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Ricorso inammissibile: motivazione e recidiva

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato. L’appello si basava su un presunto vizio di motivazione riguardo all’applicazione della recidiva. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito era adeguata, in quanto basata sui criteri dell’art. 133 c.p. e sulla congruità della pena. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Motivazione sulla Recidiva è Sufficiente

Presentare un ricorso in Cassazione richiede motivi specifici e ben argomentati, altrimenti si rischia una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo principio è stato ribadito da una recente ordinanza della Suprema Corte, che ha respinto l’impugnazione di un imputato contro la valutazione della recidiva effettuata dai giudici di merito. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Corte.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato previsto dall’art. 496 del codice penale. La sentenza, emessa dal Tribunale, veniva integralmente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: un presunto vizio di motivazione relativo all’applicazione della recidiva.

Secondo la difesa, la Corte territoriale non avrebbe adeguatamente giustificato le ragioni per cui la recidiva era stata presa in considerazione nel calcolo della pena, limitandosi a un generico riferimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. Questa decisione ha comportato non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese del procedimento e una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione e il concetto di Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della Corte Suprema riguardo alla sufficienza della motivazione fornita dai giudici di secondo grado. La Cassazione ha chiarito che il motivo di ricorso era palesemente infondato, poiché la Corte d’Appello aveva, in realtà, adempiuto al suo obbligo di motivazione.

I giudici di legittimità hanno osservato che la sentenza impugnata aveva dato conto di aver valutato la situazione specifica del ricorrente seguendo i criteri dettati dall’articolo 133 del codice penale. In particolare, era stato considerato il rapporto esistente tra il fatto per cui si procedeva e le precedenti condanne riportate dall’imputato. Questa analisi aveva portato la Corte d’Appello a ritenere congrua la pena inflitta.

La Cassazione ha quindi ribadito un principio fondamentale: per contestare la valutazione sulla recidiva, non è sufficiente una critica generica e astratta. È necessario, invece, che il ricorrente articoli censure specifiche che dimostrino l’illogicità o la contraddittorietà del ragionamento del giudice di merito. In assenza di tali elementi, il ricorso si rivela un tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, portando inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche

Questa ordinanza offre spunti di riflessione importanti. In primo luogo, sottolinea la severità con cui la Corte di Cassazione valuta i presupposti di ammissibilità dei ricorsi. Un’impugnazione non può essere una mera riproposizione delle proprie tesi, ma deve individuare vizi specifici di legittimità nella sentenza contestata.

In secondo luogo, conferma che la valutazione della recidiva rientra nell’ambito del potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere, se esercitato in modo logico e coerente con i criteri normativi (come l’art. 133 c.p.), non è sindacabile in sede di legittimità. Infine, la condanna al pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle ammende, prevista dall’art. 616 c.p.p., funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi palesemente dilatori o infondati, garantendo l’efficienza del sistema giudiziario.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

È sufficiente lamentare un vizio di motivazione sulla recidiva per ottenere l’annullamento della sentenza?
No. Secondo l’ordinanza, non basta una critica generica. L’appello è manifestamente infondato se il giudice di merito ha dimostrato di aver valutato la questione in base ai criteri legali, come quelli previsti dall’art. 133 del codice penale, analizzando il rapporto tra il reato attuale e le condanne precedenti.

Quale valutazione compie la Corte di Cassazione sul motivo di ricorso relativo alla recidiva?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma verifica se la motivazione del giudice di merito sia logica, coerente e conforme alla legge. Se la sentenza impugnata spiega in modo adeguato le ragioni della sua decisione sulla recidiva, il ricorso viene ritenuto infondato e, di conseguenza, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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