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Ricorso inammissibile: motivi di appello infondati

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché basato su motivi manifestamente infondati. L’analisi si concentra sulla corretta applicazione della continuazione e delle attenuanti generiche, confermando la decisione della Corte d’Appello e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza di Motivi di Appello Solidi

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase cruciale che richiede motivazioni precise e giuridicamente fondate. Un ricorso inammissibile non solo segna la fine del percorso processuale, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la manifesta infondatezza dei motivi porti inevitabilmente a tale esito.

Il Percorso Giudiziario del Caso

La vicenda processuale ha origine con una condanna in primo grado a un anno e quattro mesi di reclusione. La Corte d’Appello, in parziale riforma, ha rideterminato la pena in otto mesi, dichiarando la prescrizione per alcuni reati minori commessi in anni precedenti e confermando nel resto la sentenza iniziale.

Nonostante la significativa riduzione della pena, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due specifici motivi di impugnazione, che sono stati però giudicati palesemente privi di fondamento dalla Suprema Corte.

Analisi del ricorso inammissibile e dei suoi motivi

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due argomenti principali, entrambi respinti dalla Corte di Cassazione perché ritenuti manifestamente infondati.

Primo Motivo: L’Errata Applicazione della Continuazione

Il primo motivo di doglianza riguardava la presunta violazione della disciplina della continuazione. Questo istituto permette di unificare sotto un’unica pena più reati commessi in esecuzione dello stesso disegno criminoso. Tuttavia, la Corte ha sottolineato un punto fondamentale: all’imputato era stato contestato un unico reato residuo, essendo gli altri stati dichiarati prescritti. Di conseguenza, non essendoci una pluralità di reati da unificare, la disciplina della continuazione non poteva trovare alcuna applicazione. Il motivo era, quindi, logicamente e giuridicamente insostenibile.

Secondo Motivo: Il Mancato Riconoscimento delle Attenuanti Generiche

Con il secondo motivo, il ricorrente lamentava la mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche. Anche questa censura è stata ritenuta palesemente infondata. I giudici della Cassazione hanno evidenziato che, contrariamente a quanto affermato, la Corte d’Appello non solo aveva riconosciuto le attenuanti generiche, ma le aveva anche considerate prevalenti, applicandole nella misura più ampia possibile per ridurre la pena. La doglianza si basava, pertanto, su un presupposto fattuale errato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base della manifesta infondatezza di entrambi i motivi. I giudici hanno spiegato che le censure del ricorrente erano prive di qualsiasi pregio giuridico. La prima era inapplicabile al caso concreto, mentre la seconda si basava su una lettura distorta della sentenza impugnata.

Quando i motivi di ricorso sono così palesemente privi di fondamento, la legge prevede che l’impugnazione venga dichiarata inammissibile senza un’analisi di merito. Questa procedura serve a deflazionare il carico di lavoro della Corte e a sanzionare l’abuso dello strumento processuale.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche di un Ricorso Inammissibile

La declaratoria di inammissibilità ha avuto due conseguenze dirette per il ricorrente, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. In primo luogo, è stato condannato al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, è stato condannato a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Questa sanzione pecuniaria viene irrogata quando, come nel caso di specie, non emergono elementi per ritenere che il ricorrente abbia proposto l’impugnazione senza colpa. L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il diritto di impugnazione deve essere esercitato con serietà e sulla base di argomentazioni giuridiche plausibili, per non incorrere in sanzioni che ne disincentivino l’uso dilatorio o pretestuoso.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è basato su motivi manifestamente infondati, cioè argomentazioni che appaiono palesemente prive di fondamento giuridico, come nel caso esaminato in cui si contestavano decisioni in realtà favorevoli al ricorrente o si invocavano istituti non applicabili alla fattispecie.

Perché il motivo sulla “continuazione” è stato ritenuto infondato?
Il motivo è stato ritenuto infondato perché l’istituto della continuazione presuppone la presenza di più reati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Nel caso specifico, dopo la dichiarazione di prescrizione per alcuni capi d’imputazione, era rimasto un solo reato a carico dell’imputato, rendendo logicamente impossibile applicare tale disciplina.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma, in questo caso fissata in 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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