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Ricorso inammissibile: motivi e decisioni Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La sentenza conferma la decisione dei giudici di merito, rigettando tutti i motivi di appello: dall’errata richiesta di rinvio per astensione dell’avvocato, alla contestazione sulla competenza territoriale e sulla valutazione delle prove, fino all’applicazione della recidiva. La Corte ribadisce che il diritto alla libertà personale dell’imputato in custodia cautelare prevale sul diritto di astensione del difensore.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione fa Chiarezza su Astensione, Competenza e Prove

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti su diversi aspetti procedurali e sostanziali del diritto penale. Il caso riguardava la condanna di un individuo per la detenzione in concorso di un considerevole quantitativo di cocaina. La decisione della Suprema Corte consolida principi fondamentali in materia di custodia cautelare, astensione degli avvocati, competenza territoriale e valutazione delle prove, offrendo una guida preziosa per operatori e studiosi del diritto.

I Fatti del Processo: Detenzione di Stupefacenti

Il ricorrente era stato condannato in primo grado dal G.i.p. del Tribunale di Pordenone per la detenzione in concorso di quasi 150 grammi di cocaina, che erano stati trovati nascosti all’interno di una scarpa da donna. La condanna era stata successivamente confermata dalla Corte di appello di Trieste. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando una serie di eccezioni volte a demolire l’impianto accusatorio e la correttezza del procedimento.

L’Appello e i Motivi del Ricorso Inammissibile

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su cinque motivi principali, tutti attentamente esaminati e respinti dalla Suprema Corte.

Astensione degli Avvocati e Custodia Cautelare

Il primo motivo lamentava il mancato rinvio dell’udienza d’appello, nonostante il difensore avesse aderito all’astensione proclamata dalle Camere penali. La Corte ha ritenuto questo motivo inammissibile, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 180 del 2018. Secondo tale pronuncia, la disciplina sull’astensione degli avvocati non può interferire con quella sulla libertà personale. Per gli imputati in stato di custodia cautelare, il diritto a non subire un prolungamento dei termini di detenzione prevale, e il processo deve proseguire.

La Questione della Competenza Territoriale

Il secondo motivo sollevava l’eccezione di incompetenza territoriale del Tribunale di Pordenone, sostenendo che la competenza fosse del Tribunale di Milano, luogo dove era avvenuto l’acquisto dello stupefacente. Anche questo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha chiarito che, essendo stato l’imputato l’organizzatore del viaggio per l’acquisto, e non essendoci prova certa sul luogo di conclusione dell’accordo, si applica il criterio suppletivo dell’art. 9 c.p.p. La competenza si radica quindi nel luogo dove è avvenuta la parte finale dell’azione, ovvero Pordenone, dove i coimputati erano stati arrestati.

La Valutazione delle Prove e delle Intercettazioni

Il terzo e il quarto motivo criticavano la valutazione delle prove, in particolare le dichiarazioni di un coimputato e l’interpretazione di alcune conversazioni intercettate. Il ricorrente sosteneva un travisamento della prova, ma la Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: l’interpretazione del contenuto delle intercettazioni e la valutazione delle dichiarazioni sono questioni di fatto rimesse all’esclusiva competenza del giudice di merito. Il sindacato di legittimità è possibile solo in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza della motivazione, vizi che non sono stati riscontrati nel caso di specie.

L’Applicazione della Recidiva

Infine, il quinto motivo contestava l’applicazione della recidiva. La Corte ha ritenuto la censura inconsistente, evidenziando come i giudici di merito avessero adeguatamente motivato l’applicazione dell’aggravante sulla base dei numerosi precedenti penali dell’imputato (inclusi tre specifici), delle modalità di commissione del reato, e degli indici di professionalità e pericolosità sociale emersi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile, per tutte le ragioni esposte. Ha sottolineato come il ricorrente avesse proposto una lettura non corretta della normativa e della giurisprudenza, tentando di ottenere un riesame del merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità. La motivazione della Corte d’appello è stata giudicata logica, coerente e priva di vizi, in quanto basata su una valutazione complessiva e unitaria di tutto il compendio probatorio, dalle intercettazioni alle dichiarazioni dei coimputati. Per la Cassazione, le conclusioni dei giudici di merito erano ampiamente argomentate e resistevano a tutte le censure sollevate.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce principi cardine del processo penale. In primo luogo, conferma che la tutela della libertà personale dell’imputato detenuto è un valore preminente che limita il diritto del difensore di aderire alle astensioni collettive. In secondo luogo, chiarisce l’applicazione dei criteri di determinazione della competenza territoriale nei reati di droga, privilegiando il luogo dell’azione finale in assenza di prove certe sull’accordo. Infine, riafferma i limiti del giudizio di legittimità, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito delle prove. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, a causa della presentazione di un ricorso inammissibile senza “versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”.

L’adesione del difensore a un’astensione dalle udienze comporta sempre il rinvio del processo se l’imputato è in custodia cautelare?
No. La Corte ha chiarito, richiamando una sentenza della Corte Costituzionale, che il diritto alla libertà personale dell’imputato prevale. Pertanto, nei processi con imputati in custodia cautelare, l’astensione del difensore non può comportare la sospensione dei termini di custodia, e di conseguenza il processo non viene rinviato per tale motivo.

Come si determina la competenza territoriale in un reato di droga quando l’accordo è organizzato in un posto e l’acquisto avviene in un altro?
Se non vi è prova certa sul luogo esatto in cui è stato concluso l’accordo, si applica un criterio suppletivo. La competenza si radica nel luogo dove è avvenuta la parte finale dell’azione delittuosa. Nel caso specifico, la competenza è stata attribuita al tribunale del luogo dove i coimputati sono stati arrestati con la droga, e non a quello dove la droga era stata acquistata.

La Corte di Cassazione può riesaminare l’interpretazione delle intercettazioni telefoniche fatta dai giudici di merito?
No, di norma la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. L’interpretazione e la valutazione del contenuto delle conversazioni intercettate sono questioni di fatto, riservate alla competenza esclusiva del giudice di primo e secondo grado. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica, contraddittoria o irragionevole, ma non per offrire una diversa interpretazione delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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