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Ricorso inammissibile: motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per un reato di droga. La Corte ha ritenuto manifestamente infondati tutti i motivi di appello, inclusi il vizio di motivazione sulla colpevolezza, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) e la contestazione sulla dosimetria della pena. La decisione della corte d’appello è stata confermata in quanto logicamente argomentata e giuridicamente corretta.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Droga

Quando un ricorso giunge dinanzi alla Corte di Cassazione, l’esito non è sempre una disamina approfondita del merito della vicenda. A volte, come nel caso in esame, il verdetto è di ricorso inammissibile. Questa ordinanza ci offre un chiaro esempio di quando e perché i motivi di appello vengono ritenuti ‘manifestamente infondati’, chiudendo di fatto le porte a un’ulteriore discussione del caso. Analizziamo la decisione della Suprema Corte e le sue implicazioni.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. Un giovane uomo era stato ritenuto colpevole di un reato legato agli stupefacenti, con una condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione e 4.000 euro di multa, pena sospesa. L’imputato, non accettando la sentenza, ha deciso di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a tre specifici motivi di contestazione.

I Motivi del Ricorso: L’analisi della difesa

La strategia difensiva si è articolata su tre punti principali, volti a smontare l’impianto accusatorio e la decisione dei giudici di merito.

La presunta carenza di prove

In primo luogo, la difesa ha lamentato un vizio di motivazione riguardo all’affermazione di colpevolezza. Si sosteneva che non vi fossero prove sufficienti per ricondurre la sostanza stupefacente all’imputato, soprattutto alla luce di una perquisizione domiciliare che non aveva portato al ritrovamento di droga.

La richiesta di applicazione dell’art. 131 bis c.p.

Il secondo motivo si concentrava sull’erronea applicazione della legge. La difesa riteneva che il fatto dovesse essere riqualificato come di ‘particolare tenuità’ ai sensi dell’art. 131 bis del codice penale, una norma che avrebbe portato alla non punibilità dell’imputato.

La contestazione sulla pena

Infine, il terzo motivo criticava la dosimetria della pena e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, considerate eccessivamente severe rispetto alla realtà dei fatti.

La Decisione della Corte: Un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, dopo aver analizzato i motivi presentati, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso nel suo complesso inammissibile. Questo significa che i giudici non sono entrati nel merito della questione, ritenendo i motivi di appello privi di fondamento in modo evidente e palese.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato in modo puntuale perché ciascun motivo del ricorso fosse manifestamente infondato.

La conferma della responsabilità penale

Sul primo punto, i giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente e logicamente motivato la responsabilità dell’imputato. La decisione non si basava solo sulla sua presenza al momento della cessione dello stupefacente, ma anche su un altro elemento cruciale: durante la perquisizione domiciliare, pur non essendo stata trovata la droga, era stato rinvenuto materiale per il suo confezionamento. Questo elemento, secondo i giudici, era sufficiente a supportare l’accusa, rendendo la motivazione della sentenza di merito esente da vizi.

L’esclusione della particolare tenuità del fatto

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare l’art. 131 bis c.p. La ragione è puramente quantitativa: il ‘dato ponderale’ dello stupefacente rinvenuto non era affatto esiguo, e tale quantità era di per sé ostativa al riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

La congruità della pena

Infine, per quanto riguarda la pena, la Cassazione ha ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello. Le circostanze attenuanti generiche erano state negate per la mancanza di elementi favorevoli all’imputato. La pena inflitta, superiore al minimo edittale, era stata giustificata adeguatamente già in primo grado, e la conferma da parte della Corte d’Appello è stata ritenuta legittima.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo di cassazione: la Corte Suprema non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Se, come in questo caso, la sentenza impugnata è ben argomentata e priva di vizi evidenti, un ricorso inammissibile è l’esito più probabile. La decisione sottolinea inoltre che la valutazione della prova, come il collegamento tra l’imputato e il materiale di confezionamento, e la quantificazione della pena rientrano nella discrezionalità dei giudici di merito, sindacabile in Cassazione solo in caso di illogicità manifesta.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tutti i motivi presentati dalla difesa sono stati ritenuti dalla Corte di Cassazione ‘manifestamente infondati’, ovvero privi in modo evidente di fondamento logico e giuridico.

Perché non è stato applicato l’articolo 131 bis c.p. sulla ‘particolare tenuità del fatto’?
L’applicazione dell’art. 131 bis c.p. è stata esclusa perché la quantità di sostanza stupefacente sequestrata (‘dato ponderale’) è stata giudicata ‘non esigua’, un fattore che impedisce di qualificare il reato come di minima offensività.

La mancanza di stupefacente durante la perquisizione domiciliare è sufficiente a escludere la colpevolezza?
No, secondo la Corte non è sufficiente. In questo caso, la colpevolezza è stata confermata sulla base di altri elementi, come il coinvolgimento diretto dell’imputato nella cessione e il ritrovamento, presso la sua abitazione, di materiale destinato al confezionamento della droga.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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