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Ricorso inammissibile: motivazione personale dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per minaccia aggravata e altri reati. L’appello si concentrava sulla valutazione dell’aumento di pena per la continuazione, ma è stato respinto perché l’imputato non ha evidenziato vizi di motivazione, limitandosi a proporre una propria interpretazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Lettura Personale dei Fatti Non Basta in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione affronta i ricorsi basati su una rilettura soggettiva delle prove, ribadendo i confini del giudizio di legittimità. Il caso riguarda un ricorso inammissibile presentato da un imputato contro la decisione della Corte d’Appello, che aveva confermato una condanna per plurimi reati. L’analisi di questa decisione è fondamentale per comprendere i requisiti di ammissibilità di un ricorso in Cassazione.

I Fatti del Processo

Un individuo era stato condannato in primo e secondo grado per una serie di reati, tra cui porto abusivo di armi, minaccia aggravata e spaccio di sostanze stupefacenti. La pena complessiva era stata determinata in 7 mesi di reclusione e 1.200,00 euro di multa. In particolare, uno degli episodi contestati riguardava una grave minaccia perpetrata ai danni di un’altra persona: l’imputato, armato di coltello, aveva minacciato la vittima e tentato di colpirla, persistendo nell’azione aggressiva anche quando questa era a terra, utilizzando sia il coltello che una pietra.

Il Motivo del Ricorso e le Ragioni della sua Inammissibilità

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio di motivazione. La sua doglianza non riguardava l’intera sentenza, ma si concentrava specificamente sull’aumento di pena applicato per la continuazione (ex art. 81 cpv. c.p.) in relazione al reato di minaccia aggravata. Sostanzialmente, il ricorrente riteneva ingiustificato e mal motivato l’aumento di pena deciso dai giudici di merito, proponendo una propria interpretazione degli elementi a suo favore. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha stabilito che il motivo di ricorso non superava il vaglio di ammissibilità. Il ricorrente, infatti, non aveva individuato un vizio manifesto e logicamente insostenibile nella motivazione della Corte d’Appello. Al contrario, si era limitato a contrapporre la propria lettura dei fatti a quella, del tutto congrua, dei giudici di merito.

I giudici di legittimità hanno ricordato che il loro compito non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva giustificato l’aumento di pena in modo adeguato, valorizzando la particolare gravità del fatto, l’intensità del dolo (l’intenzione criminale) e la personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali e dalle modalità violente dell’aggressione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze per il ricorrente, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. In primo luogo, la condanna è diventata definitiva. In secondo luogo, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista quando non emergono elementi per ritenere che il ricorso sia stato proposto senza colpa. La decisione ribadisce un principio cardine: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma una sede in cui si possono far valere solo specifiche violazioni di legge o vizi logici della motivazione, che devono essere chiaramente individuati e argomentati.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, invece di denunciare un vizio di legge o un errore logico manifesto nella motivazione della sentenza, il ricorrente si limita a proporre una propria personale lettura dei dati processuali già valutati dai giudici di merito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nella proposizione del ricorso.

Come viene giustificato l’aumento di pena per la continuazione tra reati?
L’aumento di pena viene ritenuto congruo quando si basa sulla gravità concreta del reato satellite, sull’intensità del dolo dimostrata, e sulla personalità negativa dell’imputato, desumibile da elementi come i precedenti penali e le modalità dell’azione criminosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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