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Ricorso inammissibile: motivi generici e di merito

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la vendita di prodotti con marchi falsi (art. 474 c.p.). La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello, un tentativo non consentito di rivalutare i fatti del caso e formulati in maniera troppo generica. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione non Supera l’Esame

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede rigore e precisione. Una recente ordinanza ci offre un chiaro esempio di come un appello, se non correttamente formulato, rischi di essere dichiarato ricorso inammissibile. Il caso riguarda un imprenditore condannato per commercio di prodotti con marchi contraffatti, la cui impugnazione è stata respinta senza neppure un esame nel merito. Analizziamo insieme perché.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo, emessa dalla Corte d’Appello, per il reato previsto dall’art. 474 del codice penale. L’imputazione era relativa alla detenzione e vendita di prodotti recanti marchi e loghi di noti brand, ritenuti falsi e idonei a ingannare i consumatori. Non accettando la sentenza di secondo grado, l’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e il verdetto sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i tre motivi di ricorso, ritenendoli tutti, per ragioni diverse, inammissibili. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della difesa e le ragioni della bocciatura.

Primo Motivo: La Semplice Ripetizione non Basta

Il ricorrente contestava la sua responsabilità penale, ma le sue argomentazioni sono state giudicate una ‘pedissequa reiterazione’ di quelle già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha sottolineato che un ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse difese, ma deve contenere una critica argomentata e specifica contro le ragioni della sentenza impugnata. In assenza di ciò, il motivo è considerato non specifico e, quindi, inammissibile.

Secondo Motivo: Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti

La difesa lamentava un ‘travisamento della prova’, sostenendo che i giudici di merito non avessero correttamente valutato elementi come la mancata assunzione di prove sulla registrazione dei marchi e una consulenza tecnica di parte. La Corte ha respinto questo motivo, ribadendo un principio fondamentale: la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti o le prove, ma solo controllare che la legge sia stata applicata correttamente. Tentare di ottenere una ‘rilettura’ degli elementi di fatto è un’operazione non consentita in questa sede.

Terzo Motivo: L’Importanza della Specificità

L’ultimo motivo di ricorso contestava la motivazione della Corte d’Appello sulla notorietà dei marchi sequestrati. Anche in questo caso, la censura è stata ritenuta ‘generica per indeterminatezza’. Secondo l’art. 581 del codice di procedura penale, chi ricorre deve indicare con precisione gli elementi che sostengono la sua critica. Il ricorrente, invece, si era limitato a una contestazione vaga, senza fornire elementi specifici per consentire alla Corte di individuare e valutare i presunti errori della sentenza.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, ha riaffermato che il ricorso per cassazione deve contenere una critica specifica e argomentata alla decisione impugnata, e non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. In secondo luogo, ha ribadito la propria natura di giudice di legittimità, il cui sindacato è limitato alla violazione di legge e ai vizi di motivazione, escludendo qualsiasi nuova valutazione del merito della causa. Infine, ha sanzionato la genericità dei motivi, che impedisce al giudice dell’impugnazione di esercitare il proprio controllo. L’insieme di queste carenze ha reso l’impugnazione processualmente invalida.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che la redazione di un ricorso per cassazione è un’attività tecnica che non ammette improvvisazione. Per evitare una declaratoria di inammissibilità, è essenziale che i motivi siano specifici, pertinenti e focalizzati su questioni di diritto, senza tentare di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto nei gradi di merito. La decisione si è conclusa con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, a conferma che un ricorso infondato comporta anche significative conseguenze economiche.

Perché non è sufficiente ripetere gli stessi argomenti dell’appello in un ricorso per Cassazione?
Non è sufficiente perché il ricorso in Cassazione deve contenere una critica specifica e argomentata delle motivazioni della sentenza impugnata. La mera riproposizione di argomenti già esaminati e respinti viene considerata un motivo non specifico e quindi inammissibile.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come una perizia o dei documenti?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o una ‘rilettura’ degli elementi di fatto. Il suo compito è solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza precedente.

Cosa succede se un motivo di ricorso è considerato troppo ‘generico’?
Se un motivo di ricorso è formulato in modo vago, senza indicare chiaramente gli errori contestati nella sentenza e gli elementi a supporto della critica, viene dichiarato inammissibile per genericità, in quanto non rispetta i requisiti prescritti dal codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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