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Ricorso inammissibile: motivi generici e condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. I motivi sono stati ritenuti generici, in quanto mere ripetizioni di censure già valutate in appello e non un confronto critico con la motivazione della sentenza. Ne consegue la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché i Motivi Generici Portano alla Condanna

L’ordinanza n. 7120/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla tecnica redazionale dei ricorsi. Un ricorso inammissibile non solo vanifica la possibilità di ottenere una riforma della sentenza sfavorevole, ma comporta anche ulteriori conseguenze economiche per i ricorrenti. Questo caso, riguardante una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, dimostra come la genericità dei motivi di appello sia un errore fatale nel processo penale.

I Fatti del Processo e l’Impugnazione

Due soggetti, condannati in secondo grado dalla Corte d’Appello di Roma per il reato di cui all’art. 337 del codice penale (resistenza a un pubblico ufficiale), decidevano di presentare ricorso per Cassazione. I loro motivi di impugnazione si concentravano su due punti principali:

1. La contestazione della loro responsabilità penale, ritenendo errata la valutazione dei fatti e la sussistenza dell’elemento psicologico del reato.
2. La critica al trattamento sanzionatorio, lamentando la mancata concessione delle attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

L’obiettivo era quello di ottenere l’annullamento della sentenza di condanna. Tuttavia, l’esito è stato diametralmente opposto.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi proposti e li ha ritenuti entrambi inammissibili. Questa decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, ovvero alla valutazione della correttezza formale e sostanziale dell’atto di ricorso stesso.

La Genericità dei Motivi sulla Responsabilità

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha sottolineato come le doglianze fossero ‘generiche’ e si limitassero a ‘mere enunciazioni riproduttive di censure già vagliate dalla Corte territoriale’. In altre parole, i ricorrenti non hanno formulato una critica specifica e puntuale contro la logica argomentativa della sentenza d’appello, ma si sono limitati a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nel grado precedente. Un ricorso in Cassazione deve, invece, ‘misurarsi’ con la decisione impugnata, evidenziandone i vizi logici o giuridici specifici, non semplicemente riaffermare la propria tesi.

Il Mancato Confronto sulla Questione delle Attenuanti

Anche il secondo motivo, relativo alle attenuanti, è caduto sotto la stessa scure. I ricorrenti, secondo la Corte, ‘non si confrontano con la puntuale argomentazione fornita dalla Corte territoriale’. La Corte d’Appello aveva spiegato perché non riteneva di concedere le attenuanti, e il ricorso avrebbe dovuto smontare quel ragionamento punto per punto. Invece, anche in questo caso, ci si è limitati ad ‘affermazioni generiche’, insufficienti a scalfire la solidità della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni

La motivazione alla base della decisione della Cassazione è chiara e rigorosa. Il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare i fatti. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Per questo motivo, un ricorso deve essere specifico e pertinente. Deve individuare con precisione il punto della decisione che si ritiene errato e spiegare perché, confrontandosi direttamente con le ragioni esposte dal giudice precedente. Limitarsi a ripetere le proprie difese senza un’analisi critica della sentenza d’appello trasforma il ricorso in un atto sterile, destinato a essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato due conseguenze dirette e gravose per i ricorrenti. In primo luogo, la condanna è diventata definitiva. In secondo luogo, sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e, ciascuno, di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, richiede rigore e precisione. Un ricorso inammissibile non solo è inefficace, ma produce anche un aggravio di costi, a sottolineare la necessità di un approccio tecnico e consapevole nella redazione degli atti processuali.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano generici. Essi si limitavano a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente e in modo specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di ricorso erano ‘generici’?
Significa che le argomentazioni non individuavano errori specifici, di logica o di diritto, nella sentenza della Corte d’Appello. Invece di criticare puntualmente il ragionamento del giudice precedente, i ricorrenti si sono limitati a ribadire la propria versione dei fatti e le proprie tesi difensive in modo vago.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in questo caso?
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna di entrambi i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e, inoltre, al versamento di una somma individuale di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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