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Ricorso inammissibile: motivi generici e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di lieve entità. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici, in quanto si limitavano a riproporre censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza un confronto critico con le motivazioni della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile in Cassazione: quando la genericità dei motivi porta alla condanna

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 11350/2024, offre un importante spunto di riflessione sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi. Il caso analizzato dimostra come la presentazione di un ricorso inammissibile, basato su motivi generici e ripetitivi, non solo sia destinata al fallimento, ma comporti anche significative conseguenze economiche per il ricorrente. Approfondiamo la vicenda e le ragioni della Suprema Corte.

I fatti all’origine del procedimento

Il procedimento trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e per una fattispecie di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990). L’imputato, ritenendo ingiusta la sentenza di secondo grado, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi di doglianza.

Le censure mosse con il ricorso

Il ricorrente basava la sua difesa su tre argomenti principali:

1. Contestazione della responsabilità penale: Si contestava la ricostruzione dei fatti e l’affermazione di colpevolezza per entrambi i reati.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava il fatto che i giudici di merito non avessero concesso le attenuanti previste dall’art. 62-bis del codice penale, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.
3. Errata applicazione della recidiva: Si criticava, seppur in modo implicito, la decisione della Corte di non disapplicare l’aggravante della recidiva.

La decisione della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, esaminati i motivi, ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un gradino prima, valutando la stessa struttura e formulazione del ricorso. Secondo i giudici supremi, le doglianze presentate erano del tutto generiche e non idonee a superare il vaglio di ammissibilità.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato in modo puntuale perché il ricorso inammissibile non potesse essere accolto. I primi due motivi, relativi alla responsabilità e alle attenuanti, sono stati giudicati come una mera riproposizione di argomenti già valutati e respinti dalla Corte d’Appello. Il ricorrente, infatti, non si era confrontato criticamente con l’apparato argomentativo della sentenza impugnata, ma si era limitato a ripetere le proprie tesi difensive. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso non può essere un ‘terzo grado’ di giudizio nel merito, ma deve evidenziare vizi logici o giuridici specifici nella decisione del giudice precedente. Limitarsi a enunciare censure già vagliate, senza attaccare il ragionamento logico-giuridico che le ha respinte, equivale a non formulare un valido motivo di ricorso.

Per quanto riguarda la recidiva, la Corte ha notato che la censura era stata affermata in modo talmente vago e implicito nell’atto di appello da giustificare pienamente la valutazione di inammissibilità già espressa dalla Corte territoriale.

Le conclusioni

La conclusione della vicenda è netta: il ricorso viene dichiarato inammissibile. Le conseguenze per il ricorrente non sono neutre. Oltre alla conferma definitiva della condanna, egli è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi specifici, pertinenti e critici nei confronti della sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile non è solo uno strumento difensivo inefficace, ma si trasforma in un ulteriore aggravio economico per l’imputato.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti previsti dalla legge. In questo caso, è stato ritenuto inammissibile perché i motivi erano generici, cioè non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata ma si limitavano a ripetere censure già respinte.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono “generici”?
Significa che le contestazioni sollevate dal ricorrente sono vaghe, astratte o semplicemente riproduttive di argomenti già presentati nei gradi di giudizio precedenti, senza individuare e criticare in modo puntuale i presunti errori logici o giuridici contenuti nella motivazione della sentenza che si intende impugnare.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Oltre alla conferma della condanna, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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