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Ricorso inammissibile: motivi generici e Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazione di domicilio. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre argomentazioni già respinte in appello e a richiedere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha inoltre ribadito la discrezionalità del giudice di merito nella determinazione della pena e nella concessione delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Limiti dell’Appello

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato dalla Corte di Cassazione, delineando i confini invalicabili del giudizio di legittimità. Quando un appello si trasforma in una mera ripetizione di argomenti già vagliati o in un tentativo di rivalutare le prove, la Suprema Corte interviene per ribadire il proprio ruolo: non un terzo grado di giudizio, ma un custode della corretta applicazione del diritto. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio i principi procedurali che governano il processo penale.

I Fatti del Caso: Condanna per Violazione di Domicilio

Due persone venivano condannate in primo e secondo grado per il reato di violazione di domicilio in concorso (artt. 110 e 614 del codice penale). La Corte d’Appello di Palermo, pur riformando parzialmente la prima sentenza, confermava la loro colpevolezza. Insoddisfatti della decisione, gli imputati decidevano di presentare ricorso per Cassazione, articolando la loro difesa su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso e le Conseguenze del Ricorso Inammissibile

Gli imputati hanno basato il loro ricorso su tre doglianze, ciascuna delle quali è stata attentamente vagliata e infine respinta dalla Corte Suprema.

Primo Motivo: La Reiterazione delle Argomentazioni

I ricorrenti chiedevano l’assoluzione sostenendo che ‘il fatto non sussiste’. La Cassazione ha ritenuto questo motivo inammissibile perché si trattava di una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già presentati e respinti dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a ripetere le stesse difese, ma deve contenere una critica argomentata e specifica contro le motivazioni della sentenza impugnata. Inoltre, il motivo mirava a una rivalutazione delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità.

Secondo Motivo: La Discrezionalità del Giudice sulla Pena

Il secondo motivo contestava la mancata applicazione della pena minima e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Anche in questo caso, la Corte ha dichiarato il motivo infondato. La graduazione della pena, secondo la giurisprudenza consolidata, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, il quale deve esercitarla seguendo i criteri degli artt. 132 e 133 c.p. Nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta congrua e priva di illogicità, rendendo la doglianza inaccoglibile.

Terzo Motivo: La Valutazione della Recidiva

Infine, per uno dei ricorrenti, si lamentava la mancata esclusione della recidiva. La Cassazione ha giudicato il motivo generico e manifestamente infondato, affermando che i giudici di merito avevano correttamente applicato i principi legali. La valutazione sulla recidiva non può basarsi solo sulla gravità dei fatti, ma deve considerare il rapporto tra il reato attuale e le condanne passate per verificare se la condotta pregressa indichi una persistente inclinazione a delinquere.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, ha sottolineato che il ricorso di legittimità non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. Deve invece contenere una critica specifica e puntuale alla sentenza di secondo grado, evidenziandone eventuali vizi di legge o di motivazione. Qualsiasi tentativo di sollecitare una ‘rilettura alternativa’ delle fonti di prova si scontra con i limiti del sindacato di legittimità, che non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice di merito.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito che la determinazione della sanzione penale e la concessione o il diniego delle attenuanti generiche sono espressione di un potere discrezionale del giudice. Questo potere, se esercitato con una motivazione logica, coerente e adeguata, come nel caso di specie, non è censurabile in sede di Cassazione. Il giudice non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli aspetti ritenuti decisivi.

Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio fondamentale: per accedere al giudizio di Cassazione non basta essere insoddisfatti della decisione di merito. È necessario formulare motivi di ricorso specifici, che attacchino la sentenza impugnata su questioni di diritto o su vizi logici della motivazione, senza mai sconfinare in una richiesta di riesame dei fatti. Questa decisione serve da monito per i difensori sull’importanza di redigere ricorsi tecnicamente ineccepibili, evitando la mera ripetitività che conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi precedenti senza una critica specifica alla sentenza impugnata, oppure quando chiede una nuova valutazione delle prove, attività che esula dalle competenze della Corte di Cassazione.

Il giudice è obbligato a concedere le attenuanti generiche se richieste?
No, la concessione delle attenuanti generiche rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Per negarle, è sufficiente che il giudice fornisca una motivazione logica basata sugli elementi ritenuti decisivi, senza dover analizzare ogni singolo aspetto favorevole o sfavorevole emerso dagli atti.

In che modo la Cassazione controlla la decisione del giudice sulla quantità della pena?
Il controllo della Cassazione sulla determinazione della pena è limitato. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma si limita a verificare che la decisione sia supportata da una motivazione adeguata e non manifestamente illogica, in aderenza ai principi stabiliti dagli artt. 132 e 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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