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Ricorso inammissibile: motivi generici e astratti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto e uso indebito di carte. La decisione si fonda sulla totale astrattezza e genericità dei motivi di appello, i quali non si confrontavano criticamente con la sentenza impugnata, risultando privi di specificità. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e l’Importanza dei Motivi Specifici

Quando si presenta un’impugnazione in ambito penale, non è sufficiente esprimere un generico dissenso verso la sentenza di condanna. È fondamentale che i motivi del ricorso siano chiari, specifici e direttamente collegati alle argomentazioni del giudice. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la mancanza di questi requisiti porti a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze negative per l’imputato. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

Il Contesto: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello che aveva confermato la condanna di un’imputata per i delitti di furto aggravato in concorso e di indebito utilizzo di carte di pagamento. I fatti erano stati commessi nel luglio del 2022. Insoddisfatta della decisione, la difesa dell’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo che articolava diverse censure: si lamentava la mancata derubricazione del furto da consumato a tentato, il diniego delle attenuanti generiche, il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di particolare tenuità e, infine, il diniego della sospensione condizionale della pena.

Le Doglianze della Ricorrente: Una Critica senza Confronto

L’atto di impugnazione presentato dalla difesa si basava su una serie di critiche alla sentenza di secondo grado. Tuttavia, come evidenziato dalla Suprema Corte, queste critiche non andavano oltre una generica enunciazione di principi, senza mai entrare nel merito delle specifiche ragioni addotte dalla Corte di Appello. In sostanza, la difesa ha sollevato delle questioni in modo astratto, senza spiegare perché, nel caso concreto, la decisione dei giudici di merito fosse errata e in che modo le prove o le circostanze avrebbero dovuto portare a un esito diverso.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato l’impugnazione, dichiarando il ricorso inammissibile per la sua ‘conclamata indeterminatezza ed aspecificità’. I giudici hanno spiegato che le argomentazioni della difesa erano del tutto astratte e prive di qualsiasi ‘addentellato concreto’ con la motivazione della sentenza impugnata. Questo significa che il ricorso non stabiliva un dialogo critico con la decisione di secondo grado, limitandosi a formulare doglianze generiche. La Corte ha sottolineato come i giudici d’appello avessero, al contrario, risposto in modo corretto e congruo a ciascuna delle censure, attenendosi peraltro a un precedente dictum della stessa Cassazione che aveva annullato una precedente sentenza d’appello per un vizio puramente processuale. La mancanza di un confronto specifico e critico con le ragioni della Corte territoriale ha reso il ricorso un atto sterile, incapace di innescare una rivalutazione della causa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche e la Lezione per la Difesa

La decisione in esame ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: l’onere della specificità dei motivi di impugnazione. Non basta elencare i vizi che si ritengono presenti in una sentenza; è necessario dimostrare, punto per punto, perché il ragionamento del giudice è sbagliato, confrontandosi direttamente con la sua motivazione. Un ricorso generico, che si limita a riproporre le stesse questioni senza un’analisi critica della decisione impugnata, è destinato all’inammissibilità. Le conseguenze non sono solo procedurali, ma anche economiche: la ricorrente è stata infatti condannata non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma di 3.000,00 Euro alla Cassa delle Ammende. Questo caso serve da monito: la redazione di un atto di impugnazione richiede rigore, precisione e un confronto serrato e puntuale con la decisione che si intende contestare.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile a causa della manifesta indeterminatezza e aspecificità delle argomentazioni, che erano del tutto astratte e prive di qualsiasi collegamento concreto o confronto critico con le motivazioni della sentenza impugnata.

Quali erano i reati per cui l’imputata era stata condannata?
L’imputata era stata condannata per i delitti di furto aggravato in concorso (artt. 81 cpv., 110, 624 e 625 c.p.) e di indebito utilizzo di carte di pagamento in concorso (artt. 81 cpv., 110 e 493-ter c.p.).

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso specifico pari a 3.000,00 Euro, in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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