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Ricorso inammissibile: motivi di fatto non ammessi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per oltraggio a pubblico ufficiale. I motivi del ricorso erano basati su una contestazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Riesamina i Fatti

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una profonda conoscenza dei limiti del giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile è spesso l’esito di un tentativo di far valere ragioni di fatto davanti a un giudice che può pronunciarsi solo su questioni di diritto. Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ribadisce questo principio fondamentale, chiarendo le conseguenze per chi propone motivi non consentiti.

Il Caso in Esame

Il procedimento trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato una condanna per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 341-bis del codice penale. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di merito, ha deciso di adire la Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento della condanna.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

Il ricorrente ha fondato la propria difesa su argomentazioni che miravano a una riconsiderazione delle prove raccolte durante il processo. In particolare, ha contestato le risultanze probatorie derivanti dalle dichiarazioni dei verbalizzanti, proponendo una valutazione alternativa dei fatti. L’obiettivo era mettere in discussione un elemento chiave della vicenda: la presenza di più persone sul luogo del fatto, circostanza rilevante per la configurazione del reato contestato. Tuttavia, tali argomentazioni si configurano come pure e semplici “doglianze in punto di fatto”.

Le Motivazioni del rigetto del ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di un principio cardine del nostro ordinamento processuale. Il giudizio di legittimità, proprio della Suprema Corte, non è una terza istanza di giudizio sul merito della vicenda. La sua funzione non è quella di ricostruire nuovamente i fatti o di valutare in modo differente le prove, come le testimonianze. Questo compito spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.
La Corte ha specificato che i motivi addotti dal ricorrente non erano consentiti dalla legge in quella sede, in quanto si limitavano a contestare la ricostruzione fattuale operata dalla Corte d’Appello, senza denunciare vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o un vizio di motivazione nei limiti previsti dal codice di procedura.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

La declaratoria di inammissibilità ha comportato non solo la conferma definitiva della sentenza di condanna, ma anche pesanti conseguenze economiche per il ricorrente. In applicazione della legge, la Corte lo ha condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: un ricorso in Cassazione deve essere fondato su solidi motivi di diritto, poiché un’impugnazione basata su contestazioni fattuali non solo è destinata al fallimento, ma espone anche a significative sanzioni pecuniarie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano ‘mere doglianze in punto di fatto’, ossia contestazioni sulla ricostruzione dei fatti e sulla valutazione delle prove, materie che non possono essere esaminate dalla Corte di Cassazione, la quale giudica solo sulla corretta applicazione della legge.

Qual era l’argomento principale del ricorrente?
Il ricorrente contestava la ricostruzione fattuale stabilita nei precedenti gradi di giudizio, in particolare la presenza di più persone sul luogo del reato, tentando di proporre una valutazione delle prove testimoniali diversa da quella fatta dai giudici di merito.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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