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Ricorso inammissibile: motivi generici e caotici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un professionista condannato per falso in atti giudiziari. La decisione si fonda sulla genericità, disordine e caoticità dei motivi di ricorso, che si limitavano a riproporre questioni già valutate in appello senza una critica specifica alla sentenza impugnata. La Corte ribadisce che il concorso morale è sufficiente per la condanna e che la mancata specificità dei motivi rende l’impugnazione non valida.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quando un ricorso in Cassazione è destinato al fallimento? Il caso del ricorso inammissibile

Presentare un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede rigore e precisione tecnica. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza di condanna; è necessario articolare le proprie ragioni secondo canoni ben precisi. Una recente ordinanza ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione mal formulata sia destinata a essere dichiarata un ricorso inammissibile, con conseguenze negative per il ricorrente. Vediamo insieme perché la forma e la sostanza dei motivi sono cruciali.

I fatti del caso: la condanna per falso in atti giudiziari

Il caso esaminato trae origine dalla condanna di un professionista legale per una serie di reati di falso. Secondo l’accusa, confermata sia in primo grado che in appello, l’imputato aveva modificato e alterato il contenuto di atti giudiziari. In particolare, avrebbe aumentato gli importi dei risarcimenti dovuti ai propri clienti e, soprattutto, quelli liquidati a titolo di compensi professionali a proprio favore, distraendoli in violazione dell’art. 93 del codice di procedura civile.

In un altro episodio, aveva alterato un verbale di testimonianza, sostituendo la parola “stop” con “incrocio” per favorire la posizione processuale di una sua assistita in una causa civile. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità penale, ritenendo la motivazione del primo giudice logica e ben fondata su una pluralità di elementi indiziari convergenti.

L’appello in Cassazione e l’analisi di un ricorso inammissibile

Contro la sentenza di condanna, il professionista ha proposto ricorso per Cassazione, basandosi su diversi motivi. Sostanzialmente, egli contestava la propria responsabilità deducendo di non poter essere l’autore materiale delle falsificazioni, non essendo un cancelliere o un dipendente dell’ufficio giudiziario. Contestava inoltre il proprio interesse ad agire nel caso della modifica del verbale testimoniale.

La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato completamente queste argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’analisi severa della modalità con cui i motivi sono stati presentati.

La genericità e caoticità dei motivi

Il primo e fondamentale rilievo della Corte riguarda la natura dei motivi proposti. Essi sono stati definiti “disordinati, generici, prolissi e caotici”. Invece di formulare una critica ragionata e specifica al percorso motivazionale della sentenza d’appello, il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nel precedente grado di giudizio. Questo approccio viola i canoni dell’art. 606 cod. proc. pen., che richiede censure specifiche e pertinenti ai vizi di legittimità.

Il concorso morale e la sufficienza degli indizi

La Corte ha smontato anche l’argomento difensivo secondo cui l’imputato non avrebbe potuto commettere materialmente i falsi. I giudici hanno ricordato che i fatti erano stati contestati a titolo di concorso con una persona ignota. Ai fini della responsabilità penale, non è necessario un contributo materiale; è sufficiente il cosiddetto “concorso morale”, ovvero un apporto psicologico che rafforza o determina l’altrui decisione di commettere il reato. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva logicamente individuato nell’imputato il soggetto con il maggiore interesse alla falsificazione, dato che ne traeva un diretto vantaggio economico.

La manifesta infondatezza sulla pena

Anche i motivi relativi all’eccessività della pena sono stati ritenuti infondati. Il ricorrente lamentava un presunto errore di calcolo, ma la Corte ha verificato che la diminuzione di pena prevista dalla legge era già stata correttamente applicata in primo grado.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è un monito sull’importanza del rigore tecnico nel processo penale. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. È una sede di legittimità, dove si controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso è inammissibile quando non riesce a confrontarsi con la ratio decidendi della Corte d’Appello, ma si limita a una sterile riproposizione di argomenti già esaminati e respinti. L’esposizione deve essere chiara, ordinata e focalizzata sui vizi di legittimità, altrimenti non supera il vaglio preliminare della Corte.

Le conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna definitiva dell’imputato e l’obbligo di pagare non solo le spese processuali, ma anche una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia sottolinea una lezione fondamentale per ogni operatore del diritto: un’impugnazione deve essere uno strumento di critica ragionata e pertinente, non una generica doglianza. La mancanza di specificità e l’incapacità di dialogare con le argomentazioni del giudice precedente trasformano un potenziale strumento di difesa in un atto destinato al fallimento.

Per quali ragioni un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi sono esposti in modo disordinato, generico e caotico, non consentendo un inquadramento preciso delle censure. Inoltre, è inammissibile se si limita a riproporre le stesse questioni già decise dal giudice d’appello senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Per essere condannati per falso in concorso con altri, è necessario aver materialmente compiuto l’alterazione del documento?
No. Secondo la Corte, per la condanna a titolo di concorso non è necessario che il contributo si estrinsechi in un’azione materiale. È sufficiente il ‘concorso morale’, ovvero un contributo psicologico che rafforza la volontà criminale di chi esegue materialmente il falso.

Cosa succede quando la Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione non valida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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