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Ricorso inammissibile: motivazione e limiti del riesame

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso un’ordinanza di custodia cautelare per usura ed estorsione. La sentenza chiarisce i limiti del giudizio di legittimità, ribadendo che la Corte non può rivalutare nel merito la credibilità dei testimoni o l’adeguatezza della motivazione, ma solo la sua esistenza e logicità. Il ricorso è stato considerato una mera ripetizione di doglianze già esaminate e respinte.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: i Limiti Imposti dalla Cassazione al Riesame Cautelare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36421/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per gravi reati di usura ed estorsione. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui limiti del sindacato della Corte Suprema in materia di misure cautelari, ribadendo la distinzione fondamentale tra il giudizio di legittimità e quello di merito.

I Fatti del Caso

Un soggetto, indagato per usura ed estorsioni aggravate, si vedeva applicare la misura della custodia cautelare in carcere dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli. L’indagato presentava istanza di riesame, che veniva però rigettata dal Tribunale. Contro questa decisione, proponeva ricorso per Cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e le Critiche alla Motivazione

La difesa dell’indagato basava il proprio ricorso su tre argomenti principali:

1. Omesso interrogatorio preventivo di garanzia: Si lamentava la violazione di legge per non aver proceduto all’interrogatorio prima di emettere l’ordinanza, sostenendo che non sussistessero le condizioni eccezionali per ometterlo.
2. Carenza di attualità delle esigenze cautelari: Si contestava la mancanza di concretezza e attualità del pericolo di reiterazione del reato, evidenziando un notevole lasso di tempo (un anno e mezzo) tra l’ultimo contatto con la vittima e l’applicazione della misura.
3. Inattendibilità della persona offesa: Si criticava l’ordinanza per non aver adeguatamente vagliato le censure relative alla credibilità della persona offesa, le cui dichiarazioni presentavano presunte omissioni e negazioni.

La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza e genericità. I giudici hanno sottolineato come i motivi proposti non fossero altro che una ripetizione delle argomentazioni già presentate e respinte in sede di riesame, senza confrontarsi con la motivazione del Tribunale.

Analisi delle Motivazioni della Corte

La Corte ha smontato punto per punto le censure difensive, offrendo una chiara lezione sui confini del giudizio di legittimità.

* Sull’interrogatorio di garanzia: I giudici hanno chiarito che, in presenza di contestazioni per delitti aggravati ai sensi dell’art. 416 bis 1 c.p. (metodo mafioso), l’interrogatorio preventivo non è necessario se sussiste il pericolo di commissione di altri gravi delitti (art. 274, lett. c), come ritenuto dal Tribunale con motivazione incensurabile.

* Sulle esigenze cautelari: La Corte ha bollato il motivo come manifestamente infondato e formulato in modo non consono a un giudizio di Cassazione. Criticare una “motivazione carente” non è sufficiente. In sede di legittimità si può contestare solo una motivazione mancante, palesemente illogica o contraddittoria. Nel caso di specie, il Tribunale aveva adeguatamente motivato l’attualità del pericolo basandosi sulla gravità delle minacce, sulla condotta allusiva all’appartenenza a gruppi criminali organizzati e sulla disponibilità di ingenti somme di denaro di provenienza illecita. L’appartenenza a un’associazione criminale, ha sottolineato la Corte, costituisce una causa di pericolo ‘endemico’ e permanente.

* Sulla credibilità della vittima: Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La valutazione della credibilità di un dichiarante è un’operazione prettamente riservata al giudice di merito. Proporre alla Cassazione una diversa lettura del compendio probatorio significa chiedere un nuovo giudizio sui fatti, operazione preclusa in sede di legittimità. La Corte ha comunque rilevato che l’ordinanza impugnata aveva ampiamente argomentato sulla credibilità della persona offesa, supportata da numerosi riscontri intercettivi e documentali.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio della Corte di Cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Non è possibile utilizzare il ricorso per Cassazione per ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove o per contestare l’adeguatezza della motivazione del giudice di merito. Un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando le censure si limitano a riproporre le stesse questioni già decise, senza individuare vizi di violazione di legge o difetti motivazionali qualificati (mancanza, contraddittorietà, manifesta illogicità) come tassativamente previsti dalla legge.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato, generico, o quando ripropone doglianze già formulate e respinte nei gradi precedenti senza un reale confronto con le motivazioni del provvedimento impugnato. Inoltre, è inammissibile se richiede alla Corte una rivalutazione dei fatti, che è riservata ai giudici di merito.

È sempre necessario l’interrogatorio preventivo di garanzia prima di applicare la custodia in carcere?
No. La sentenza chiarisce che in presenza di contestazioni per delitti aggravati (in questo caso ex art. 416 bis 1 c.p.), l’interrogatorio preventivo non è necessario se sussiste l’esigenza cautelare del pericolo di commissione di altri gravi reati, come previsto dall’art. 274, lett. c) del codice di procedura penale.

La Corte di Cassazione può riesaminare la credibilità di un testimone o della persona offesa?
No, la valutazione della credibilità delle dichiarazioni è un’attività tipica del giudice di merito. La Corte di Cassazione può solo verificare che la motivazione del giudice su questo punto esista, non sia contraddittoria e non sia manifestamente illogica, ma non può sostituire la propria valutazione a quella effettuata nei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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