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Ricorso inammissibile: motivi generici e Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per ricettazione e altri reati. I motivi sono stati giudicati manifestamente infondati e generici, in quanto non contestavano specificamente la logica della sentenza d’appello ma si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni. La decisione sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di ricorso, condannando l’imputato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello sono Generici

Presentare un ricorso in Cassazione richiede un rigore tecnico e una precisione argomentativa imprescindibili. Non è sufficiente dissentire con una sentenza di condanna; è necessario articolare critiche specifiche e pertinenti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi porti inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche per il ricorrente. Analizziamo insieme questa ordinanza per comprendere i principi che regolano l’accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) e per altre imputazioni, decideva di presentare ricorso per Cassazione. Le sue doglianze si concentravano su due punti principali. In primo luogo, lamentava un presunto difetto di motivazione e un travisamento dei fatti da parte dei giudici di merito. In secondo luogo, contestava la logicità della motivazione che aveva portato all’affermazione della sua responsabilità per il delitto di ricettazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi presentati e li ha rigettati senza entrare nel merito della questione, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non significa che la Corte abbia confermato la correttezza della condanna nel dettaglio, ma piuttosto che il modo in cui l’appello è stato formulato non rispettava i requisiti minimi previsti dalla legge per poter essere esaminato.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, analizzando separatamente i due motivi di ricorso.

Primo Motivo: Manifesta Infondatezza

Per quanto riguarda la prima doglianza, relativa al presunto travisamento dei fatti e al difetto di motivazione, la Cassazione l’ha giudicata ‘manifestamente infondata’. Questo significa che l’errore del ricorrente era palese. Egli sosteneva la mancanza di prove, ma la sua affermazione era direttamente smentita dagli atti processuali, in particolare dal verbale di sequestro che documentava chiaramente il rinvenimento dei rifiuti oggetto del reato. Inoltre, i giudici hanno ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse logica, lineare e in linea con gli elementi emersi durante il processo.

Secondo Motivo: Genericità e Mancanza di Specificità

Il secondo motivo, relativo alla responsabilità per ricettazione, è stato considerato ‘generico’ e ‘non specifico’. Il ricorrente, infatti, si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dal giudice del gravame. Non aveva, invece, costruito una critica puntuale e argomentata contro la specifica motivazione della sentenza d’appello. La legge (art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale) richiede una correlazione diretta tra i motivi di ricorso e le ragioni della decisione impugnata. In assenza di questo confronto critico, il motivo è considerato inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Per questo, chi intende impugnare una sentenza deve formulare motivi specifici, che si confrontino direttamente con la decisione che si contesta. Un ricorso inammissibile, basato su motivi generici o manifestamente infondati, non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di tremila euro.

Per quale motivo un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile, come in questo caso, quando i motivi sono generici e non specifici. Ciò accade quando l’impugnazione non si confronta criticamente con le ragioni della decisione impugnata, ma si limita a riproporre argomentazioni già discusse e respinte in precedenza.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘manifestamente infondato’?
Significa che la sua infondatezza è talmente palese ed evidente da non richiedere un’analisi approfondita per essere respinto. Nel caso specifico, le affermazioni del ricorrente erano chiaramente smentite dagli atti processuali presenti nel fascicolo, come il verbale di sequestro.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso pari a 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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