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Ricorso inammissibile: motivi generici e Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché basato su motivi di impugnazione troppo generici e, in parte, nuovi rispetto a quelli presentati in appello. La decisione sottolinea che l’appello deve contenere contestazioni specifiche e non può introdurre questioni mai sollevate prima. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando la severità dei requisiti formali per accedere al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta all’Appello

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per accedervi è necessario rispettare requisiti di forma molto stringenti. Un ricorso inammissibile è un atto che, per vizi di forma o di sostanza, non può essere esaminato nel merito dai giudici. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio pratico delle conseguenze di un ricorso formulato in modo generico, illustrando perché la specificità dei motivi sia un requisito non negoziabile.

I Fatti del Caso: La Condanna e l’Appello

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Messina. L’imputato, ritenuto colpevole di determinati reati, vedeva la sua pena parzialmente ridotta in appello. Nonostante la riforma favorevole, decideva di presentare ricorso per cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza della Corte territoriale.

Le sue doglianze si concentravano su due punti principali:
1. Una presunta errata valutazione delle prove da parte dei giudici di merito, in particolare riguardo alla sussistenza di una ‘malattia’ penalmente rilevante, elemento necessario per configurare il reato contestato (art. 582 c.p.).
2. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare un’ulteriore riduzione della pena.

Analisi del Ricorso Inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito delle questioni sollevate. Ha invece fermato la sua analisi a un livello preliminare, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda su due pilastri procedurali fondamentali del nostro sistema penale, sanciti dal codice di procedura penale.

La Genericità dei Motivi

Il primo ostacolo insormontabile è stata la genericità dei motivi presentati. Secondo l’art. 581 c.p.p., l’atto di impugnazione deve contenere, a pena di inammissibilità, l’indicazione specifica delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che le lamentele dell’imputato fossero formulate in modo ‘assolutamente generico’, senza argomentare in modo puntuale e critico contro le motivazioni della sentenza d’appello.

La Novità della Questione Sollevata

Il secondo motivo di inammissibilità ha riguardato la questione della ‘malattia penalmente rilevante’. I giudici hanno rilevato che questo specifico tema non era mai stato sollevato nei motivi di appello. L’art. 606, comma 3, c.p.p. vieta di dedurre con il ricorso per cassazione questioni che non siano state prospettate nel giudizio di appello. Introdurre un argomento per la prima volta in Cassazione costituisce un motivo ‘nuovo’ e, come tale, inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha quindi basato la sua decisione su un’applicazione rigorosa delle norme processuali. Ha ribadito che il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. L’assoluta genericità delle censure e la novità di uno dei motivi principali hanno impedito qualsiasi esame di merito, rendendo la declaratoria di inammissibilità un atto dovuto.

Le Conclusioni: Conseguenze di un Ricorso Inammissibile

La dichiarazione di ricorso inammissibile non è priva di conseguenze per il ricorrente. Ai sensi dell’art. 616 c.p.p., essa comporta automaticamente la condanna al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte ha condannato l’imputato al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla cassa delle ammende, ritenendo che l’evidente infondatezza dei motivi non permettesse di considerarlo immune da colpa nella proposizione del ricorso. Questa ordinanza serve da monito: l’accesso alla giustizia di legittimità richiede precisione, specificità e il rispetto delle regole procedurali, la cui violazione preclude la difesa nel merito e comporta sanzioni economiche.

Per quali ragioni principali un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo la decisione, un ricorso è inammissibile se i motivi sono ‘assolutamente generici’, cioè non specificano chiaramente le ragioni della contestazione (in violazione dell’art. 581, co. 1, c.p.p.), oppure se sollevano questioni non presentate nei precedenti gradi di giudizio, come previsto dall’art. 606, co. 3, c.p.p.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una somma di denaro (3.000 euro) a favore della cassa delle ammende, ai sensi dell’art. 616 c.p.p.

È possibile introdurre per la prima volta in Cassazione un argomento non discusso in appello?
No, la sentenza chiarisce che un motivo di ricorso è inammissibile se proposto per la prima volta in Cassazione senza essere stato presentato con i motivi di appello. Nel caso specifico, la questione della ‘malattia penalmente rilevante’ è stata considerata un motivo nuovo e quindi inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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