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Ricorso inammissibile: motivazione generica e pena

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti commesso mentre era agli arresti domiciliari. Il ricorso inammissibile è stato ritenuto tale per l’estrema genericità delle censure. La Corte ha confermato la pena, ritenendo non necessaria una motivazione ulteriore per una sanzione inferiore alla media edittale.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Caro

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un caso di spaccio di sostanze stupefacenti, offrendo importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi e sui criteri di motivazione della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo come la genericità delle doglianze possa precludere l’esame di merito di un’impugnazione.

I Fatti: Spaccio di Crack agli Arresti Domiciliari

Il caso riguarda un soggetto condannato per la violazione dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti (D.P.R. 309/1990), per aver ceduto una modica quantità di crack (0,14 grammi) in cambio di 20 euro. La particolarità della vicenda risiede nel fatto che l’imputato si trovava già agli arresti domiciliari. L’acquirente, pienamente consapevole di questa condizione, si recava periodicamente presso l’abitazione del condannato per acquistare la sostanza.

Dal Merito al Ricorso per Cassazione

I giudici di merito avevano accertato la responsabilità penale dell’imputato, condannandolo alla pena di 1 anno e 6 mesi di reclusione e 3.000 euro di multa. La Corte d’Appello aveva confermato la decisione, bilanciando le attenuanti generiche come equivalenti all’aggravante della recidiva qualificata, ma negando la concessione di pene sostitutive a causa della personalità negativa dell’imputato.

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione sia riguardo all’accertamento della responsabilità sia in relazione alla determinazione della pena.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato l’impugnazione dichiarandola inammissibile. La motivazione di tale decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale: un ricorso non può essere una critica generica e astratta, ma deve contenere censure specifiche e direttamente collegate agli atti processuali. Nel caso di specie, il ricorso è stato definito “estremamente generico e comunque disancorato dagli atti processuali”. I giudici di merito, infatti, avevano chiaramente e logicamente ricostruito i fatti, rendendo le lamentele del ricorrente prive di fondamento concreto.

Le Motivazioni: La Dosimetria della Pena e i Criteri dell’Art. 133 c.p.

Un punto cruciale dell’ordinanza riguarda la motivazione della pena. La Corte di Cassazione ribadisce un orientamento consolidato: quando la pena inflitta è inferiore al medio edittale previsto dalla legge per quel reato, non è necessaria una motivazione analitica e dettagliata da parte del giudice. È sufficiente il richiamo ai criteri generali stabiliti dall’articolo 133 del codice penale, che riguardano la gravità del reato e la capacità a delinquere del colpevole. La Corte territoriale aveva correttamente apprezzato le modalità del fatto e la personalità negativa dell’imputato, giustificando così sia la pena inflitta sia il diniego delle pene sostitutive.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La declaratoria di inammissibilità ha conseguenze significative per il ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la decisione comporta non solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche il versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in tremila euro. Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per Cassazione deve essere uno strumento tecnico e preciso, non un tentativo vago di rimettere in discussione l’intera vicenda processuale. La genericità delle censure porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con aggravio di spese per il condannato.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando le censure sollevate sono estremamente generiche e slegate dagli atti processuali, non riuscendo a contestare in modo specifico il ragionamento logico-giuridico della sentenza impugnata.

È sempre necessaria una motivazione dettagliata per la pena inflitta?
No. Secondo la Corte, per una pena inferiore alla media prevista dalla legge non è necessaria una motivazione specifica e ulteriore, essendo sufficiente il riferimento ai criteri generali dell’art. 133 del codice penale (gravità del fatto e personalità del reo).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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