, relativo alla presunta inoffensività del fatto, è stato liquidato come del tutto generico. Il ricorrente, infatti, non si era soffermato su una puntuale connotazione del fatto che potesse supportare la sua tesi. Al contrario, la Corte ha rilevato che la sentenza impugnata aveva fornito indicazioni chiare a sostegno del giudizio di responsabilità, rendendo la censura immediatamente smentita e priva di consistenza.

Manifesta Infondatezza sulla Tenuità del Fatto

Anche la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stata giudicata manifestamente infondata. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione compiuta, spiegando che l’atteggiamento soggettivo dell’imputato era stato talmente intenso da risultare incompatibile con il riconoscimento della particolare tenuità dell’offesa. Il ricorso non ha saputo contrapporre argomenti validi a questa valutazione di merito, che è risultata logica e sufficientemente motivata.

Errata Interpretazione della Recidiva

Infine, la critica sulla misura della pena è crollata su un’errata interpretazione della decisione di primo grado. Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente ritenuto sussistente la recidiva, mentre il primo giudice l’avrebbe esclusa. La Cassazione ha chiarito che il giudice di primo grado non aveva affatto escluso la recidiva nei suoi tratti costitutivi, ma si era limitato a disapplicarla ai fini del calcolo della pena. Questa distinzione è cruciale: la recidiva esisteva, ma il giudice aveva scelto di non applicarne gli effetti aggravanti. Pertanto, il ragionamento del ricorrente, basato su un presupposto errato, era privo di ogni fondamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento è un chiaro monito sull’importanza del rigore tecnico e della specificità nella redazione dei ricorsi per cassazione. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di rivalutare i fatti del processo, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Motivi generici, che si limitano a riproporre questioni di merito o che si basano su un’errata lettura delle sentenze precedenti, non hanno alcuna possibilità di essere accolti.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi proposti non sono consentiti dalla legge, sono del tutto generici senza affrontare specificamente la sentenza impugnata, oppure sono manifestamente infondati.

Perché è stata respinta la richiesta di applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’?
La richiesta è stata respinta perché la sentenza impugnata aveva fornito una motivazione sufficiente e non illogica, evidenziando un atteggiamento soggettivo dell’imputato così intenso da essere considerato incompatibile con la tenuità dell’offesa.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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