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Ricorso inammissibile: motivi generici e critica assente

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da cinque imputati condannati per spaccio di stupefacenti. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano generici, non contenevano una critica specifica alla sentenza d’appello e si limitavano a riproporre le stesse questioni. Di conseguenza, ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Chiarisce i Requisiti Essenziali

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della presentazione di motivi generici, che non si confrontano criticamente con la decisione impugnata. Questa ordinanza offre uno spunto prezioso per comprendere come redigere un atto di impugnazione efficace e quali errori evitare per non vedersi chiudere le porte della giustizia per una questione puramente procedurale.

Il Percorso Giudiziario del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Rovigo nei confronti di cinque individui per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, aggravati dalla cospicua quantità. La sentenza di primo grado è stata successivamente confermata integralmente dalla Corte d’Appello di Venezia.

Contro la decisione di secondo grado, gli imputati hanno proposto un unico ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui: la valutazione dell’aggravante dell’ingente quantità, la mancata prevalenza delle attenuanti generiche e l’omessa disamina della pericolosità ai fini della possibile espulsione dal territorio nazionale.

Analisi del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi proposti e li ha giudicati inammissibili ai sensi dell’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale. La decisione si fonda su un punto cruciale: i ricorrenti non hanno sviluppato una critica puntuale e specifica delle argomentazioni contenute nella sentenza della Corte d’Appello.

Invece di contestare il ragionamento del giudice di secondo grado, il ricorso si è limitato a riproporre le stesse questioni già sollevate in appello, senza però confrontarsi con le risposte e le motivazioni fornite in quella sede. Questo approccio rende l’atto di impugnazione generico e, di conseguenza, inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha richiamato consolidati principi giurisprudenziali, tra cui la nota sentenza delle Sezioni Unite ‘Galtelli’, per sottolineare che l’atto di impugnazione deve possedere un contenuto essenziale di critica argomentata. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso, ma è necessario indicare con precisione le parti della sentenza che si contestano e spiegare in modo analitico le ragioni per cui si ritengono errate.

I giudici hanno osservato che i motivi del ricorso erano ‘non scanditi da necessaria analisi critica delle argomentazioni poste a base della decisione’. In altre parole, mancava quel dialogo a distanza con la sentenza impugnata che è l’essenza stessa del diritto di impugnazione. La Suprema Corte ha inoltre rilevato come la sentenza d’appello avesse fornito una ‘congrua e completa motivazione’ sulle questioni sollevate, motivazione con cui i ricorrenti non si sono confrontati.

L’esito inevitabile è stata la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Come conseguenza di tale decisione, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, non essendo state ravvisate ragioni per un esonero da tale condanna.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. La redazione di un atto di impugnazione, specialmente un ricorso per cassazione, richiede rigore e specificità. Non si tratta di una mera ripetizione di doglianze, ma di un’analisi critica e mirata della decisione che si intende contestare. È imperativo individuare i vizi logico-giuridici nel ragionamento del giudice precedente e articolarli in modo chiaro e persuasivo. Un ricorso che non soddisfa questi requisiti è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguenza di rendere definitiva la condanna e di aggiungere un ulteriore onere economico per l’imputato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e non contenevano una critica specifica e analitica delle argomentazioni della sentenza della Corte d’Appello. In pratica, si limitava a riproporre le stesse questioni senza confrontarsi con la motivazione del giudice precedente.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro per ciascuno.

Cosa richiede la Corte per considerare valido un motivo di ricorso?
La Corte richiede che i motivi di ricorso non siano una semplice riproposizione di argomenti già trattati, ma che contengano una critica specifica e argomentata della decisione impugnata. È necessario dimostrare perché il ragionamento del giudice precedente è errato, confrontandosi punto per punto con la sua motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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